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ENTI E
MINISTERI
La consulta abroga 19 articoli del Codice del turismo
Sono diciannove gli articoli del Codice
del turismo censurati dalla Corte costituzionale. In alcuni casi sono
state bocciate singole parole o commi ma perlopiù la censura riguarda
tutto l’articolo. La motivazione è sempre la stessa, lo Stato
ha fatto un’invasione di campo, ovvero ha accentrato funzioni legislative
di competenza della regioni, travalicando la delega legislativa che consentiva
solo riordinare le leggi esistenti i materia di turismo. La Consulta
ha respinto la censura sull’intero provvedimento pur ricordando
che «l’oggetto della delega era circoscritto al coordinamento
formale ed alla ricomposizione logico-sistematica di settori omogenei
di legislazione statale, con facoltà di introdurre le integrazioni
e le correzioni necessarie ad un coerente riassetto normativo delle singole
materie ma ha accolto le contestazioni sulle singole norme». Ha
invece accolto le contestazioni sulle singole norme perché «la
delega non consentiva la disciplina ex novo dei rapporti tra Stato e Regioni»
in materia di turismo.
Tra gli articoli abrogati anche l’art.8 per cui le strutture ricettive
(alberghi, affittacamere, campeggi, ecc.) non potranno più somministrare
alimenti e bevande, se non sono in possesso della requisiti necessari
per tale attività, a clienti che non alloggiano nella struttura.
Alla Consulta si erano rivolte alcune Regioni che avevano rivendicato
la competenza sulla materia. Anche Fipe-Confcommercio aveva contestato
fortemente il provvedimento voluto dall’allora ministro Brambilla,
ritenendo ingiustificabile – attesa la generale liberalizzazione
dell’accesso all’attività – che a taluni soggetti
fosse consentito di effettuare le attività di somministrazione
di alimenti e bevande con requisiti diversi da quelli previsti per i pubblici
esercizi. Ne consegue che le strutture ricettive possono effettuare somministrazione
anche a chi non alloggia solo se in possesso dell’autorizzazione
o della Scia ove previsto. (www.helpconsumatori.it)
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