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ENTI E
MINISTERI
Città del Vino: nasce la Carta della Qualità dei
territori del vino: dalla difesa del paesaggio alla diffusione della cultura
del buon bere
Da IMU e tassa di soggiorno nuove risorse per i Comuni da investire
sul territorio
Dalla difesa e tutela dei paesaggi
del vino alla diffusione della cultura secolare che c’è dietro
alla sua produzione, sono solo alcuni dei requisiti alla base della nuova
“Carta della Qualità” dei territori del vino, il vademecum
stilato dalle Città del Vino in occasione dei 25 anni dalla loro
nascita, presentato oggi a Siena, che raccoglie le 10 buone pratiche per
essere una Città del Vino “Doc”, modello per eccellenza
del “buon vivere” in Italia. Ma “per mantenere alta
la qualità dei nostri territori, che si riflette nei prodotti,
nella vita di chi vi abita, nell’occupazione e nei servizi per il
turismo - sottolinea il presidente delle Città del Vino Giampaolo
Pioli - ai Comuni servono risorse. Per questo, se creare nuove tasse come
l’Imu e la tassa di soggiorno non è difficile, ma è
creare il loro valore che lo è, i Comuni devono saper comunicare
bene l’uso che sarà fatto delle nuove tasse a chi le paga:
quello di investire nei territori, valore aggiunto e vetrina delle eccellenze
made in Italy”.
Ecco allora gli impegni che una Città del Vino è chiamata
ad assumere, non come tale, ma per orientare in direzione del vino, della
sua valorizzazione e della promozione della sua cultura, tutto il tessuto
economico e produttivo della città e del territorio:
1) Tutelare il paesaggio del vino, salvaguardando i vigneti esistenti
e regolando l’impianto di nuovi, e promuovendo uno sviluppo urbanistico
nel rispetto dell’ambiente;
2) Semplificare le procedure amministrative per le imprese del vino, con
un occhio particolare a quelle piccole e a conduzione familiare;
3) Rendere evidente la percezione del vino, informando chi visita un territorio
di tutte le attività legate alla sua economia ed alla sua cultura
(vigneti e aziende, ma anche enoteche, vendite dirette, agriturismo);
4) Rendere fruibile la cultura del vino, conservandone la memoria in musei
e raccolte pubbliche e private;
5) Promuovere le Strade del Vino, come strumenti che mettono in rete tutta
l’offerta del territorio;
6) Promuovere le Enoteche territoriali, dove trovare tutta la produzione
enologica del territorio;
7) Far trovare i vini del territorio nei ristoranti del territorio;
8) Promuovere la produzione di vino eco-sostenibile e rispettosa dell’ambiente;
9) Sollecitare l’espressione artistica attorno al vino ed alla sua
cultura (con premi, rassegne, mostre);
10) Predisporre un calendario annuale di eventi dedicati al vino, per
promuoverlo, valorizzarlo ed approfondirne la conoscenza.
I territori del vino e rurali rappresentano un patrimonio per l’Italia
- con più di 383.000 aziende, 521 vini a denominazione (fonte:
Decreto Ministeriale 30-11-2011), oltre 10 miliardi di euro di fatturato
e 4,4 miliardi di euro di export, e 1,2 milioni di occupati considerando
l’indotto - se solo si pensa non solo alle produzioni di qualità
esportate in tutto il mondo, e al loro fondamentale contributo all’intera
economia nazionale, ma anche ai milioni di persone che ogni anno vengono
a visitarli da tutto il mondo. Chiamati a custodirli e a mantenerne alta
la qualità, sono i Comuni, che, però, tra crisi economica
e tagli dello Stato, non dispongono più di risorse adeguate. Per
questo, “se da un lato molti Comuni “virtuosi” già
applicano le buone pratiche della “Carta della Qualità”
delle Città del Vino, inserite, tra l’altro, nel nuovo Statuto
dell’Associazione approvato oggi - aggiunge Pioli - dall’altra
molti potrebbero avere a disposizione nuove risorse per farlo attraverso
l’Imu o la tassa di soggiorno, accanto, in ogni caso, ad una maggiore
sinergia tra i soggetti pubblici e privati del territorio, che possono
mettere insieme altre risorse, ma anche idee e progetti, contribuendo
tutti in modo equo alla tutela del proprio territorio”. (http://www.terredelvino.net)
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