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EVENTI
Le linee programmatiche del Ministro De Girolamo presentate alle
Commissioni riunite Agricoltura di Camera e Senato
Signori Presidenti, Onorevoli Colleghi e Senatori,
l'audizione di oggi ha l'obiettivo di illustrare le linee programmatiche
e le principali azioni che intendo promuovere e realizzare nel corso
del mio mandato ministeriale.
Il sistema agroalimentare è una parte fondamentale dell'economia
del nostro Paese, in cui interagiscono una molteplicità di elementi.
L'agricoltura e la pesca rappresentano l'anello primario collegato, a
monte e a valle, ad altri settori economici - produttori di mezzi tecnici
e servizi, contoterzisti, produttori di mangimi, attività di trasformazione
dell'industria alimentare, distribuzione, ristorazione - che valgono,
nel loro complesso, la ragguardevole cifra di quasi 267 miliardi di euro,
vale a dire quasi il 17% del PIL nazionale.
E' noto che nel 2012 l'attività economica è progressivamente
calata e il PIL, in termini reali, ha mostrato una sensibile contrazione
(-2,4%). Le previsioni indicano il perpetuarsi di un andamento negativo
per tutto il 2013 (-1,3%), mentre primi segni di ripresa sono attesi a
partire dal 2014 (+0,7%) .
Il calo del PIL è legato alla diminuzione del consumo privato (-4%)
e alla contrazione dei consumi collettivi che hanno risentito del consolidamento
fiscale; inoltre, il generale stato di incertezza ha frenato gli investimenti
privati. L'unica componente della domanda che mostra un segno positivo
è stata quella delle esportazioni, stimolate dalla domanda extra-UE.
Il confronto tra le dinamiche dei prezzi dei prodotti agricoli e dei consumi
intermedi evidenzia una variazione tendenziale negativa della ragione
di scambio.
I dati riguardanti la demografia delle imprese per il settore "agricoltura,
silvicoltura e pesca" confermano il momento di grande sfiducia degli
imprenditori con una riduzione di oltre 13 mila unità nel primo
trimestre 2013.
Sul versante occupazionale, il settore agricolo nel primo trimestre del
2013 ha già registrato una diminuzione del numero di occupati di
circa 32 mila unità, su un totale di 781.000.
Di contro, si evidenzia una significativa crescita delle esportazioni
agroalimentari (+5,4%). Restano, invece, sostanzialmente stabili le importazioni
e ciò comporta un rilevante miglioramento del deficit della bilancia
agroalimentare.
Nel complesso, lo scenario è di recessione; una situazione di crisi
in cui si accentuano fenomeni di speculazione finanziaria e stazionarietà
ovvero riduzione della domanda.
L'aumento del costo dell'energia, confermato dall'innalzamento dei prezzi
agricoli, produce un dislivello permanente tra i prezzi nominali e quelli
reali alla produzione, continuando ad erodere il reddito del settore.
L'assenza di politiche di aggiustamento rispetto all'andamento variabile
dei mercati e la mancanza di investimenti sul mercato delle fonti energetiche
alternative costituiscono due elementi di criticità, ai quali è
necessario porre rimedio con azioni mirate.
E' indubbio, peraltro, che la programmazione strategica e operativa per
il settore agro-alimentare e della pesca, almeno con riferimento all'anno
in corso, non può prescindere da quanto già stabilito nella
manovra finanziaria per gli anni 2013-2015, quest'ultima, come noto, condizionata
dall'esigenza di anticipare l'obiettivo del pareggio di bilancio all'anno
in corso.
Un tentativo di risoluzione può essere rappresentato dalla Politica
Agricola Comune che nel corso del 2013 vedrà entrare nella fase
conclusiva i negoziati sulla riforma per il periodo 2014-2020, ispirata
a principi di modernizzazione e semplificazione, riducendo i vincoli
normativi per gli agricoltori e consentendo loro di reagire meglio ai
segnali di mercato.
Gli esiti del negoziato, come si dirà meglio nel prosieguo, sono
legati alle prospettive finanziarie comunitarie e alla mancanza di accordo
con il Parlamento Europeo.
Il rafforzamento, lo sviluppo e la valorizzazione della competitività
del comparto agro-alimentare e della pesca divengono, in tale contesto,
priorità ineludibili ed improcrastinabili per il rilancio
concreto e la crescita dell'intero sistema economico del Paese, nella
consapevolezza dell'eccellenza che l'agricoltura italiana e i suoi prodotti
rappresentano nel mondo.
In tale prospettiva, la definizione delle linee strategiche non può
prescindere da una costante considerazione del contesto macro-economico
nazionale ed internazionale descritto, al fine di poter meglio enucleare
quelle azioni in grado di rafforzare e implementare l'intero comparto
agro-alimentare e della pesca nonché di superare le criticità
che hanno contraddistinto l'ultimo periodo.
