|
ENTI
E MINISTERI
Svolta storica dell’Italia
del vino
Il Consorzio del Chianti Classico è a norma di legge
custode e gestore della docg e del marchio del Chianti Classico, che diventano
un patrimonio collettivo. Una vera e propria rivoluzione...
Ha la dimensione di una vera e propria
svolta storica per l’Italia del vino quella compiuta dal Consorzio
Vino Chianti Classico, che, primo Consorzio del vino italiano ad applicare
operativamente le nuove funzioni di tutela, vigilanza e promozione “erga
omnes”, dettate dal decreto legislativo 61 del 2010, diventa, a
norma di legge, custode e gestore della denominazione e del marchio Chianti
Classico, che, a loro volta, diventano così un patrimonio collettivo,
al quale tutti (aziende vitivinicole consorziate o meno) dovranno dare
il loro contributo. Un traguardo che sarà illustrato alla “Chianti
Classico Collection”, l’anteprima delle annate 2011, 2010
e della Riserva 2009 del Chianti Classico (il 20 febbraio, riservata agli
operatori, ed il 21 e 22 febbraio per la stampa; www.chianticlassicocollection.it),
di scena alla Stazione Leopolda a Firenze.
Il Consorzio del Gallo Nero (che rappresenta ad oggi il 90% della produzione
dell’intera denominazione e spende ogni anno circa 2 milioni di
euro in comunicazione e 200.000 euro per la per la tutela del marchio)
raggiunge questo importante traguardo dopo un percorso che lo ha visto
fin dal gennaio 2011, cioè immediatamente dopo l’approvazione
del Decreto applicativo del 16 dicembre 2010 - “Disposizioni generali
in materia di costituzione e riconoscimento dei consorzi di tutela delle
denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini”
- attivarsi a partire dalla procedura interna di modifica del proprio
Statuto che, approvata dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari
e Forestali, ha condotto all’ultimo atto normativo rappresentato
dall’autorizzazione ministeriale del 30 settembre, che ha attribuito
le funzioni “erga omnes” al Consorzio del Chianti Classico
dal 1 ottobre. Il Consorzio del Gallo Nero è diventato così,
a norma di legge, custode e gestore della denominazione Chianti Classico
e per questo chiamerà a contribuire alle spese di tutela vigilanza
e promozione della denominazione tutte le aziende (“erga omnes”)
che la utilizzano, siano esse socie o no. Evidentemente, la ripartizione
dei costi avverrà in modo trasparente e democratico distribuendo
l’onere con pagamenti proporzionali alla produzione di uve, di vino
e di bottiglie, secondo quanto previsto nel decreto legislativo.
“Si tratta, al di là del fatto che siamo il primo Consorzio
di Tutela del vino a cominciare questa nuova esperienza - spiega Giuseppe
Liberatore, direttore del Consorzio del Chianti Classico - di un passo
fondamentale per l’azione di tutela consortile che finalmente trova
una realizzazione all’insegna dell’equità e della correttezza.
È una rivoluzione storica, democratica ed etica. La denominazione
e il suo marchio diventano, di fatto, un patrimonio collettivo, ed il
Consorzio lo mette a disposizione di tutti”.
È evidente, quindi, che i costi delle attività di tutela,
vigilanza e promozione debbano coinvolgere tutti i produttori. Il valore
di un marchio collettivo o, come nel caso di una denominazione, di un
marchio “d’area”, è direttamente proporzionale
alla capacità dei produttori, alla fiducia che il consumatore vi
ripone, ma anche e soprattutto alla serietà complessiva che viene
spesa nel garantire continuità e sicurezza a quel marchio. Ed in
questo senso che il marchio collettivo o “d’area” è
da ritenersi, di fatto, come un marchio registrato di proprietà
di chi lo ha creato, difeso e promosso.
I “gestori naturali” dei marchi collettivi o “d’area”
dell’agroalimentare italiano sono i Consorzi di Tutela delle denominazioni
e il loro ruolo fondamentale deve essere riconosciuto anche da chi ne
ha usufruito e continua a usufruirne dei benefici senza aver contribuito
ed è quindi giusto che il costo della sua tutela e in alcuni casi
della sua promozione sia sostenuto anche dai non soci.
Dal punto di vista normativo, questa novità recepisce le direttive
comunitarie che, di fatto, uniformano il settore del vino a quello delle
Dop ed Igp dell’agroalimentare, sia nei riguardi delle funzioni
dei Consorzi che degli obblighi dei produttori, e deriva dalla possibilità
di costituire ed essere riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole
un Consorzio di Tutela. Si tratta di una novità introdotta con
l’ultima Ocm vino e che trova applicazione nazionale, proprio, con
il Decreto legislativo 61 del 2010 e successivamente con il Decreto applicativo
del 16 dicembre 2010, che regola la rappresentatività e le funzioni
“erga omnes” che un Consorzio di Tutela, fatte salve alcune
condizioni, può svolgere. Qualora infatti i Consorzi siano rappresentativi
di almeno il 40% dei viticoltori e di almeno il 66% della produzione di
competenza dei vigneti iscritti nello schedario viticolo della relativa
Dop o Igp, calcolato sulla base del quantitativo certificato negli ultimi
due anni, possono svolgere funzioni “erga omnes”, dunque su
tutti i soggetti inseriti nel sistema della denominazione. È ancora
confermata l’adesione volontaria da parte dei produttori ai Consorzi
di Tutela, se il Consorzio ha una rappresentatività pari al 35%
dei viticoltori che rivendicano la denominazione e almeno il 51% della
produzione certificata, e quest’ultimo può agire esclusivamente
nei confronti dei propri associati, oltre ad avere compiti generali propositivi
e di tutela della denominazione, nonché di collaborazione con le
amministrazioni. Se, invece, il Consorzio ha una rappresentatività
pari al 40% dei viticoltori che rivendicano la denominazione e almeno
il 66% della produzione certificata - come nel caso del Consorzio del
Chianti Classico - allora può gestire l’attività di
valorizzazione e di propaganda richiedendo il contributo a tutti gli utilizzatori
della denominazione (“erga omnes”).
Tra le attività che il Consorzio di Tutela può effettuare
sempre in regime di “erga omnes”, c’è anche quella
di vigilanza. Queste attività di vigilanza vanno assolutamente
distinte dalle attività di controllo che sono competenza di organismi
terzi(enti di certificazione). Sono attività svolte nel rispetto
della normativa nazionale e comunitaria e sono svolte sotto il coordinamento
dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione
frodi (Icqrf) dei prodotti agroalimentari, vengono esplicate prevalentemente
nella fase del commercio e consistono nella verifica che le produzioni
certificate rispondano ai requisiti previsti dai disciplinari, e che prodotti
similari non ingenerino confusione nei consumatori e non rechino danni
alle produzioni Dop e Igp. Nell’organizzazione delle suddette attività
di vigilanza i Consorzi di Tutela possono avvalersi della figura dell’“agente
vigilatore” (decreto 21 dicembre 2010 - Procedura per il riconoscimento
degli agenti vigilatori dei Consorzi di tutela di cui alla legge 21 dicembre
1999, n. 526 ed al decreto legislativo 8 aprile 2010, n. 61). (www.winenews.it)
Torna all'indice di ASA-Press.com
|
|
|