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Pesca: passa riforma Ue, stop a sprechi, si'
a limiti
Greenpeace, passo importante. WWF, mancano azioni decise
L'Europa dice no agli sprechi delle risorse del mare dicendo 'basta' ai
rigetti di pescato. Cosi, salvo una tolleranza del 5%, tutte quelle catture
dovranno essere sbarcate in porto. Non solo. L'Europa introduce un vincolo
che fissa la 'quantita pescabile' per ogni specie in modo che le risorse
possano rinnovarsi. E questo a partire dal 2015 ed entro il 2019, a seconda
delle tipologie di pesca. Sono questi alcuni punti centrali dell'accordo
politico sulla riforma delle politica comune della pesca (Pcp) raggiunto
all'alba di oggi a Bruxelles dai negoziatori delle tre istituzioni europee
- Parlamento, Consiglio e Commissione Ue - illustrata da Guido Milana,
vicepresidente della commissione pesca del Parlamento europeo.
"Si tratta di un passaggio importante" - spiega Milana - in
quanto "si è concluso senza grandi traumi un percorso iniziato
due anni fa, ma che comporta luci e ombre" per cui è ancora
necessario seguirne il completamento. Ombre, spiega, in quanto "i
Paesi del Nord non hanno voluto osare affinché il mare si trasformi
da miniera a campo: ossia il mare come un luogo in cui promuovere nuove
attività. Ci limitiamo invece, "a definire regole su come
pescare, a introdurre linee di principio su come costruire aree ecologiche,
senza fissare azioni concrete e individuali. Ora però inizia una
fase non meno importante - precisa Milana - con la definizione del nuovo
Fondo europeo della pesca, le cui risorse potranno forse correggere alcuni
limiti della riforma stessa".
Positivo invece per il vicepresidente della commissione pesca del Parlamento
europeo la decisione presa sui "piani di gestione a lungo termine
congiuntamente ad un processo di regionalizzazione: così aree importante
nei singoli Stati potranno dare il via ai piani di autogestione delle
attività di pesca vincolati al solo rispetto degli obiettivi chiave
della politica comune, mentre il resto verrà deciso localmente".
Sull'accordo politico dovrà ora pronunciarsi la plenaria del Parlamento
europeo e il Consiglio dei ministri della pesca Ue. L’accordo raggiunto
non considera il pilastro principale previsto per questa riforma ovvero
il recupero degli stock ittici entro il 2020 al più tardi, Il testo
attuale non garantisce nemmeno il recupero di alcuni stock entro i prossimi
10 anni. Inoltre consente la commercializzazione del novellame, quando
l'impatto della commercializzazione legale di pesce sotto taglia è
potenzialmente molto dannoso nel Mediterraneo, dove il novellame finirà
nei ristoranti o nella farina di pesce per l'acquacoltura. Questo sarà
anche un disincentivo al miglioramento della pesca selettiva che eviti
la cattura di pesci troppo piccoli. Uno degli elementi principali di questa
riforma è la richiesta lo sviluppo e l’implementazione di
piani di gestione per ogni paese europeo. Tuttavia senza un calendario
preciso per la sua attuazione e senza la creazione di comitati di cogestione
per lo sviluppo dei piani da parte di tutti i soggetti interessati manca
la forza necessaria per avere un vero impatto per la ricostituzione degli
stock ittici.
WWF: MANCANO AZIONI DECISE PER SALVARE STOCK
Per il WWF Italia ''e' inefficace l’accordo politico trovato stanotte
per la riforma della politica europea della pesca, raggiunto dal Parlamento,
il Consiglio dei ministri e la Commissione europea. Questa riforma non
riesce a mettere fine alla pesca eccessiva e non garantisce il recupero
degli stock ittici, tradendo così quella riforma ambiziosa e radicale
voluta dalla Commissione Ue e chiesta a gran voce da pescatori, cittadini
e associazioni''.
''Nonostante gli sforzi fatti per raggiungere un accordo da parte dell'europarlamentare
Ulrike Rodust e il suo team negoziale del Parlamento - continua la nota
del WWF -, la Presidenza irlandese (che rappresenta un Consiglio diviso,
guidato dagli Stati membri che hanno ascoltato le grandi industrie della
pesca) ha preferito difendere lo status quo. La nuova riforma europea
della pesca non può continuare il modello di negoziati e di autocelebrazione
da parte di politici utilizzato negli ultimi quarant’anni, mentre
gli stock ittici continuano a diminuire".
L'accordo raggiunto - sottolinea il WWF - non considera il pilastro principale
previsto per questa riforma ovvero il recupero degli stock ittici entro
il 2020 al più tardi, Il testo attuale non garantisce nemmeno il
recupero di alcuni stock entro i prossimi 10 anni. Inoltre consente la
commercializzazione del novellame, quando l'impatto della commercializzazione
legale di pesce sotto taglia è potenzialmente molto dannoso nel
Mediterraneo, dove il novellame finirà nei ristoranti o nella farina
di pesce per l'acquacoltura. Questo - conclude la nota - sarà anche
un disincentivo al miglioramento della pesca selettiva che eviti la cattura
di pesci troppo piccoli.
GREENPEACE: PASSO IMPORTANTE PER FAVORIRE PESCA SOSTENIBILE
Dopo quasi due anni di negoziazioni, l'Unione europea è riuscita
a fare un passo decisivo in avanti verso un accordo finale sulla riforma
della Politica Comune della Pesca. E' quanto sottolinea Greenpeace "per
decenni la pesca in Europa ha registrato un progressivo declino, con lo
sfruttamento eccessivo degli stock ittici e la penalizzazione dei pescatori
artigianali, favorendo gli interessi della pesca industriale e distruttiva.
L'accordo raggiunto oggi è una buona notizia, vi è un impegno
a ricostituire gli stock ittici anche se, purtroppo, non è stata
fissata una scadenza precisa per il loro recupero. Per la prima volta,
inoltre, l'Unione europea ha riconosciuto il valore di coloro che pescano
in modo sostenibile, sottolineando l'esigenza di seguire criteri ambientali
e sociali per l'accesso alle risorse di pesca" - Giorgia Monti, responsabile
della campagna Mare di Greenpeace Italia, commenta così l'accordo
sulla riforma della Politica Comune della Pesca raggiunto all'alba di
oggi a Bruxelles. (www.ansa.it)
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