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ENTI E
MINISTERI
RIFORMA EUROPEA DELLA PESCA, L'ESITO DEL CONSIGLIO
DEI MINISTRI
Dopo una maratona negoziale di 36 ore, il Consiglio dei ministri della
Pesca ha raggiunto, con il solo voto contrario della Svezia, l'accordo
per un nuovo testo di compromesso sul regolamento di base della riforma
della Politica Comune della Pesca. Benchè l'obiettivo dichiarato
della Presidenza irlandese fosse quello di agevolare il compromesso finale
con il Parlamento Europeo, la relatrice Rodust, esprimendo delusione per
la mancanza di coraggio nelle decisioni dei Ministri, ha dichiarato di
non poter garantire un'intesa sui contenuti del nuovo mandato. L'esito
del Consiglio è stato definito un passo avanti dal Commissario
Damanaki, mentre le Associazioni ambientalisti lo ritengono ancora insufficiente
per contrastare il sovrasfruttamento degli stock. Per ulteriori sviluppi
si attendono le sessioni di trilogo in programma il 28 e 29 maggio.
Le novità introdotte dal Consiglio riguardano, innanzitutto, le
due questioni cruciali rappresentate da parametri e tempistiche per il
raggiungimento dell'obiettivo del rendimento massimo sostenibile (MSY)
e dalle modalità attuative e relativo calendario dell'entrata in
vigore del bando dei rigetti.
In merito al MSY, il Consiglio ha condiviso di fissare l'obiettivo dei
livelli di conservazione stabiliti dall'MSY secondo il parametro della
mortalità di pesca entro il 2015 "dove possibile" ed
al più tardi entro il 2020 per tutti gli stock, inserendo, come
richiesto dal Parlamento, anche un riferimento al parametro di livelli
ottimali di biomassa. Un esplicito riferimento all'obiettivo di MSY è
stato inserito per la fissazione di TAC e Quote di pesca ( leggi Tonno
Rosso) ed è stato inoltre previsto l'obbligo per la Commissione
di riferire annualmente a Consiglio e Parlamento sui progressi per il
raggiungimento degli obiettivi fissati. E' da segnalare positivamente
che il Consiglio, tenuto conto delle difficoltà di raggiungere
questi obiettivi gestionali nel caso di risorse condivise con Paesi terzi
(vedi Mediterraneo), ha introdotto vincoli stringenti affinché
l'Unione europea acceleri iniziative volte a garantire gestione comune.
Quanto al divieto dei rigetti e conseguente obbligo di sbarco, confermati
per le specie soggette a quote e tagli minime per il Mediterraneo, sono
state ritoccate al ribasso le percentuali di tolleranza inizialmente ipotizzate.
Le cosiddette esenzioni de minimis, secondo la nuova formulazione, saranno
applicabili all'interno di piani di gestione pluriennali basati su dati
scientifici, e saranno limitate ad un massimo del 5% del totale annuo
delle catture per tutte le specie soggette all'obbligo (quale misura di
accompagnamento sarà concesso un 2% addizionale per i primi due
anni ed 1% nel secondo biennio). L'obbligo di sbarco potrà essere
esteso ad altre specie se gli Stati interessati lo concorderanno. In assenza
di piani pluriennali nazionali, è prevista la possibilità
che la Commissione emani, su basi temporanee, cioè per non più
di tre anni, atti delegati volti a stabilire uno specifico piano sui rigetti
basato su un accordo regionale tra gli Stati membri o, qualora l'accordo
non sia raggiunto in tempo, volti a stabilire, sotto specifiche condizioni
di pesca, la soglia massima di tolleranza al 5% . Quanto al calendario,
è stata condivisa la scadenza a partire dal 2015 per le specie
pelagiche, tenuto conto che per rendere applicabile l'obbligo di sbarco
occorrono modifiche legislative sulle misure tecniche.
Accanto a MSY e Rigetti, il Consiglio ha modificato le previsioni relative
alla gestione della capacità di pesca in vita di una maggiore semplificazione
e chiara definizione degli obblighi degli Stati membri. E' da segnalare
che è stato rivisto il meccanismo di condizionalità degli
aiuti, quello che lega il rispetto degli obiettivi di capacità
alla concessione dell'assistenza finanziaria del FEAMP agli Stati membri.
In merito ai consigli consultivi e alla rappresentatività degli
stakeholder, il Consiglio ha suggerito l'istituzione di un nuovo Consiglio
consultivo sui mercati. La rappresentatività dei pescatori è
stata però leggermente ridotta al 60% ( dal 66%), in considerazione
del crescente ruolo di altri stakeholder nella gestione sostenibile della
pesca a livello regionale.
In merito ai controlli, il Consiglio, in risposta ad una richiesta del
Parlamento europeo, ha previsto l'istituzione di un comitato di esperti
per valutare e facilitare l'implementazione dei nuovi obblighi nel quadro
del sistema di controllo.
Il Consiglio ha, infine, accolto la richiesta del Parlamento europeo di
lavorare per l'istituzione di are protette in zone biologicamente particolarmente
sensibili. Le misure di protezione dovranno essere basate su atti europei,
una volta che gli Stati membri avranno identificato le aree e predisposto
l'attuazione delle misure di protezione in coordinamento regionale. (www.legapesca.coop)
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