FATTI E PERSONE

Dall'Australia all'Italia, l'apicoltura urbana arriva a Torino
Le api in città si trasformano in 'centraline dell'ambiente'


Dopo Melbourne, dove la nuova tendenza dell'apicoltura urbana ha stabilito il suo quartier generale con il progetto "Melbourne City Rooftop Honey", e dopo essersi diffusa a Parigi, Londra, Toronto, San Francisco e New York City, arriva anche in Italia l'ultima espressione della voglia tutta cittadina di tornare alla campagna, fosse anche dal tetto di casa. Prima c'è stata la comparsa di orti e giardini urbani, che si sono moltiplicati in ogni aiuola e spazio abbandonato delle città, ora si sta facendo strada l'idea che anche produrre miele è una di quelle attività sane che riconciliano con la natura e permettono di mangiare meglio.
A importare l'apicoltura urbana anche in Italia, a partire da Torino, è il progetto UrBees che nel capoluogo piemontese ha già dato vita a 5 apiari: uno in un orto urbano, uno sul tetto della Casa del Parco sede di una cooperativa, uno nel Pav - il Parco di Arte Vivente, uno di un cittadino privato e uno sul balcone di un appartamento in pieno centro. Al Pav di Torino, il 15 luglio si svolgerà proprio un workshop dedicato dalle ore 15 alle 17, al termine del quale ci sarà l'assaggio del miele prodotto dalle api del Parco.
E ai cittadini che temono le punture, l'ideatore del progetto Antonio Barletta, invita alla calma: le api sono innocue. "Le vespe sono carnivore e pungono facilmente, ma le api sono erbivore e interessate solo ai fiori. Pungono solo se attaccate - sottolinea - e anche in questo caso preferiscono la fuga perché se pungono un mammifero muoiono e quindi ci pensano due volte". Ma non sono solo i timorosi delle punture ad avere qualcosa da dire: al progetto UrBees hanno mosso critiche apicoltori 'bio' e tradizionali. Tra queste, la contaminazione del miele cittadino.
"L'inquinamento è ovunque, anche sull'Himalaya, e tutti gli alimenti contengono metalli pesanti, a partire da latte, carne e pesce e in quantità maggiori del miele", risponde Barletta, sottolineando che avere degli apiari in città consente "di effettuare studi di biomonitoraggio perché analizzando miele e cera possiamo ricavare dati utili per capire cosa succede con l'inquinamento". E poi così si cerca anche di "svecchiare l'apicoltura e invogliare i giovani a imparare questo mestiere".
Le api in città si trasformano quindi in 'centraline dell'ambiente', senza contare che sempre più spesso in fuga dalle città, le api trovano nelle colture urbane un riparo sicuro. Le postazioni degli apiari sono utili per biomonitorare le aree di bottinamento delle api (circa 3km di raggio) e favorire lo sviluppo della flora circostante. Le arnie collocate nell'autunno 2011 in cima all'installazione "La Folie du Pav" dell'artista Emmanuel Louisgrand presso il Parco di arte vivente, si sono ambientate bene e stanno producendo parecchio miele bottinando sui 23.000 mq del parco.
UrBees ha l'obiettivo di realizzare strutture e favorire politiche che facilitino e incentivino la diffusione dell'apicoltura in città, anche attraverso convegni, mostre, corsi, attività di formazione e informazione. Inoltre urBees elabora, autonomamente o su incarico di enti pubblici ed organismi privati, studi e ricerche, piani di fattibilità, progetti di apicoltura o altre strutture e provvedimenti utili per realizzare le finalità di cui ai punti precedenti. Il progetto UrBees può essere seguito attraverso la pagina Facebook. (www.adnkronos.com)



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