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ENTI E
MINISTERI
La pizza napoletana Stg è salva. Una vittoria per l’agricoltura
italiana tipica e di qualità
La Cia soddisfatta per le rassicurazioni
giunte da Bruxelles. La pizza napoletana Stg non scomparirà nel
2017 perché la norma europea -che prevede la soppressione di quelle
Stg che non hanno tutelato il proprio nome ma solo la ricetta (come in
questo caso)- non si applica ai prodotti che hanno già ottenuto
il marchio di garanzia. Per gli agricoltori è un’ottima notizia,
anche dal punto di vista economico: solo nel Belpaese il prodotto “pizza”
muove un giro d’affari che va oltre i 15 miliardi annui compreso
l’indotto.
La pizza napoletana Stg è salva. Le rassicurazioni arrivate ieri
da Bruxelles hanno fugato i timori di una sua sopravvivenza “limitata”
fino al 2017, in virtù di una norma europea che prevede la soppressione
di quelle “Specialità tradizionali garantite” che non
hanno tutelato il proprio nome, ma solo la ricetta, com’è
il caso della pizza napoletana. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana
agricoltori, commentando le dichiarazioni del presidente della commissione
Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, secondo cui il problema
non riguarda i prodotti che hanno già ottenuto il riconoscimento
Ue e intendono adeguarsi al nuovo regolamento qualità.
E’ un’ottima notizia per il Belpaese e per Napoli in particolare
-spiega la Cia- sarebbe stato assurdo se, dopo una battaglia durata 10
anni per ottenere il marchio di qualità europeo, si fosse dovuto
ricominciare tutto daccapo. La paura infatti era che l’Italia, per
salvaguardare la denominazione Stg, avrebbe dovuto presentare una nuova
domanda di registrazione all'Ue con l’aggiunta di un altro termine
al solo nome di pizza napoletana, come ad esempio “pizza napoletana
verace” o “pizza napoletana tradizionale”. Ma le parole
di De Castro ci fanno tirare un sospiro di sollievo, perché Bruxelles
ha garantito che saranno valutate regole transitorie e una via preferenziale
in sede di adeguamento per evitare la soppressione del marchio a chi l’Stg
ce l’ha già.
In questo modo si è scongiurato il rischio di scomparsa della pizza
napoletana “garantita” -continua la Cia- che aveva già
scatenato proteste su proteste da parte dei pizzaioli napoletani, i quali
avevano listato a lutto ristoranti e trattorie della città. Ma
le rassicurazioni dell’Unione europea sono una vittoria anche per
tutta l’agricoltura italiana tipica e di qualità, visto che
la pizza napoletana esprime -meglio di ogni altro prodotto- il valore
e la tradizione del “made in Italy” agroalimentare nel mondo
e della stessa dieta mediterranea, di cui è alimento “principe”.
Tanto che oggi si discute anche della candidatura dell'arte della pizza
napoletana nella lista dei capolavori dell'Unesco.
Ma la denominazione Stg non ha solo un alto valore simbolico -osserva
la Cia- il marchio Ue ottenuto dalla pizza napoletana nel 2009 ha ricadute
notevoli soprattutto dal punto di vista economico, visto che il riconoscimento
interessa ben 25 mila esercizi con servizio al tavolo. Secondo gli ultimi
dati disponibili, le pizzerie danno lavoro a 150 mila addetti e sono in
grado di produrre un volume d'affari pari a 5,5 miliardi di euro l'anno,
con un indotto che supera i 10 miliardi di euro. Basti pensare che per
confezionare il “prodotto” pizza ogni anno vengono utilizzati
7.500 tonnellate di olio d’oliva extravergine, 45 mila tonnellate
di pomodori (San Marzano, Pachino, Ciliegino), 135 mila tonnellate di
farina e 90 mila tonnellate di mozzarella fiordilatte o di bufala.
(www.cia.it)
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