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ENTI E
MINISTERI
Nasce il tavolo italiano “Agricoltura biologica per il clima”
Il biologico in campo contro la febbre del pianeta
E’ partita la mobilitazione dell’agricoltura biologica
contro i cambiamenti climatici grazie al Tavolo Italiano “Agricoltura
Biologica per il Clima”. Promossa da Icea (Istituto per la Certificazione
Etica e Ambientale), l’iniziativa accetta la sfida che il biologico
si trova di fronte: ridurre le emissioni di gas a effetto serra, che provocano
il riscaldamento del pianeta
L’agricoltura è responsabile del 12% del totale dei gas serra
di natura antropica, ovvero dovuti ad attività umane. Ma anche
del 47% del totale delle emissioni di metano che derivano principalmente
dagli allevamenti (73%) e dalla gestione dei fertilizzanti organici (26%),
e di circa il 58% delle emissioni europee di N2O, il pericoloso protossido
di azoto. Queste sostanze sono la causa principale della più importante
emergenza ambientale odierna: i cambiamenti del clima e il conseguente
riscaldamento del pianeta (Fonte: dati IPCC – Intergovernamental
Panel on Climate Change).
Ridurre le emissioni, ma anche valutare – dati alla mano –
gli effetti che queste produrranno sulle attuali coltivazioni e sull’allevamento,
per non farsi cogliere impreparati tra qualche anno, sono tra i principali
obiettivi del primo Tavolo Italiano “Agricoltura Biologica per il
Clima”, promosso dal Comitato Clima di ICEA (Istituto per la Certificazione
Etica e Ambientale). L’iniziativa – alla quale aderiscono
tra gli altri Federbio, Coop Italia e CNR – coinvolge associazioni
di settore e singole aziende, istituti di ricerca, imprese di distribuzione,
istituzioni ed è stato presentato nei giorni scorsi a Bologna.
I mutamenti climatici sono riscontrabili anche su scala locale: in Emilia
Romagna, ad esempio, si notano dei chiari segni di cambiamento sia per
quanto concerne le temperature, sia per le piogge. Le temperature massime
mostrano un’impennata dall’inizio degli anni ’80 sino
ad oggi, con una crescita di quasi 2°C in poco più di 40 anni
(circa 0,5°C in più ogni 10 anni). Quali sono gli scenari futuri?
Sul territorio regionale per il periodo 2030-2050 si prevedono temperature
più elevate, precipitazioni più concentrate e un aumento
dell’intensità e durata degli episodi estremi di caldo e
siccità; nel trentennio 2070-2100, poi, il termometro nella stagione
estiva potrebbe segnare un aumento di circa 5°C rispetto alle temperature
stagionali attuali (Fonte: Arpa Emilia-Romagna – Servizio Idrometeo,
giugno 2008).
In una condizione in cui l’agricoltura si trova a subire i cambiamenti
climatici e ad esserne in parte artefice, il Tavolo rilancia il ruolo
di un’agricoltura sostenibile, capace di contribuire a combattere
i cambiamenti climatici. In che modo? Riducendo le emissioni di CO2 grazie
a tecniche di coltivazione a ridotto impatto ambientale, ma anche sottraendo
la CO2 atmosferica mediante la fotosintesi e fissandola, attraverso il
parziale o totale interramento della biomassa, nel suolo sottoforma di
sostanza organica (SO). Da questo punto di vista, infatti, la sostenibilità
dell’agricoltura biologica è intrinseca nel suo metodo: secondo
i dati ra ccolti in vari programmi di ricerca (tra cui i risultati del
Consorzio PICCMAT1), essa ha un potenziale di riduzione delle emissioni
dei gas climalteranti e di sequestro del carbonio nei suoli, legato a
pratiche agronomiche come l’impiego di fertilizzanti organici, sovesci
(interramento di colture per aumentare la fertilità del terreno)
o idonei avvicendamenti colturali.
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APPROFONDIMENTI
Le responsabilità dell’agricoltura. Le possibilità
del biologico
L’agricoltura rilascia in atmosfera una quantità
considerevole di anidride carbonica (CO2), metano (CH4), e protossido
di azoto (N2O). Secondo il Quarto Rapporto di Valutazione dell’IPCC
(Intergovernamental Panel on Climate Change), nel 2005, questi tre gas
di origine agricola contribuivano per il 10-12% alle emissioni globali
di gas di serra di natura antropica. Se si considerano i gas singolarmente,
l’agricoltura è responsabile per meno dell’1% delle
emissioni globali di anidride carbonica (CO2). Viceversa, le attività
agricole hanno un ruolo ben diverso rispetto alle emissioni di altri due
gas ad effetto serra: il protossido di azoto (N2O) che ha un potenziale
di riscaldamento globale di un gas (GWP) pari a 310 volte la CO2 (CO2e);
il metano (CH4) con un GWP pari a 23 CO2e. L’agricoltura emette
ben il 47% del totale delle emissioni di metano che derivano principalmente
dagli allevamenti (73%) e dalla gestione dei fertilizzanti organici (26%),
e circa il 58% delle emissioni europee di protossido di azoto.
In base a questi dati è facile comprendere quale sia l’impatto
delle attività agricole sul clima. Allo stesso tempo, l’agricoltura
praticata in modo sostenibile è forse l’unico sistema produttivo
in grado sia di ridurre le emissioni di CO2 attraverso l’applicazione
di tecniche di coltivazione a ridotto impatto ambientale, sia di sottrarre
mediante la fotosintesi la CO2 atmosferica, fissarla nelle piante e, attraverso
il parziale o totale interramento della biomassa, fissarla in parte nel
suolo sottoforma di sostanza organica (SO).