Ritengo, quindi, che la mia azione politica debba svilupparsi lungo quattro
assi strategici:
1. Promozione dello sviluppo, della competitività e della
qualità nel settore agricolo e agroalimentare.
2. Tutela degli interessi nazionali in ambito comunitario e internazionale:
3. Nuova governance del territorio rurale e montano
4. Riqualificazione e razionalizzazione della spesa
Si tratta, in estrema sintesi, di priorità imprescindibili ai fini
del rilancio dell'agricoltura e della pesca italiane, sulle quali devono
essere impiegate in modo efficiente ed efficace le risorse economiche
a disposizione.
Sotto il PROFILO METODOLOGICO, nel realizzare il complesso degli obiettivi
programmatici, ritengo indispensabile il coinvolgimento immediato, attivo
e dinamico di tutte le Regioni e delle organizzazioni di categoria.
Inoltre, per la migliore finalizzazione delle strategie ripongo massima
fiducia nella sinergia con i due rami del Parlamento che la nostra Costituzione
designa titolari delle funzioni di indirizzo e d'iniziativa legislativa
e che risultano indispensabili all'azione di Governo.
L'importanza di un positivo relazionarsi tra Governo e Istituzioni Parlamentari
ha già trovato, in questa legislatura, un'ottima dimostrazione
in Senato sul delicato tema degli OGM, con l'assunzione del mio personale
impegno sull'ordine del giorno congiunto di tutti i gruppi rappresentati,
finalizzato all'adozione di regole coerenti con la tutela della salute
umana e dell'ambiente, nonché del modello socio-economico e del
patrimonio agroalimentare italiano, al contempo rafforzando la ricerca
scientifica e le azioni di monitoraggio e controllo.
Sono convinta che il coordinamento tra Governo e Parlamento possa e debba
essere massimizzato per il bene del Paese e, per questo, ho creato un
gruppo di lavoro con i parlamentari di maggioranza delle Commissioni Agricoltura,
di Camera e Senato, per confronti periodici che favoriranno le iniziative
legislative che il mondo agro-alimentare aspetta da tempo.
Poste tali premesse di carattere generale, passo ad esaminare i singoli
punti programmatici.
1. Promozione dello sviluppo, della competitività
e della qualità nel settore agricolo e agroalimentare
Con riferimento a tale priorità politica, ritengo di dover concentrare
l'attenzione, in primo luogo, sui profili inerenti l'ACCESSO AL CREDITO.
Le difficoltà di accesso al credito e alle incentivazioni finanziarie,
unitamente agli ostacoli burocratici e normativi, costituiscono, infatti,
un inaccettabile freno per le potenzialità di sviluppo del settore
agro-alimentare e, pertanto, ritengo di primaria importanza un rinnovamento
del sistema giuridico-operativo secondo criteri di semplificazione, immediatezza
e trasparenza.
Il sistema creditizio destinato al settore agricolo negli ultimi 5 anni
ha subito una forte contrazione: i 2,1 miliardi di credito agrario erogati
in Italia nel 2012 si attestano sul livello più basso del periodo.
Nell'arco del quinquennio 2008-2012, il credito di lungo periodo ha fatto
registrare una flessione media annua di 7 punti percentuali; quello di
medio periodo di 8 punti; quello di breve periodo è invece cresciuto
mediamente di ben 13 punti ogni anno, passando dai 154 milioni di euro
del 2008 ai 252 milioni di euro del 2012. Gli investimenti dunque, finanziati
prevalentemente attraverso credito a lungo termine non hanno trovato spazio
all'interno del nostro sistema creditizio, riducendosi di circa un terzo
nell'ultimo anno.
A fronte di questa situazione, possiamo contare su alcuni strumenti che
però non hanno prodotto i risultati attesi.
Il FONDO DI GARANZIA, ad esempio, è risultato poco appetibile,
sia per gli alti costi, sia per la difficoltà del sistema bancario
di operare nel settore agricolo, problema quest'ultimo aggravato anche
dalla carenza, da parte del sistema bancario, di conoscenze specifiche
nel settore.
Il FONDO CREDITO, invece, introdotto nel 2012, non è ancora decollato
a causa della necessità di ottenere una nuova approvazione da parte
della Commissione europea sul relativo regime di aiuto.
Sia sul fondo garanzia sia sul fondo credito occorre quindi intervenire
con decisione, per rendere più appetibili gli interventi, vista
la propensione del settore agricolo ad investire per migliorare la competitività
del sistema.
Attesa la centralità della problematica, già nelle prime
settimane del mio incarico di Ministro, ho voluto lanciare un segnale
ben preciso, dando attuazione alla delibera CIPE n. 82/2012 e rispondendo
in modo tangibile ai problemi di liquidità del comparto con l'accelerazione
delle procedure di spesa dei fondi comunitari a rischio disimpegno e con
l'attivazione dei pagamenti dei Programmi di sviluppo rurale precedentemente
sospesi per esaurimento della quota di cofinanziamento regionale.
