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ENTI E
MINISTERI
Il mondo del vino fa i conti con l’aumento dell’IVA
Produttori, enotecari e ristoratori cercheranno di non farla
ricadere sui consumatori, anche per salvaguardare i consumi già
in calo. Ma non per tutti sarà possibile ...
Il vino italiano reagisce all’aumento dell’Iva dal 20 al 21%:
tra produttori, enotecari e ristoratori, sondati da WineNews, uno dei
siti di riferimento del mondo del vino, l’intenzione che va per
la maggiore è quella di non far ricadere i costi sui consumatori,
anche per non penalizzare una propensione al consumo già in calo
strutturale in Italia. Ma non sempre sarà possibile. Nel mondo
del vino italiano, ad opporsi alla misura, già prima che venisse
approvata, la più lesta era stata Unione Italiana Vini (Uiv) che,
con il presidente Lucio Mastroberadino, non solo aveva detto no all’aumento
per il nettare di Bacco, ma aveva chiesto addirittura una riduzione dell’Iva
al 10% per tutti i prodotti agricoli, vino incluso, “anche perché
aumentargli l’Iva considerandolo come genere voluttuario, mortifica
un prodotto di consumo quotidiano, che da secoli è parte della
nostra tradizione”. Ma la Manovra è arrivata, e ora la filiera
enoica, dal produttore al consumatore, deve fare i conti con quel punto
di Iva in più. “Ogni impresa farà le sue scelte -
dice Lamberto Gancia, presidente Federvini - ma credo che molte faranno
assorbire il rincaro ai clienti, che nel nostro caso sono soprattutto
ristoranti e distribuzione. Ad essere più a rischio sono quei vini
che si trovano allo scafale a 7,99 euro, 8,99 o 9,99. Un po’ di
preoccupazione per i consumi c’è, ma l’aumento dell’Iva
è un male minore, visto che abbiamo evitato cose potenzialmente
più penalizzati come aumenti sulle accise”. E le enoteche?
Per quelle che fanno prevalentemente mescita e somministrazione, dove
l’Iva è al 10%, cambierà poco o nulla, se non qualche
complicazione nella gestione amministrativa. “E anche per la vendita
al minuto (dove l’Iva è passata dal 20 al 21%, ndr), visto
che il ricarico medio di un’enoteca è del 40% sulla bottiglia,
l’1% non inciderà molto sui listini e credo che nella stragrande
maggioranza dei casi sarà assorbito dagli esercenti - spiega Francesco
Bonfio, presidente Vinarius, la maggiore organizzazione delle enoteche
italiane - mentre diverso è il caso delle enoteche che forniscono
in modo importante ristoranti o bar. Ma qui non è tanto l’aumento
dell’iva che pesa, perché a fine anno si può stimare
un aumento di spesa, per l’enoteca, di 3-4.000 euro. Il problema
vero è la difficoltà di riscossione, che vuol dire mancanza
di liquidità, perché noi dobbiamo pagare l’Iva quando
emettiamo fattura, anche se poi riscuotiamo molto tempo dopo. Se il Governo
permettesse di pagare l’Iva al momento del saldo della fattura,
si risolverebbero molti problemi, e l’aumento di un punto di Iva
andrebbe in secondo piano”. Anche per Edi Sommariva, direttore di
Fipe-Confcommercio, cambierà poco per chi fa somministrazione,
anche se il fatto che gli esercenti che fanno vendita assorbano il rincaro
“è più un auspicio che altro, perché i margini
per le imprese sono già molto compressi. E in più c’è
il timore che possa arrivare anche un’altra manovra che aumenti
anche l’aliquota Iva del 10%, coinvolgendo direttamente tutta la
ristorazione e la somministrazione di vino, e allora sarebbero davvero
guai grossi”. Ma, a quanto pare, per ora i clienti e appassionati
di vino, secondo produttori, enotecari e ristoratori, posso dirsi al riparo
dagli effetti dell’aumento dell’Iva, almeno per i loro brindisi.
Anche se c’è chi non la pensa così: “gli esercenti
non assorbiranno niente, ci sarà un aumento a carico dei consumatore
- dice il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti - e, per
di più, la cosa che ci preoccupa sono i “moltiplicatori”,
denuncia che abbiamo già fatta da tempo: non è possibile
che ci siano moltiplicatori di 4-5 volte il prezzo della bottiglia dall’origine
al ristorante. Speriamo che almeno l’aumento Iva non sia moltiplicato.
E poi non è vero che solo la vendita sarà colpita direttamente:
ci sono tutti i costi indiretti, soprattutto quelli di trasporto, che
aumenteranno, e si ripercuoteranno anche sui clienti di bar e ristoranti”.
Irene Chiari
www.winenews.it
348-7923559
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