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ENTI E
MINISTERI
Donne e impresa: la sfida dell'Unione Europea
Quante donne siedono nei consigli di amministrazione delle imprese
europee? Ancora troppo poche. Solo un membro su dieci è donna e
nel 97% dei casi l'amministratore delegato è uomo. Secondo un recente
rapporto sulle maggiori imprese quotate in borsa di dieci Paesi europei,
le donne rappresentano in media il 12% dei membri dei cda; la media italiana
rimane decisamente sotto la media, attorno al 4%.
Questo tema è stato affrontato per la prima volta dalla Commissione
europea nel settembre 2010 quando, su proposta della Vicepresidente
Reding, è stata lanciata la Strategia per la parità tra
donne e uomini per il prossimo quinquennio, che intende "esaminare
iniziative mirate al miglioramento della parità di genere nei processi
decisionali". Promuovere una maggiore parità nel processo
decisionale è anche uno degli obiettivi della Carta delle donne
presentata dal Presidente Barroso e dalla stessa Reding nel marzo 2010.
Del resto, i vantaggi di una leadership femminile sono reali non solo
per l'economia ma per le stesse imprese. Dagli studi compiuti emerge infatti
un nesso molto stretto tra equilibrio di genere e prestazioni in termini
di creatività, innovazione, rendicontazione finanziaria, audit
e controllo interno. Le imprese amiche delle donne sono inoltre in grado
di esercitare un'attrattiva maggiore sulla clientela e sui talenti femminili.
Tuttavia le differenze sussistono anche nella retribuzione: nell'Unione
europea le donne guadagnano in media il 17,5% in meno degli uomini
e negli ultimi anni questo divario non si è affatto ridotto. L'Italia
si colloca al primo posto nella classifica europea, con un divario di
solo 4,4%.
Rimane ancora molto da fare, soprattutto per la categoria delle mamme
lavoratrici: in Europa, nella fascia compresa tra i 25 e i 49 anni, il
tasso di occupazione è inferiore del 11,5% rispetto a quello delle
donne senza figli, mentre nel caso dei padri la situazione è rovesciata,
con un numero di padri con un posto di lavoro dell'8,5% più alto
di quello dei maschi senza figli.
Il rapporto sulla parità di genere sottolinea inoltre che, nonostante
la generale tendenza positiva, i progressi restano assai lenti. Il divario
tra il tasso di occupazione femminile e maschile nell'Unione si è
ridotto nel 2009-2010 passando dal 13,3% al 12,9%, con un tasso di occupazione
femminile oggi pari al 62,5%. L'Italia registra un tasso di occupazione
maschile supera di 22 punti percentuali quello femminile (dato al II trimestre
2009).
Le donne infine rappresentano 59% dei laureati in Europa, ma sul piano
della carriera le donne sono ampiamente sorpassate dai colleghi maschi.
L'Italia rispecchia la media europea, con il 60% di donne laureate e il
40% uomini. Eppure il 22% delle laureate non lavora, contro il 9% degli
uomini. Questo serbatoio sottoutilizzato di manodopera qualificata rappresenta
un potenziale economico non adeguatamente sfruttato.
La Commissione sta lavorando per migliorare la situazione e avrà
uno scambio di opinioni con le imprese e le parti sociali per appurare
quali misure abbiano preso o intendano prendere in un futuro prossimo
per migliorare l'equilibrio tra i generi nei consigli di amministrazione.
Nei prossimi 12 mesi la Commissione farà un monitoraggio serrato
dei progressi compiuti e valuterà in seguito se siano necessarie
altre misure.
Matteo Fornara ed Elena Borghetti
Rappresentanza a Milano della Commissione europea
tel. +39.02.467514229
matteo.fornara@ec.europa.eu
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