In tempi brevi, potendo attivare oltre 250 milioni di euro, intendo realizzare
anche l'apertura dello 'SPORTELLO' PER I FINANZIAMENTI DEGLI INVESTIMENTI
in favore del miglioramento della filiera agro-alimentare e, di concerto
con il collega Ministro dello sviluppo economico, promuoverò
le opportune revisioni delle norme vigenti per superare alcune difficoltà
e resistenze relative alla questione della certezza dei tempi e dei contratti
di filiera.
Le difficoltà di accesso al credito costituiscono, peraltro, uno
dei principali freni all'investimento e ALL'INSERIMENTO DEI GIOVANI NEL
MONDO AGRICOLO.
Su questo tema le stesse organizzazioni professionali agricole si sono
attivate firmando protocolli con il sistema bancario, affinché
le valutazioni sull'affidabilità del soggetto non siano effettuate
sulla scorta delle garanzie patrimoniali che il soggetto offre ma sulla
bontà dell'investimento.
Intendo, pertanto, sviluppare un insieme concreto e coordinato di iniziative
che consentano l'inserimento di giovani agricoltori nel sistema imprenditoriale,
rimuovendone gli ostacoli, rappresentati, oltre che dalle difficoltà
di ottenere finanziamenti, anche dalla rigidità del mercato fondiario.
E' noto che l'entità delle compravendite dei fondi in un
anno difficilmente raggiunge il 2% della superficie totale. Le motivazioni
sottese a questo fenomeno rinvengono da una forte segmentazione del mercato
e dei prezzi, influenzati a loro volta dalle dotazioni infrastrutturali
e dalla produttività della terra, nonché dall'atteggiamento
sovente "attendista" qualora il fondo agricolo possa avere una
variazione nella destinazione d'uso.
Le concrete possibilità di quello che potremo definire "ACCESSO
ALLA TERRA" risultano pertanto minime ed insufficienti.
Per tale motivo, intendo dare concreta attuazione alle disposizioni contenute
nell'articolo 66 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n.1, convertito
con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, in tema di dismissioni
dei TERRENI DEMANIALI. A tal fine, ho attivato una verifica sugli
immobili che possono essere messi a disposizione dei giovani e sto lavorando
insieme alla Cassa depositi e prestiti per individuare misure di immediata
applicazione.
Inoltre, consapevole dell'importanza del SUBENTRO FAMILIARE quale
risposta di estremo rilievo in favore del ricambio generazionale in agricoltura,
ritengo che non debbano essere vanificati gli importanti risultati ottenuti
sinora in ragione dell'applicazione della misura 112 dei Piani di Sviluppo
Rurale (PSR) nel periodo di programmazione 2007-2013, nonchè delle
specifiche iniziative sostenute dall'ISMEA. Va anche evidenziato come
molti giovani non conoscano a fondo tali strumenti e, in ogni caso, sono
scoraggiati da presumibili difficoltà di ordine burocratico.
In tale prospettiva, nelle maglie del Secondo pilastro nonché
nella definizione dell'Accordo di Partenariato che conterrà la
programmazione di tutti i fondi comunitari fino al 2020, intendo lavorare
a tutto campo per far sì che gli effetti prodotti dalla irrinunciabile
misura riguardante l'insediamento dei giovani, finanziata nell'ambito
dei PSR, non vadano dispersi, ma siano accompagnati da interventi aggiuntivi
che consolidino la permanenza del giovane nella sua attività e
ne difendano il reddito.
Il problema dell'abbandono delle attività tradizionali fondamentali
per il nostro Paese e la mancanza di ricambio generazionale sono questioni
prioritarie e indifferibili se si vuole sventare una regressione che,
nel comparto agricolo e della pesca, è ancora più difficile
da sanare rispetto ad altri settori produttivi.
In questa direzione, attraverso il supporto della nuova programmazione
dei fondi comunitari e coinvolgendo i colleghi Ministri competenti sui
vari fronti, ritengo funzionale lo sviluppo dei SERVIZI DI ACCOMPAGNAMENTO
ALLE IMPRESE AGRO-ALIMENTARI. Mi riferisco al miglioramento dei servizi
di trasporto, dei servizi sanitari e di conciliazione tempo libero-lavoro
per le zone rurali ed anche ai servizi di consulenza aziendale e alla
ricerca applicata per favorire l'innovazione tecnologica e produttiva.
Ho anche chiesto al Presidente Letta che in occasione del prossimo Vertice
europeo di fine giugno, dedicato al problema della disoccupazione giovanile,
possa essere trattato anche il tema della scarsa mobilità fondiaria
come fattore limitante dell'insediamento dei giovani in agricoltura.
