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ENTI E
MINISTERI
Pac, niente di nuovo sotto il sole di Vilnius
Sulla riforma della Politica agricola si
continua a predere tempo. Al centro dell'incontro tra il commissario Ciolos,
il presidente De Castro e il ministro lituano Jukna, il ruolo dell’impresa
agricola familiare. Prossima tappa a Bruxelles il 23 settembre
Sulla Pac si procede a rilento, dopo l’accordo politico raggiunto
dagli Stati membri lo scorso 26 giugno. Dall’ultimo Consiglio informale
dei ministri agricoli europei, pochi giorni fa a Vilnius (Lituania), non
è emerso nulla di concreto su quelli che sono le priorità,
a partire dalle risorse.
Sono i ritmi estremamente ponderati, calibrati col metronomo dei triloghi
e della co-decisione di Consiglio, Parlamento e Commissione.
Qualche timido passo avanti è stato compiuto, soprattutto nel riconoscimento
ufficiale del ruolo di centralità dell’impresa agricola familiare,
che sarà messa al centro di apposite consacrazioni nel 2014 e verso
la quale la riforma della Pac dedica attenzione.
D’altronde, l’impresa agricola familiare rappresenta la maggioranza
delle imprese che operano in agricoltura. Il termine di paragone, se ci
è consentito circoscriverlo all’Italia, lo prendiamo dall’ultimo
Censimento dell’Agricoltura (2010), dal quale si evince che la struttura
agricola e zootecnica italiana si basa su unità aziendali di tipo
individuale o familiare (96,1%), nelle quali la conduzione diretta dell'azienda
da parte del conduttore e dei suoi familiari rappresenta la forma prevalente
(95,4 per cento).
Non sbagliamo, poi, se estendiamo il modello italiano – con le debite
differenze – al resto dell’Unione europea.
Non per questo, tuttavia, deve passare il concetto, ribadito anche nel
Vertice di Vilnius (ricordiamo che il semestre europeo è sotto
la presidenza lituana) che il modello di impresa agricola familiare sia
statico nella sua immobilità. Tutt’altro, e l’attenzione
della Politica agricola comunitaria e i solleciti a chiudere in fretta
il negoziato (anche sulle questioni pratiche) avanzati dal presidente
del Ceja, l’italiano Matteo Bartolini, lo stanno a certificare.
Al termine dei lavori, però, la sensazione è che in questi
mesi e persino nel Consiglio informale di Vilnius, si sia fatta melina
per non sbilanciarsi sulle questioni centrali della riforma Pac.
Nessun segnale sul budget, ancora incertezza sulla definizione di agricoltore
attivo, seppure su alcune tipologie di beneficiari della Pac sia stata
abbassata la scure (aeroporti e campi da golf, tanto per fare due esempi
immediati).
Sono i tempi lunghi dovuti dalla co-decisione, da un lato, e dal fatto
che rispetto all’ultima riforma della Pac, discussa nel 2003, gli
Stati membri siano lievitati da 15 agli attuali 28. È sicuramente
un bene, ma non consente più di procedere con i tempi rapidi del
passato.
Se ne riparlerà a Bruxelles il prossimo 23 settembre (il 24 sotto
la lente il latte post 2015). E la speranza è di chiudere entro
il mese di settembre, per dare corso alle procedure burocratico-legali
e partire, almeno con il Seocndo pilastro, nel 2014. Pagamenti diretti
e greening, legati appunto al Primo pilastro, dovrebbero entrare in vigore
nel 2015.
Family farming
Al commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos, al presidente
della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro,
e al ministro dell’Agricoltura lituano, Vigilijus Jukna, non resta
che concelebrare la liturgia di beatificazione dell’impresa agricola
familiare.
“Un elemento chiave nel panorama agricolo europeo, perché
rappresenta la stragrande maggioranza delle aziende agricole e interessa
una vasta superficie coltivata”, affermano tutti e tre, sottolineandone
“la strategicità per una crescita intelligente, sostenibile
e globale della società”. Un modello, insomma, che si rivela
vincente, come puntualizza Ciolos, “non solo sul fronte della produzione
del cibo, ma anche negli aspetti di gestione aziendale, per la salvaguardia
delle risorse naturali e per uno sviluppo equilibrato del territorio”.
L’ottimismo regna in casa del commissario, che sulla nuova Pac dice
che “si tratta di un’opportunità per le imprese agricole
familiari, dal momento l’impianto, nel suo complesso, darà
risposte a quelle che sono le sfide comuni: l’accesso alla terra,
la necessità di rispondere ad un mercato in costante cambiamento,
l’innovazione e la capacità di investire a lungo termine”.
La nuova Pac può contare su “un nuovo sistema di pagamenti
diretti, che consente azioni mirate nei confronti degli allevatori, degli
indirizzi produttivi praticati e delle specifiche necessità –
afferma Ciolos -. Prova ne è che i giovani che si insediano in
agricoltura riceveranno per i primi cinque anni il 25% in più dei
pagamenti diretti, oltre alla precedenza nell’accesso alla riserva
dei titoli nazionali”.
Contemporaneamente, “il Secondo pilastro darà la possibilità
di sostenere i servizi di consulenza agricola e le misure per la diversificazione
aziendale, ristrutturazione, ammodernamento, trasferimento conoscenze:
aspetti fondamentali per le imprese agricole familiari”, prosegue
il commissario Ciolos.
L’impresa a “trazione” familiare è posta al centro
anche di quelli che sono le necessità legate ai nuovi mercati,
la filiera corta e la vendita diretta, il miglioramento della qualità
delle produzioni, politiche innovative di ricerca e sviluppo.
Chiaramente, “su questa linea saranno fondamentali gli interventi
degli Stati membri, in un contesto nazionale”.
Ora la palla passa a Bruxelles, dove il 23 settembre prossimo si discuterà
di questioni pratiche più stringenti.
Da parte del presidente De Castro c’è la massima collaborazione
a procedere speditamente. “Non faremo ostruzionismo – dichiara
– ma ribadisco anche la linea sul budget: quello del Parlamento
non sarà un voto alla cieca”.
(Matteo Bernardelli - http://agronotizie.imagelinenetwork.com)
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