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ENTI E
MINISTERI
Classificazione dei suini da macellare
Inizia dal primo luglio una svolta epocale nel mercato suinicolo e
nella classificazione della materia prima per le produzioni Dop e Igp.
L’Italia si adegua con 24 anni di ritardo al resto dell’UE
per la classificazione dei suini da macellare. Ma l’Italia è
anche l’unico Paese del mondo in cui si alleva un suino pesante
per le nostre produzioni d’eccellenza. Il nuovo sistema di classificazione
non convince tutti; un primo bilancio dell’applicazione di questa
norma si potrà avere a Cremona nell’ambito di Italpig (27-30
ottobre 2011)
Quella che è stata definita una “svolta epocale” è
arrivata. A partire dal primoluglio, anche in Italia, con un ritardo di
24 anni rispetto agli altri paesi europei, diventa operativo e obbligatorio
il sistema comunitario di classificazione delle carcasse suine che determinerà
il pagamento a peso morto degli animali.
Una rivoluzione. Così la definisce Francesco Ciani, direttore dell’Istituto
Nord Est Qualità (Ineq) che insieme all’Istituto Parma Qualità
(Ipq), in virtù della loro funzione, sono preposti al controllo
delle procedure.
“Il nostro compito – puntualizza – sarà duplice:
garanzia della corretta applicazione dei criteri di classificazione e
rispetto dei range previsti dalla normativa che, va sottolineato, riguarda
tutte le produzioni destinate a diventare Dop e/o Igp, prosciutti in testa.
Ed è questa la grande novità: d’ora in avanti, per
entrare nel novero dei prodotti di salumeria del circuito tutelato, le
carcasse dovranno essere classificate”.
L’applicazione di questa norma si pone l’obiettivo di ridurre
considerevolmente uno dei principali difetti delle cosce avviate alla
trasformazione in prosciutti Dop, quello di una scarsa o in alcuni casi
assente copertura di grasso, elemento invece fondamentale per ottenere
un prodotto di qualità.
“Questo ci porterà a disporre di una maggiore uniformità
delle cosce – sottolinea ancora il direttore dell’Ineq –
permettendoci di effettuare una selezione che eliminerà quelle
con poco grasso di copertura”.
Ciani evidenzia l’importanza del nuovo corso che sta per iniziare
e mette in risalto quanto, questa fase, richieda di essere gestita al
meglio per produrre quegli effetti positivi che, soprattutto per gli allevatori,
potrebbero tradursi in benefici economici. “Anche se il sistema
della classificazione delle carcasse non è stato pensato a livello
europeo per la suinicoltura italiana bensì per quella del Nord
Europa – afferma – siamo convinti che esistano per il nostro
comparto straordinarie opportunità che vanno colte e per le quali
stiamo lavorando da tempo”.
Ma la norma sulla classificazione delle carcasse non riguarda solamente
gli allevatori. Interessa macelli, laboratori di sezionamento, prosciuttifici
e salumifici. Per i primi, in particolare, è previsto che siano
esclusi dall’applicazione della normativa quelli che non macellano
più di 10mila maiali l’anno “i quali, d’ora in
avanti – spiega ancora Ciani – dovranno trasformare in produzioni
non inserite nel circuito tutelato, a meno che non intendano investire
e adeguare le loro strutture. In ogni caso, i circa 50 macelli che a tutt’oggi
si sono attrezzati per la classificazione, parliamo dei più rappresentativi
a livello nazionale, sono ai nastri di partenza e già dalla fine
dello scorso anno, in base ai dati in nostro possesso, erano in grado
di classificare il 94% dei suini macellati complessivamente”.
Il nuovo sistema, tuttavia, non convince tutti, soprattutto per quanto
riguarda gli strumenti che portano alla classificazione.
A Italpig (Cremona, 27-30 ottobre 2011) il Salone della suinicoltura italiana,
dopo 4 mesi dall’entrata in vigore della norma europea sulla classificazione
delle carcasse, sarà possibile trarre un primo bilancio e analizzare
i pro e i contro che potranno emergere. Un’occasione in più
per aiutare la suinicoltura italiana a trovare gli strumenti più
idonei per uscire dal tunnel della crisi.
Paolo Bodini
Ufficio stampa CremonaFiere
Tel. +39 0372-598206
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