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ENTI E
MINISTERI
9 anni per ok a etichetta cibi
Coldiretti: è record lentezza
Con quasi nove anni di attesa (3.240 giorni) prima che si realizzi la
completa applicazione, il titolo di “provvedimento lumaca”
spetta al Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni
sugli alimenti ai consumatori, a conferma della pesante e impropria influenza
delle lobby sui temi dell’alimentazione e della trasparenza del
mercato. E’ quanto emerge dalla prima analisi sull’efficacia
della politica italiana e comunitaria nell’ultima legislatura -
alla vigilia della pausa estiva che aprirà la campagna elettorale
- illustrata dal presidente della Coldiretti Sergio Marini nel corso dell’Assemblea
annuale dell’organizzazione degli imprenditori agricoli con 15mila
coltivatori. Ci sono voluti 1.392 giorni (46 mesi), dal 31 gennaio 2008
al 22 novembre 2011, per concludere il procedimento di approvazione del
regolamento, che è entrato in vigore il 13 dicembre 2011: ma l’odissea
non è finita per il consumatore. Dal 13 dicembre 2014 (2.510 giorni
dalla presentazione della proposta legislativa) scatta solo l’obbligo
di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine
e dei volatili. Per le carni diverse come quella di coniglio e per il
latte e formaggi tale data - ha continuato Marini - rappresenta solo una
scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. L’entrata
in vigore dell’obbligo di fornire ai consumatori maggiori informazioni
in etichetta resta di fatto indeterminata. L’etichettatura nutrizionale,
infine, si applicherà solo dal 13 dicembre 2016, per un totale
appunto di 3.240 giorni. Una latitanza che - ha sostenuto Marini - fa
assomigliare molto l’Europa all’Italia quando si tratta di
smantellare interessi consolidati che fanno affari sulla mancanza di trasparenza
a danno dei consumatori. Si tratta infatti di un arco di tempo intollerabile
rispetto alle esigenze delle imprese agricole e dei consumatori che negli
ultimi anni hanno dovuto affrontare gravi emergenze alimentari che hanno
pesato enormemente con pesanti conseguenze in termini economici e soprattutto
di vite umane. Le emergenze alimentari dovute alle sofisticazioni sono
costate solo in Italia almeno 5 miliardi negli ultimi dieci anni, dalla
mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla melamina al grano
canadese contaminato dall’ocratossina fino alla carne di maiale
irlandese alla diossina che è stata trovata nei mangimi e negli
allevamenti in Germania. “Si tratta di emergenze che nascono da
tentativi fraudolenti di risparmiare sui costi di produzione del cibo
per farlo arrivare a prezzi stracciati sugli scaffali”, ha affermato
il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “i
rischi tendono ad aumentare proprio in tempi di crisi con un numero crescente
di consumatori che è costretto a risparmiare sul cibo”. E’
quindi paradossale – ha concluso Marini - che occorrano quasi nove
anni per rendere operative normative condivise e fortemente attese proprio
in un momento di grande difficoltà economica dell’Unione
Europea. (www.coldiretti.it)
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