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ENTI E
MINISTERI
Riforma pesca Ue, negoziato in salita
Catania, resto anche la notte ma voglio risposte domande Italia
Rischia di diventare un accordo al minimo denominatore, il compromesso
sui principi fondamentali su cui costruire la riforma della politica comune
della pesca in Europa, che sta tentando di mettere a punto il Consiglio
dei ministri della pesca europei su proposta della presidenza danese dell'Ue.
''L'accordo non mi sembra a portata di mano - ha detto all'Ansa il ministro
per le politiche della pesca Mario Catania - bisognerà lavorare
sul canovaccio ancora a lungo. Io comunque ho detto che resto qua anche
tutta la notte ma sulle richieste dell'Italia voglio una risposta''. La
presidenza danese infatti, rispetto alla proposta di riforma presentata
dalla commissaria alla pesca Maria Damanaki, ha messo a punto un compromesso
per creare la trama su cui elaborare nel prossimo semestre la riforma
del settore. Un compromesso che in alcuni parti modifica, e non sempre
positivamente per l'Italia, la proposta della Commissione, e che una volta
accettato, impegnerà i ministri su elementi fondamentali sia in
relazione alla riforma della politica comune della pesca, sia sull'organizzazione
dei mercati dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura.
Queste le richieste dell'Italia rispetto al compromesso sul tavolo.
- RIGETTI IN MARE - Sul divieto di rigettare in mare il pescato che non
può essere venduto, l'Italia chiede che si circoscritto e capire
a cosa si applica nel Mediterraneo. ''Si è già fatto un
grosso passo avanti rispetto alla posizione iniziale - ha detto Catania
- ma vogliamo un sistema chiaro, giuridicamente netto, con l'indicazione
precisa delle specie per le quali c'è l'obbligo di sbarco del prodotto
e quello per le quali non c'è. Poi vogliamo un'entrata in vigore
graduale, ed anche flessibilità, ci devono quindi essere dei margini
di adattamento per sistemare le diverse situazioni''
. -DIRITTI TRASFERIBILI - L'Italia era pronta a discutere la proposta
della Commissione ma prendiamo atto - ha detto Catania -ma nel progetto
della presidenza i diritti trasferibili da obbligatori diventano volontari''.
Pero, non vogliamo che adesso, per contrastare l'eccesso di capacità
di pesca vengano introdotte delle idee strampalate. Lavoriamo che una
soluzione che non crei sconquasso per la flotta e le imprese italiane''.
- PIANI GESTIONE - Il regolamento sul Mediterraneo prevede piani di gestione
di competenza degli Stati membri. Noi li abbiamo fatti - ha spiegato il
ministro - funzionano, sono uno strumento utile. Ora nel compromesso della
presidenza, questa parte è saltata e si menziona solo i piani pluriennali
di competenza dell'Unione. Noi vogliamo invece che, su livelli diversi,
i due strumenti coesistano perché ci teniamo ad avere una nostra
capacità di decisione sulle nostre acque, regolando in questo modo
tutta una serie di elementi tecnici''.
- ETICHETTATURA - Per quanto riguarda l'organizzazione dei mercati, ''vogliamo
- ha indicato Catania - una base giuridica per un sistema di etichettatura
più trasparente e che evidenzi l'origine e la tracciabilità.
C'era una norma che andava in questa direzione nella proposta della Commissione
ma si è fatto un passo indietro con il compromesso e questo non
va assolutamente bene''. (www.ansa.it)
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