La proposta è finalizzata a far modificare le attuali regole comunitarie
sugli AIUTI DI STATO, che di fatto hanno congelato il vecchio, collaudato
e utilissimo meccanismo di intervento della ex Cassa per la formazione
della proprietà contadina, attuato da Ismea fino al 31 dicembre
2009.
I giovani devono trovare nel settore agro-alimentare una "concreta
prospettiva di futuro".
Inoltre,è mia intenzione implementare le misure volte alla
PROMOZIONE e alla TUTELA DEI PRODOTTI DI QUALITÀ, che, come noto,
sono espressione dell'eccellenza italiana nel mondo.
La tutela delle produzioni agroalimentari italiane costituisce un punto
irrinunciabile della politica agricola nazionale.
L'Italia è di gran lunga il Paese con il più alto numero
al mondo di denominazioni giuridiche protette. Con 249 prodotti inseriti
nel registro delle indicazioni geografiche, il nostro Paese supera, infatti,
il 22% delle denominazioni d'origine europee (D.O.) e con 521 prodotti
DOP e IGT è al vertice mondiale.
Per le produzioni a denominazione e indicazione geografica protette, l'entrata
in vigore del regolamento CE 1151/12 offre maggiori strumenti di tutela
ed il Ministero ha già proposto alle Regioni il decreto attuativo
per rendere ancor più incisiva l'attuazione del regolamento.
Il nuovo regolamento inoltre reca la definizione di "Prodotti di
Montagna", demandando alla Commissione europea un regolamento attuativo.
Le bozze sinora fatte circolare dagli Uffici della Commissione sono insoddisfacenti
per l'Italia: la definizione di Prodotto di Montagna è eccessivamente
restrittiva, specie per un Paese come il nostro che ha un terzo della
superficie montana, ma con condizioni molto differenziate. Un confronto
serrato con la Commissione è in corso per far prevedere nel regolamento
la possibilità di deroghe nazionali a taluni parametri, a cominciare
dall'obbligo, per i prodotti di montagna, di una totale produzione di
tutte le componenti nei territori montani.
Di rilievo, nell'applicazione del nuovo regolamento 1151, è anche
la tutela dei prodotti "ex officio", L'art. 13 del regolamento
fissa il principio in base al quale gli Stati membri devono adottare le
misure necessarie per la tutela delle indicazioni geografiche designando
le autorità a tal fine responsabili. Da ciò discende che
tutti gli Stati membri saranno tenuti a contrastare altresì le
contraffazioni dei prodotti tutelati con indicazione geografica di un
altro Paese. Al riguardo si ricorderà il noto caso "parmesan",
commercializzato anche in altri Paesi europei sebbene palesemente e illegittimamente
evocativo della dop parmigiano-reggiano.
Per quanto riguarda lo scenario delle trattative internazionali, rimane
aperto il confronto per l'istituzione di Registro multilaterale per la
protezione delle Indicazioni Geografiche all'O.M.C.; e' inoltre in corso
di revisione l'Accordo di Lisbona del 1958 per la protezione internazionale
delle Indicazioni Geografiche, di cui l'Italia è Membro fondatore.
Un fronte su cui massima è l'attenzione del Ministero è
quello della possibile nuova introduzione di nomi generici a dominio internet.
Come noto, L'ICANN - Internet Corporation for Assigned Names ad Numbers,
organizzazione privata di diritto californiano che si occupa della gestione
a livello mondiale del sistema dei nomi a dominio internet, ha attivato
le procedure per riconoscere, a pagamento, a soggetti privati, nuovi
domini corrispondenti tra gli altri anche a nomi comuni, tra cui ".wine",
".vin", ".food", ".cars" , ecc.
Nel mese di luglio si terrà a Durban l'incontro tra ICANN e GAC
- Governamental Advisory Committee (di cui fa parte l'Italia). Il Ministero
si attiverà con decisione per una immediata presa di posizione
contraria alle concessioni ICANN dei nomi generici.
E' da rimarcare, infine, come molte delle materie oggetto di discussione
a livello UE e internazionale aventi riflessi sui prodotti agroalimentari
di qualità siano gestite a livello nazionale dal Ministero dello
sviluppo economico. Una nuova fase di collaborazione con tale dicastero
è quindi indispensabile per evitare il riproporsi di divergenze
all'interno della compagine governativa come quelle che hanno caratterizzato
la precedente legislatura.
Parallelamente è indispensabile concentrare gli sforzi per contrastare
il fenomeno dell'italian sounding e ottimizzare gli sforzi per la promozione
all'estero dei nostri prodotti, attraverso la piena sinergia
con la rete delle Ambasciate italiane e dell'Agenzia ICE.
E' evidente che le misure per lo sviluppo delle imprese nazionali potranno
avere effetti reali e a lungo termine, se garantite e difese con una pressante
lotta contro le pratiche di concorrenza sleale e la contraffazione, che
danneggiano i produttori e i consumatori soprattutto dei prodotti nazionali
più rinomati, di qualità e a denominazione giuridicamente
protetta.
E', dunque, mia volontà rafforzare questi primati e fare in modo
che qualità, affidabilità delle etichette e tracciabilità
dei passaggi di filiera verso i mercati finali, non siano parole al vento,
bensì strumenti di trasparenza e controllo per una concreta tutela,
sia sul fronte nazionale che internazionale, dei produttori italiani onesti
e di tutti i consumatori che amano le eccellenze agro-alimentari made
in Italy.
Il consolidamento delle politiche volte al coordinamento tra gli organi
dei vari Paesi, impegnati contro la 'pirateria' agro-alimentare, sarà
un obiettivo costante e rivolgerò la mia attenzione a garantire
il buon esito dei negoziati internazionali che, in questo momento di stallo
delle trattative multilaterali della WTO (Organizzazione Mondiale del
Commercio) a Ginevra, sono concentrati su iniziative bilaterali nelle
quali chiederò anche il necessario rafforzamento delle sinergie
contro la concorrenza sleale e le contraffazioni.
Al momento, i più importanti negoziati avviati dall'Unione Europea
riguardano gli accordi di libero scambio con il Giappone, il Canada e
gli Stati Uniti d'America che rappresentano mercati strategici per i nostri
prodotti e, in tali contesti, mi impegnerò affinché non
siano sacrificate le esigenze del settore agricolo a vantaggio di altri
interessi e chiederò il reciproco riconoscimento delle nostre Indicazioni
Geografiche.
Molto dipenderà, come ho già detto, dall'efficacia delle
trattative presso le sedi comunitarie ed internazionali, perché
attualmente nessuna realtà economica nazionale può essere
immaginata disgiunta dalle altre, né tantomeno può essere
pensata fuori dal contesto delle regole sovra-nazionali.
Nell'ottica di rafforzare la tracciabilità e la riconoscibilità
delle produzioni, intendo incentivare i SISTEMI DI QUALITÀ
NAZIONALE (SQN), previsti dal Reg. (CE) n. 1974/2006, che l'Italia
sta mettendo a punto.
Gli SQN sono particolarmente importanti perché, oltre a consentire
una valorizzazione dei prodotti a livello di mercato, permettono
agli agricoltori di poter accedere ad aiuti specifici nell'ambito dei
fondi comunitari.
Sarà mia premura procedere, a breve termine, anche alla definizione
e approvazione di tali Sistemi nonchè recepire, in tempi
rapidi, il 'pacchetto qualità' dell'Unione Europea in un unico
documento tecnico-programmatico.
Consentitemi inoltre di sottolineare l'importanza della problematica afferente
agli AIUTI ALIMENTARI PER GLI INDIGENTI.
Ritengo un dovere morale di ogni società che può definirsi
civile quella di assicurare una adeguato livello di sicurezza alimentare
alla propria popolazione, soprattutto ai ceti più deboli.
Per tale ragione mi attiverò per sensibilizzare i miei colleghi
e per concertarmi, unitamente agli altri soggetti interessati, al fine
di attivare, nel breve tempo, il "Tavolo interistituzionale di coordinamento"
che costituisce il supporto tecnico-istituzionale in grado di formulare
adeguate proposte finalizzate per gli aiuti per gli indigenti. Sono allo
studio delle soluzioni normative per poter favorire il recupero delle
eccedenze, la donazione del cibo da parte delle aziende a favore degli
enti caritativi e l'utilizzo ad esempio dell'8/6 per mille a sostegno
di misure per l'aiuto alimentare alle persone in difficoltà.
2. Tutela interessi nazionali in ambito internazionale e
sostegno competitività agricoltura e aree rurali
Con riferimento alla seconda linea strategica individuata, colgo, innanzitutto,
l'occasione per riferire che, nel corso dell'ultimo Consiglio informale
del 27 e 28 maggio scorso a Dublino, la Presidenza irlandese ha ribadito,
con il sostegno del Consiglio e della Commissione, la volontà di
pervenire ad un accordo politico sull'intero pacchetto di riforma della
Politica Agricola Comune per la fine di giugno. I rappresentanti del Parlamento
europeo hanno, comunque, evidenziato che la chiusura dei lavori sarà
possibile nel momento in cui sarà raggiunto l'accordo sul Quadro
finanziario pluriannuale dell'Unione, dal quale dipendono le risorse della
PAC, e sull'allineamento al Trattato di Lisbona che prevede deleghe alla
Commissione ritenute eccessive dal Parlamento.
Tuttavia, anche se l'accordo si chiuderà a fine giugno, siamo ormai
certi che la parte principale della riforma della Pac, quella dei pagamenti
diretti e del greening, per intenderci, entrerà a regime solo a
partire dal 2015.
