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ENTI E
MINISTERI
Accordo all'UE sui ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione:
massimo 30 giorni
Assicurare che le piccole imprese non entrino in sofferenza a causa dei
ritardi dei pagamenti delle fatture da parte della pubblica amministrazione
e delle imprese. Con questo obiettivo è stato trovato un accordo,
di grandissima importanza, tra le istituzioni europee per sbloccare l'approvazione
della direttiva sui ritardi dei pagamenti: le fatture si dovranno pagare
entro un mese. L'accordo tra il Parlamento europeo e i rappresentanti
del Consiglio, cioè di tutti i Paesi UE, spiana la strada all'approvazione
della direttiva. In ballo non ci sono noccioline: a livello europeo il
debito delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle ditte fornitrici
ammonta, secondo stime recenti, a 180 miliardi di euro, dei quali circa
un terzo solo in Italia. Se un'impresa, in particolare di piccole dimensioni,
viene pagata a tre o quattrocento giorni, i problemi sono garantiti. Il
Parlamento di Strasburgo ha fatto importanti concessioni sui periodi di
pagamento e sugli interessi di penalità previsti in caso di ritardo.
Un mese di tempo per saldare le fatture: la scadenza standard che sarà
prevista dalla nuova direttiva europea è di 30 giorni, sia per
il settore pubblico che per il privato. La precedente direttiva lasciava
invece in sostanza a debitori e creditori la possibilità di accordarsi
sul periodo di pagamento, mentre ora il Parlamento ha convinto i Paesi
ad accettare la regola generale dei 30 giorni.
Secondo Barbara Weiler, l'eurodeputata tedesca relatrice della proposta,
il Parlamento è riuscito a garantire le stesse condizioni e regole
chiare per tutti, con benefici evidenti in particolare per le PMI: "Queste
ultime non saranno più obbligate ad essere, in sostanza, banche
per le imprese pubbliche o per le grandi imprese". