ENTI E MINISTERI

20 anni di Antitrust: le sanzioni che non puniscono

Giuliano Amato, Giuseppe Tesauro, Antonio Catricalà e Giovanni Pitruzzella: insieme rappresentano 20 anni di storia dell’Antitrust in Italia. 20 anni di interventi di sanzioni che ammontano a circa 2,7 miliardi di euro, con picchi in anni come il 2000 o il 2006 in concomitanza di azioni consistenti come per il caso Novartis. Tuttavia ben il 40% di queste sanzioni sono state annullate o ridotte dal Giudice Amministrativo, inficiando di fatto, buona parte del ruolo regolamentare attribuito all’Istituzione per la tutela della libera concorrenza nel mercato.
Il bilancio è stato delineato nel corso di un incontro, promosso dallo studio legale Clifford Chance in collaborazione con l’Università di Tor Vergata, che si è tenuto ieri pomeriggio. Durante il dibattito sono state discusse anche le nuove linee guida adottate dall’Autorità che hanno tra gli obiettivi anche quello di rafforzare il valore deterrente delle sanzioni calcolate almeno sul 15% delle vendite nel mercato analizzato per i cartelli di fissazione dei prezzi.
“L’introduzione delle linee guida”, ha dichiarato Luciano Di Via, partner della practice Antitrust di Clifford Chance in Italia, “accrescendo la trasparenza e la prevedibilità nell’irrogazione delle sanzioni, può essere certamente uno strumento di maggiore certezza per le imprese, ma al tempo stesso dovrebbe ridurre il divario tra Autorità e giudice amministrativo nel giudizio sulla congruità delle multe Antitrust”.
“Bisogna ricordare”, ha aggiunto Tesauro nel suo intervento, “che le sanzioni servono anche da garanzia e tutela per i consumatori che sono finalmente riconosciuti come attori protagonisti del mercato che non è pensabile concepire come costituito solo dalle imprese”.
Ad essere invece scettico sull’adozione delle nuove linee guida è Antonio Catricalà che ha evidenziato che sarebbe meglio seguire le indicazioni della Commissione Ue la quale ha stabilito che, per le associazioni di impresa, la sanzione non va calcolata sulla somma dei contributi degli associati ma sulla somma del fatturato degli associati. E ricorda il caso Abi per gli accordi che limitavano la portabilità del mutuo: “In quella circostanza, avrei dovuto comminare una sanzione ridicola perché calcolata sui ricavi dell’associazione. Per fortuna l’Autorità si arrivò all’accettazione della rimozione degli ostacoli alla concorrenza”. Per questo, continua Catricalà “credo sarebbe meglio seguire l’indicazione della Ue che, viceversa, per il calcolo delle multe, considera i fatturati delle aziende interessate”.
(Elena Leoparco - www.helpconsumatori.it)

 


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