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ENTI E
MINISTERI
Ogm. Ue,Nulla di fatto su possibilità divieti nazionali colture
Ma Clini cambia posizione Italia, ora a favore del compromesso
Nulla di fatto al Consiglio dei ministri dell'Ambiente dell'Ue, a Bruxelles,
per la proposta di direttiva che mira a consentire agli Stati membri,
se lo considerano necessario, di vietare la coltivazione sul proprio territorio,
o in alcune sue parti, di piante geneticamente modificate già autorizzate
a livello europeo. L'Italia, rappresentata dal ministro dell'Ambiente,
Corrado Clini, ha espresso il suo appoggio al testo della presidenza,
cambiando posizione rispetto alla contrarietà espressa dal governo
precedente nei confronti del testo della Commissione europea.
La proposta della Commissione, avanzata nel giugno 2010, aveva trovato
l'opposizione (spesso per motivazioni opposte) di una quindicina di Stati
membri, compresa l'Italia. Un tentativo di compromesso posto sul tavolo
dalla presidenza di turno danese del Consiglio è riuscita a raccogliere
il consenso di un pugno di paesi in più, ma resta una decina di
Stati membri contrari, fra cui Gran Bretagna, Francia e Germania. Contraria
anche la Spagna, l'unico paese Ue in cui vi sono coltivazioni significative
di un Ogm (il mais Monsanto 810), che però ha indicato il suo appoggio
a una continuazione dello sforzo di mediazione della presidenza e la sua
disponibilità a esprimersi favorevolmente a un'eventuale votazione
in giugno.
Una delle novità del tentativo di compromesso della presidenza
danese consiste nella possibilità che ogni singolo Stato membro
negozi con l'impresa biotech che richiede l'autorizzazione europea di
coltivare un Ogm, in modo da sapere in anticipo se si prevede o no che
riguardi il proprio territorio. La Commissione appoggia questo tentativo,
perché ritiene che alcuni paesi contrari agli Ogm, sapendo in anticipo
che non saranno comunque coltivati nei propri campi, potrebbero facilitare
le autorizzazioni votando a favore.
Ad altri Stati membri, tuttavia, e in particolare alla Germania, non piace
questa 'rinazionalizzazione' del processo di autorizzazione europeo. Per
altri, come il Belgio, il negoziato Stato per Stato con l'industria biotech
andrebbe contro il principio di trasparenza e aumenterebbe la sfiducia
del pubblico, una critica, questa, che condividono anche le organizzazioni
ambientaliste. TM News (www3.lastampa.it)
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