Nel 2014, quindi, si proseguirà con l'applicazione dei regolamenti
vigenti, ma con le risorse finanziarie che saranno determinate alla luce
dell'Accordo tra il Consiglio e il Parlamento in materia di bilancio
finanziario pluriennale dell'Unione per il periodo 2014-2020.
E' evidente, dunque , che per essere pronti ad attuare al meglio le novità
della riforma al tessuto nazionale, dovranno essere assunte delle importanti
decisioni politiche ed operative già dai prossimi mesi e, a tal
fine, confido nella più proficua collaborazione con i colleghi
Ministri, sulle questioni a competenza congiunta o complementare, con
le Regioni, gli agricoltori, attraverso i loro organismi di rappresentanza
e con gli operatori agro-alimentari; ciò nella convinzione che
il metodo concertativo e la condivisione delle strategie possano dare
risposte più organiche ed efficaci, a fronte delle giuste rivendicazioni
del comparto.
Ci tengo, quindi, a ribadire che è mia volontà sfruttare
al meglio le potenzialità che ci vengono offerte dalla riforma
della PAC, intervenendo in maniera organica e sinergica a carico dei vari
comparti del sistema agro-alimentare italiano, riservando un'attenzione
particolare ai giovani imprenditori, che devono assumere un ruolo centrale
e strategico nelle politiche del Governo e del Ministero che ho l'onore
e l'onere di dirigere, a beneficio del comparto e della società.
Attribuisco un'importanza particolare alla riforma della PAC perché
penso che su questo versante si possa fare molto di più di quanto
fatto in passato, in termini di condivisione di strategie, di efficacia
delle politiche e di garanzie per un settore che ha bisogno di certezze
e di prospettive di sviluppo a lungo termine.
Il "turn over" a cui è stato sottoposto il Mipaaf (alla
guida del Ministero delle politiche agricole si sono avvicendati cinque
Ministri negli ultimi cinque anni) non ha certamente giovato al comparto,
in termini di rappresentatività nelle sedi europee, di capacità
di relazionarsi a livello nazionale con il Parlamento, le Regioni
e le varie forme di rappresentanza degli agricoltori e dell'intero comparto
agroalimentare.
L'agricoltura è un settore che merita maggiore attenzione di quella
che la politica le ha riservato negli ultimi anni e io mi voglio fare
portavoce di questo desiderio di riscatto. A dire il vero, l'attenzione
dimostrata dal Governo nella prima fase di revisione dell'IMU mi fa ben
sperare.
Tornando alla PAC, voglio essere molto chiara: fatte salve le decisioni
che dovranno essere assunte a livello comunitario sul Quadro finanziario
pluriennale, nel periodo 2014 - 2020, attraverso la PAC, al nostro Paese
saranno destinati circa 52 miliardi di euro, corrispondenti a 7,4 miliardi
di euro all'anno.
3,8 MLD provenienti dai pagamenti diretti
0,6 MLD dalle Organizzazioni comuni di mercato di vino e ortofrutta
3,0 MLD dallo sviluppo rurale (compreso il cofinanziamento nazionale)
Si tratta di una dotazione molto importante, da utilizzare con estrema
intelligenza, cercando di realizzare ogni possibile sinergia tra i vari
strumenti, tenendo presente che i fondi relativi ai pagamenti diretti,
una volta programmati, saranno erogati con regolarità e con meccanismi
semi-automatici, quelli del settore ortofrutticolo saranno veicolati attraverso
le Organizzazioni di Produttori (OP), mentre quelli dell'Organizzazione
comune di mercato del vino e quelli dello sviluppo rurale confluiranno
in Programmi, la cui responsabilità è affidata unicamente
alle Regioni.
Ebbene, in passato, probabilmente proprio a causa della discontinuità
a cui facevo riferimento prima, non è stato certamente possibile
pensare ad una strategia unitaria come sarebbe stato logico e necessario;
i vari soggetti titolari della spesa troppo spesso sono stati lasciati
liberi di andare per proprio conto.
Questo non può più accadere!
Nei giorni scorsi ho avuto un primo incontro informale con l'Assessore
regionale all'agricoltura della Puglia, coordinatore della Commissione
politiche agricole della Conferenza Stato-Regioni, con il quale ho convenuto
di instaurare un rapporto continuo e sostanziale, nella consapevolezza
dell'importanza dei rapporti tra Stato e Regioni e del ruolo strategico
del Comitato tecnico agricolo della Conferenza stessa.
I prossimi saranno mesi di intenso lavoro, sia con le Regioni che con
le Organizzazioni professionali; una volta approvata la riforma a Bruxelles,
dovremo infatti decidere come il modello di convergenza dei pagamenti
diretti, su quali settori e con quante risorse intervenire con aiuti accoppiati,
le misure in favore dei giovani, le modalità attuative del greening
e così via, anche se le decisioni più urgenti riguardano
la politica di sviluppo rurale, la cui programmazione non subirà
alcuno slittamento e partirà il 1 gennaio 2014.
