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ENTI E
MINISTERI
PRESENTATA L'ASSOCIAZIONE "ZAFFERANO ITALIANO"
Il vice Sindaco di Firenze Dario Nardella, l’Assessore allo Sviluppo
economico del Comune di Lastra a Signa Marco Capaccioli e Giovanni Piscolla,
Presidente dell’Associazione “Zafferano italiano”, hanno
presentato ieri in Palazzo Vecchio marchio, disciplinare e intenti della
neo costituita Associazione. Erano presenti anche l’Assessore allo
Sviluppo economico del Comune di Città della Pieve Andrea Galletti
e rappresentanti di produttori di Città della Pieve e di Cascia.
Soci fondatori di “Zafferano italiano” sono l’Associazione
Produttori Zafferano delle Colline Fiorentine, il Consorzio Il Croco di
Città della Pieve, l’Associazione Zafferano di Cascia, la
Cooperativa Crocus Maremma, affiancati anche da alcune Amministrazioni
comunali - “Città dello Zafferano italiano” –
quali Lastra a Signa, Città della Pieve, Cascia, Fucecchio, San
Gavino Monreale.
Presentando l’Associazione, la cui sede è a Lastra a Signa,
il vice Sindaco di Firenze Dario Nardella ha dichiarato: <questa è
una sfida importante per la tutela della nostra tradizione agroalimentare
e per affermare l’italianità di un prodotto da riscoprire.
Il Comune di Firenze offrirà sostegno e collaborazione a un progetto
in cui crediamo, e che si inserisce in una politica che valorizza le produzioni
di qualità del nostro territorio>.
Secondo i dati forniti da Giovanni Piscolla, “Zafferano italiano”
raccoglie oggi circa 200 aziende agricole - in gran parte in Sardegna,
Abruzzo, Toscana, Umbria e Marche - riunite in Associazioni o Consorzi,
a conduzione familiare, spesso femminile e la coltivazione appare “attività
integrativa”, in genere su terreni che vanno dai 200 ai 5.000 mq.
Complessivamente, la produzione annua delle 320 aziende italiane che coltivano
zafferano si aggira sui 450 kg, nei circa 55 ha coltivati. L’Associazione
si adopererà per la promozione del prodotto nazionale: le aziende
associate infatti, ammesse al Marchio collettivo “Zafferano italiano”,
sono tenute ad attenersi al Disciplinare di produzione, tutelando così
un prodotto da commerciare esclusivamente in pistilli e cercando in tal
modo di arginare il monopolio iraniano (90% delle 178 tonnellate annue
di produzione mondiale), indiano, greco, marocchino e spagnolo.
L’Assessore Marco Capaccioli, sottolineando come fine precipuo dell’iniziativa
sia quello della <valorizzazione di un territorio a prevalente vocazione
agricola>, ha reso noto come una indagine condotta dal Dr. Gianni Della
Rocca, del CNR, stia verificando la presenza di passate coltivazioni di
zafferano, tra ‘500 e inizi del ‘600, sulle colline che circondano
Lastra a Signa e, in particolare, villa Caruso Bellosguardo. L’ipotesi,
ha detto Capaccioli <è altamente verosimile>: tipologia dei
terreni e ambiente della collina di Bellosguardo sono infatti adatti alla
sua coltivazione, tanto che nei boschi limitrofi alla villa crescono spontaneamente
specie di Crocus sativus.
Lo zafferano, conosciuto anticamente come “Zima di Firenze”
e utilizzato come merce di scambio, oltre che in cucina, nella farmacopea
e nella pittura, era coltivato già in epoca medioevale e rinascimentale
sul territorio dell’attuale provincia di Firenze e nelle aree di
San Gimignano, Castelfranco, Certaldo e, in generale della Valdelsa. (http://met.provincia.fi.it)
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