L’agricoltura, se correttamente indirizzata, ha quindi un concreto
e significativo potenziale di riduzione delle emissioni di gas ad effetto
serra: le tecnologie da mettere in campo per realizzare questa inversione
sono semplici e connaturate all’agricoltura biologica stessa. Non
c’è in sostanza un limite tecnico o tecnologico, poiché
molte delle pratiche che potrebbero portare ad una riduzione delle emissioni
di sostanze climalteranti vengono già comprese tra le procedure
messe in campo dal biologico, implicando così ridotti se non nulli
investimenti anche dal punto di vista economico.
Gli obiettivi del primo Tavolo Italiano “Agricoltura Biologica
per il Clima”
Affrontare i cambiamenti climatici proponendo soluzioni che partano
dalle possibilità connaturate all’agricoltura biologica:
delineare lo scenario attuale, valutare gli impatti dei cambiamenti climatici
sui sistemi agricoli, introdurre metodologie per la quantificazione degli
stock e i flussi nel suolo dei gas ad effetto serra, promuovere il potenziale
dell’agricoltura biologica per ridurre le emissioni e sequestrare
la CO2 nel suolo, avviare attività di informazione verso gli agricoltori.
Questo è ciò che si pone come obiettivo il Tavolo Italiano
“Agricoltura Biologica per il Clima”. L’iniziativa vuole
avviare e porre in essere strategie concrete di mitigazione e adattamento
ai cambiamenti climatici, partendo dalla ricerca e dallo sviluppo di nuove
metodologie di quantificazione delle emissioni, per arrivare alla promozione
e al sostegno di un’agricoltura biologica consapevole del proprio
coinvolgimento e del proprio potenziale nella riduzione dei gas ad effetto
serra emessi in atmosfera.
Le organizzazioni e gli enti partecipanti al Tavolo sanciscono la volontà
di fornire supporto alle organizzazioni di rappresentanza dell’agricoltura
biologica nello sviluppo della loro politica sui Cambiamenti Climatici.
Questo impegno significherà anche fornire assistenza per lo sviluppo
e l’introduzione di disposizioni relative ai cambiamenti climatici
negli standard internazionali, creando quindi l’adeguato supporto
istituzionale.
Politica Agricola Comune (PAC) e Cambiamenti Climatici
I cambiamenti climatici rappresentano oggi la più importante
emergenza ambientale che governi, imprese e cittadini si siano mai trovate
ad affrontare; l’agricoltura è il settore economico più
sensibile al clima e, quindi, più vulnerabile ai suoi cambiamenti,
e i piccoli agricoltori, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, rappresentano
il gruppo più vulnerabile. I cambiamenti in corso influenzano direttamente
la produzione di cibo e rappresenteranno sempre più un fattore
di moltiplicazione dei rischi esistenti di sicurezza alimentare e mal
nutrizione. Allo stesso tempo, l’agricoltura rilascia in atmosfera
una quantità considerevole di gas serra. Secondo il Quarto Rapporto
di Valutazione dell’IPCC (International Panel on Climate Change),
questi gas di origine agricola contribuivano per il 10-12% alle emissioni
globali di gas serra di natura antropica. Queste sostanze sono la causa
principale della più importante emergenza ambientale odierna: il
riscaldamento del pianeta e i conseguenti cambiamenti climatici.
I cambiamenti climatici influenzeranno notevolmente il futuro sviluppo
del sistema agricolo comunitario e la recente valutazione intermedia dell’attuale
PAC (“Health Check”) rappresenta un ulteriore passo in avanti
nella direzione di una agricoltura sostenibile volta ad affrontare la
mitigazione dei cambiamenti climatici. Infatti, oltre alle novità
sul regime di pagamento e degli aiuti, sono state inserite quattro nuove
priorità da realizzare attraverso le politiche di sviluppo rurale:
cambiamenti climatici e il rispetto del protocollo di Kyoto; energie rinnovabili;
gestione delle risorse idriche; biodiversità.
La revisione della programmazione costituisce una grande scommessa ed
una opportunità per L’Europa e per gli Stati Membri di riuscire
a stabilire come e quanto un’agricoltura virtuosa possa riuscire
a ridurre la concentrazione di gas climalteranti in atmosfera.
Per poter garantire un ampio dispiegamento del potenziale di mitigazione
dell’agricoltura è necessario mantenere e sviluppare appropriati
strumenti per stimolare e sostenere nell’introduzione ed applicazione
di misure di riduzione delle emissioni.
Come indicato in vari documenti comunitari, la possibilità
di sviluppare incentivi per la realizzazione del potenziale di mitigazione
dell’agricoltura risiede anche nel perseguimento dei seguenti obiettivi:
Migliorare la conoscenza, nonostante le significative informazioni già
disponibili, sulle opzioni di riduzione delle emissioni nel settore agricolo;
introdurre adeguati metodi di valutazione delle emissioni e delle capacità
di sequestro del carbonio nei suoli agricoli;
migliorare il livello di consapevolezza degli operatori agricoli per i
rischi connessi ai cambiamenti climatici e per le misure da adottare per
ridurre le emissioni di gas climalteranti mediante l’agricoltura.
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