I programmi di sviluppo rurale non subiranno slittamenti perché
sono ancorati agli altri fondi strutturali (Fesr-Fondo europeo di sviluppo
regionale, Fse-Fondo sociale europeo, Feasr-Fondo europeo per lo sviluppo
rurale, Feamp-Fondo europeo per la pesca e gli affari marittimi). Il Mipaaf
sta lavorando alla definizione dell'Accordo di partenariato, che sarà
finanziato da tutti i fondi; capofila del negoziato è il Ministero
della coesione territoriale.
Le questioni più rilevanti sulla POLITICA DI SVILUPPO RURALE riguardano
le risorse, le priorità di intervento, le modalità attuative
e il disimpegno automatico.
Per quanto concerne le risorse finanziarie, lo sviluppo rurale dovrebbe
poter contare su una dotazione pari a circa 10,45 miliardi di euro, messi
a disposizione dall'Unione europea attraverso il FEASR (Fondo europeo
agricolo per lo sviluppo rurale), praticamente 1,5 miliardi di euro in
più rispetto all'attuale programmazione.
A questa dotazione si affiancherà il cofinanziamento nazionale,
oggi mediamente pari a quello comunitario.
Di queste risorse, una quota dovrà essere destinata alla GESTIONE
DELLE CRISI in agricoltura, in modo da mettere a sistema le positive esperienze
sin qui realizzate attraverso le assicurazioni agevolate e far decollare
i nuovi strumenti previsti dalla riforma della Pac, come i Fondi di mutualità,
introdotti per proteggere il reddito degli agricoltori sia dai rischi
climatici ed ambientali, che dalle varie perturbazioni di mercato. Al
finanziamento del programma dovrà concorrere anche l'Organizzazione
comune di mercato del vino, con una quota variabile tra 30 e 40 milioni
di euro annui, oltre allo Stato, con il relativo cofinanziamento nazionale.
In questo modo si dovrebbe predisporre un programma con una dotazione
complessiva nei 7 anni pari a circa 2 miliardi di euro.
Per quanto concerne le priorità di intervento sullo SVILUPPO RURALE,
ritengo che la nostra attenzione debba essere rivolta in modo particolare
alle imprese agricole e agroalimentari e al loro sviluppo, alla ricerca
e all'innovazione come strumenti di sostegno della competitività,
all'accorciamento delle filiere produttive, alla qualità delle
produzioni agroalimentari, alla tutela delle risorse naturali, in particolare
dell'acqua, alla biodiversità e al miglioramento genetico, alla
montagna e alle aree interne, su cui stiamo lavorando insieme al Ministro
della coesione territoriale, al tema dei servizi di consulenza e al loro
miglioramento, con particolare riguardo al settore fitosanitario e del
benessere animale. Lavorando in sinergia con gli altri Ministeri coinvolti
nella programmazione dei Fondi strutturali, sarà importante assicurare
infrastrutture e servizi adeguati nelle aree rurali, per mantenere un
tessuto rurale vitale ed in grado di attrarre investimenti.
Quanto alle modalità attuative, ritengo che un'attenzione particolare
debba essere riservata all'automazione delle procedure di emissione dei
bandi, di controllo dei requisiti previsti e di pagamento del contributo
ai vari beneficiari.
Diversamente, il «sistema Italia» avrà poche possibilità
di mantenere il livello di spesa necessario per EVITARE IL DISIMPEGNO
DEI FONDI.
Sul disimpegno, so che molti di voi sono particolarmente sensibili, ebbene
vi dico che anche io sono molto preoccupata; tra l'altro, nella passata
legislatura era stata tentata anche la via legislativa per cercare di
superare il problema, proponendo un sistema di disimpegno non per programma,
ma a livello nazionale.
Purtroppo, questo tipo di soluzione non è risultata percorribile
e non lo sarà nemmeno nella nuova programmazione, anche se un sistema
analogo, a quello del disimpegno nazionale, potrebbe essere introdotto
gestendo opportunamente la riserva di performance, che potrebbe essere
assegnata solo ai Programmi che realizzino un determinato livello di spesa.
Non si tratterebbe quindi di togliere a chi non spende, ma di assegnare
risorse aggiuntive solo a chi spende nel rispetto delle varie scadenze
comunitarie. Bisogna però attendere la conclusione del negoziato
sul regolamento generale dei fondi, prima di decidere.
3. Nuova governance del territorio rurale e montano
Nel quadro della tutela del territorio rurale e montano, intendo
promuovere le attività con valenza territoriale strategica e la
diffusione di pratiche produttive multifunzionali ovvero atte a contribuire
allo sviluppo economico del sistema Paese, ma anche alla protezione dell'ambiente,
del territorio, del mare, del patrimonio paesaggistico, forestale, idrico
ed energetico.
