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ENTI E
MINISTERI
L'Italia non rispetta le norme UE sulla responsabilità
ambientale e sulla gestione dei rifiuti
La Commissione europea ha chiesto all'Italia di adeguarsi ad alcune importanti
norme sull'ambiente, finora non applicate in modo corretto. Una è
la direttiva sulla responsabilità ambientale, che introduce il
principio "chi inquina paga", mentre l'altra si occupa della
gestione dei rifiuti nel settore delle industrie estrattive, sulla quale
la legislazione italiana non ha ancora affrontato alcuni punti fondamentali
della normativa europea.
La prima delle due norme europee introduce il principio di responsabilità
di persone o enti coinvolti, con l'obiettivo di prevenire e di riparare
i danni ambientali,. La responsabilità oggettiva obbliga gli operatori
a riparare i danni ai corpi idrici, alle specie e agli habitat naturali
protetti, e al terreno, anche se esenti da colpa, e concerne una serie
di attività pericolose come il rilascio di sostanze inquinanti
nell'acqua, in mare o nell'aria, le attività industriali o agricole
per le quali è richiesta l'autorizzazione ai sensi della direttiva
sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento, le operazioni
di gestione dei rifiuti, la produzione, lo stoccaggio, l'uso e il rilascio
di sostanze chimiche pericolose, e il trasporto, l'impiego e il rilascio
di organismi geneticamente modificati. Sebbene molte disposizioni della
direttiva siano state recepite in Italia, la Commissione è preoccupata
per la mancanza di responsabilità oggettiva e alla possibilità
di ricorrere alla compensazione finanziaria, anziché riparare il
danno.
La direttiva sulle industrie estrattive intende invece prevenire e ridurre
gli effetti dei rifiuti sulla salute umana e sull'ambiente e stabilisce
l'obbligo di possedere un'autorizzazione operativa che prevede un piano
di gestione dei rifiuti. Sarà inoltre obbligatorio, redigere un
piano di emergenza interno ed esterno per prevenire incidenti gravi e
prevedere le possibili conseguenze per la salute umana e l'ambiente, per
quelle strutture che presentano un rischio potenziale reale. La norma
UE in questione è importante, proprio perché riguarda un
gran numero di strutture di deposito dei rifiuti delle industrie estrattive,
tra i quali i rifiuti inerti, i rifiuti pericolosi come i residui di bauxite
(fango rosso) o di estrazione dell'oro (contenenti cianuro), i residui
di carbone, i rifiuti di uranio e quelli provenienti dall'estrazione petrolifera
di terra.
Nel primo caso, la Commissione europea ha inviato una lettera di costituzione
in mora alle autorità italiane e, nel novembre 2009, un parere
motivato. Nonostante alcune modifiche, il nostro Paese non ha rimediato
alle gravi violazioni. Per quanto riguarda la norma sui rifiuti, nel marzo
2011, il nostro governo ha ricevuto una lettera di messa in mora che sottolineava
le carenze nei settori dell'informazione al pubblico, nel trattamento
dei vuoti di miniera, nella manutenzione successiva alla chiusura e nello
scambio di informazioni con altri Paesi UE in caso di incidente. L'Italia
si era impegnata ad adottare un decreto entro l'estate 2011, ma la procedura
di adozione è stata inaspettatamente bloccata dal Parlamento italiano.
In entrambi i casi, se l'Italia non dovesse rispondere in modo efficace
entro un periodo di due mesi, la Commissione potrà appellarsi alla
Corte di Giustizia europea.
Matteo Fornara e Francesca Livoti
Rappresentanza a Milano della Commissione Europea
tel. +39.02.4675141
matteo.fornara@ec.europa.eu
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