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ENTI E
MINISTERI
Al via il trilogo sulla riforma della politica comune della pesca: i nodi
da sciogliere
Hanno avuto inizio le riunioni di trilogo tra Commissione, Consiglio e
Parlamento sulla proposta di riforma della politica comune della pesca
(PCP), che continueranno fino all' 8 e 9 aprile prossimo. Sul tavolo diverse
le questioni controverse, su cui si registrano con preoccupazione posizioni
molto discordanti. Le principali riguardano le modalità di
applicazione del divieto di rigetto in mare e la gestione degli stock
ittici in base al rendimento massimo sostenibile (MSY). Due misure pilastro
della futura PCP, inapplicabili, però, alla realtà
della pesca mediterranea, ribadisce Lega Pesca, che preannunciano impatti
socioeconomici gravissimi e ancora sottovalutati.
La relatrice del Parlamento europeo sulla riforma della PCP, Ulrike
Rodust (S & D, Germania), ha già avvertito che il Parlamento
è pronto a respingere l'accordo del Consiglio, in particolare
la posizione di compromesso adottata in merito alle esenzioni de minimis
che i ministri della pesca hanno proposto per agevolare l'adeguamento
all'obbligo di sbarco di tutte le catture (soglia di tolleranza, sotto
rigide condizioni, del 9% per i primi due anni, 8% per il secondo
biennio, fino ad un 7% a regime). Dopo più di 20 ore di negoziati,
il Consiglio europeo ha inoltre optato per una introduzione graduale del
divieto di rigetto differenziata a seconda delle diverse specie e delle
zone di pesca, prevedendo il divieto di rigetto per le specie oggetto
di totali ammissibili di catture (TAC) e per quelle soggette a taglie
minime di sbarco. Il Parlamento europeo è a favore di un divieto
esteso a tutti gli stock ittici e fissa, invece, come termine ultimo
per la messa al bando dei rigetti il 2017, escludendo ogni possibilità
di esenzione de minimis.
Altro scoglio su cui si misurerà il trilogo è quello dell'obiettivo
del rendimento massimo sostenibile (MSY). Il Consiglio europeo fissa
l'obiettivo di uno sfruttamento delle risorse entro i limiti fissati dai
parametri del rendimento massimo sostenibile entro il 2015 ed al più
tardi entro il 2020, mentre il Parlamento esige che entro il 2020 si giunga
alla ricostituzione degli stock al di là dei livelli attesi dal
MSY, puntando a garantire un livello di conservazione superiore a quello
del rendimento massimo sostenibile.
Rispetto alla proposta della Commissione, la posizione del Parlamento
sentenzia la fine delle concessioni di pesca trasferibili obbligatorie,
bocciate anche dal Consiglio, e accoglie le richieste di regionalizzazione
e di valorizzazione del ruolo degli Stakeholder, ma introduce un ulteriore
elemento di novità e divergenza: quello della costituzione di aree
di ripopolamento per la ricostituzione degli stock in cui vietare la pesca.
(www.legapesca.coop)
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