Su questo versante, ritengo essenziale il ruolo svolto dal CORPO FORESTALE
DELLO STATO e dalle altre strutture che operano nell'ambito del Ministero
per le attività di prevenzione, vigilanza e repressione, assicurando
l'incisività delle azioni di contrasto alle illegalità.
In tal senso, seguirò e verificherò la validità delle
proposte di efficientamento, parlamentari e non, miranti alla riorganizzazione
del sistema alle mie dipendenze, avendo un'alta considerazione dell'attuale
assetto e delle funzioni svolte per il Paese.
Ritengo che l'incardinamento del Corpo forestale nell'ambito del Ministero
delle politiche agricole alimentari e forestali risulti coerente con l'attuale
assetto ordinamentale. Il Corpo Forestale dello Stato, infatti, svolge
un ruolo di primaria rilevanza, assolvendo alla mission istituzionale
di tutela dell'ambiente, del territorio, delle produzioni agroalimentari,
di contrasto alla criminalità organizzata nel settore agricolo
e ambientale. Tale attività risulta rafforzata dal recente inserimento
del personale del Corpo forestale nelle sezioni di polizia giudiziaria
presso le Procure della Repubblica e nella Direzione Investigativa Antimafia.
Nel quadro della tutela del territorio, ho inteso riprendere l'iniziativa
del Ministro Catania in favore della DIFESA DEL SUOLO AGRICOLO e del recupero
di aree e fabbricati rurali, impedendo il cambio di destinazione d'uso
per i terreni che hanno ricevuto finanziamenti nazionali o comunitari,
nonché fissando criteri per invertire la tendenza alla cementificazione
e promuovere una gestione sostenibile degli interventi infrastrutturali
e del territorio.
Il suolo, quale bene comune e risorsa non rinnovabile, va tutelato anche
in funzione della prevenzione e mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico.
Pertanto, assume rilevanza strategica non solo l'obiettivo di contenimento
del consumo di suolo, ma anche quello del "riuso" e della "rigenerazione
edilizia" del suolo edificato, al fine di impedire che questo
bene prezioso venga eccessivamente «eroso» e «consumato»
dall'urbanizzazione.
4. Riqualificare e razionalizzare la spesa
Sul fronte più strettamente riferito all'organizzazione interna
dei miei uffici e degli enti strumentali e vigilati dal mio Ministero,
ho intenzione di proseguire negli interventi di razionalizzazione delle
spese e delle funzioni di competenza poiché ritengo che la strada
del miglior rendimento della struttura pubblica sia un atto dovuto ai
cittadini e al mondo produttivo, soprattutto a fronte del rigore finanziario
disposto dal Governo precedente con la spending review.
I principali interventi sugli enti collegati o controllati riguardano,
com'è noto, la soppressione dell'Agenzia per lo sviluppo del settore
ippico (ASSI) e dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e
la nutrizione (INRAN) nonché il riordino dell'Agenzia per le erogazioni
in agricoltura (AGEA). La riorganizzazione e la ripartizione delle funzioni,
delle dotazioni finanziarie e del personale dipendente, tra le altre strutture
esistenti, quali il Ministero stesso, il Consiglio per la ricerca e la
sperimentazione in agricoltura (CRA) e l'Ente Risi deve essere completata
con la soluzione definitiva delle problematiche emerse negli incontri
con i responsabili degli enti interessati e con le parti sociali.
Per quanto riguarda specificatamente le funzioni della soppressa AGENZIA
PER LO SVILUPPO DEL SETTORE IPPICO (ASSI), queste sono state già
ripartite tra il mio Ministero e l'Agenzia delle dogane e dei monopoli
con trasferimento delle risorse umane, finanziarie e strumentali, compresi
i relativi rapporti giuridici attivi e passivi, che delineano la necessità
di fronteggiare una situazione debitoria che il Governo si è impegnato
a risolvere accogliendo un apposito ordine del giorno recentemente presentato
in Aula Camera durante l'iter di conversione del decreto-legge sui debiti
della pubblica amministrazione.
Allo scopo di risolvere la posizione debitoria e, andando oltre il piano
di rientro triennale già previsto dalle norme vigenti, ho già
chiesto al collega Ministro dell'economia e delle finanze la controfirma
necessaria per il provvedimento di integrazione dei fondi che intendo
erogare, quanto prima, con modalità di pagamento semplificate e
fino a coprire oltre l'82 % del debito entro il 2013. E', comunque, evidente
la necessità di ridisegnare in modo organico il sistema del comparto
ippico e confido che, tenuto conto dell'esperienza della precedente legislatura
e dei segnali che provengono dalla rappresentanza settoriale, si possa
definire in Parlamento un intervento largamente condiviso in un disegno
di legge di riforma.
(www.politicheagricole.it)
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