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ENTI E
MINISTERI
Il divieto dei rigetti al centro del consiglio pesca della UE
Il divieto dei rigetti è stato al centro dei lavori del Consiglio
Pesca della UE dove è entrata nel vivo la discussione sulla
proposta di riforma della PCP (ad aprile previsto il dibattito su
regionalizzazione e diritti trasferibili). Generalmente condiviso l'obiettivo
di ridurre gli scarti, ma al quanto divergenti le posizioni sulle modalità
di applicazione del divieto. Sbarcare a terra tutte le catture o solo
le specie commerciali? come applicare il divieto nel caso di catture multispecifiche?
non è meglio applicarlo per marinerie, come sostengono la maggior
parte degli stati, piuttosto che per specie? procedere per scadenze fissate
o per piani? Non è meglio, per evitare catture indesiderate, concentrarsi
sul miglioramento della selettività degli attrezzi? come affrontare
il rischio che, specie nel Mediterraneo, si sviluppi un mercato parallelo
per il novellame, che oggi è proibito sbarcare? In ogni caso, i
tempi proposti dalla Commissione sono stati giudicati troppo ambiziosi,
così come è emerso che è necessario un migliore approccio
scientifico per la definizione delle taglie minime.
La maggior parte degli stati membri hanno inoltre sottolineato che l'organizzazione
comune di mercato (OCM) e il fondo europeo per la pesca (FEAMP)
dovrebbero sostenere in modo consistente la politica sugli scarti, attraverso
incentivi per le misure selettive e rafforzando il ruolo delle Organizzazioni
di produttori, che dovrebbero essere più attive nella gestione
congiunta delle quote, nelle misure di selettività e nella commercializzazione
del pesce che altrimenti sarebbe scartato.
Di fronte ai rilievi degli Stati membri, la Commissione si è detta
disponibile ad una approccio per marinerie, piuttosto che per specie,
ma nel quadro di uno scadenzario da definire nel Regolamento, concordando
anche sulla necessità di coinvolgere le Organizzazioni dei produttori.
Per quel che riguarda il Mediterraneo, ha convenuto sulle preoccupazioni
relative al novellame ed ha suggerito di guardare ad altre opzioni quali
lo sviluppo di aree protette.
La discussione ha riguardato anche la riforma dell'OCM pesca e acquacoltura:
la maggior parte degli Stati membri hanno asserito che il ruolo e le responsabilità
delle OOPP deve essere rafforzato, così come la loro organizzazione
e l'accesso ai fondi europei. Elemento centrale deve essere una migliore
informazione ai consumatori, anche se molti stati membri hanno insistito
sul fatto che ciò non dovrebbe interferire con le previsioni orizzontali
su etichettatura e controllo della pesca. Alcuni Stati membri hanno sostenuto
l'idea di un'etichettatura volontaria per la pesca sostenibile. Sulle
misure di mercato, divergono le posizioni sullo stoccaggio, per alcuni
lo strumento migliore da applicare in caso di crisi, per altri elemento
distorsivo del mercato. Condivisa la richiesta di creare una situazione
di equità rispetto ai paesi terzi.
Sl FEAMP, futuro fondo europeo della pesca, molte delegazioni hanno citato
l'acquacoltura come priorità chiave e sedici stati membri hanno
presentato una dichiarazione congiunta per chiedere maggiore sostegno
alle imprese di questo settore. Dal dibattito è emerso che il fondo
dovrebbe essere utilizzato per incentivare innovazione e selettività,
protezione ambientale, raccolta di dati, ricerca e consulenza scientifica
e controllo delle operazioni di pesca. (http://www.legapesca.coop)
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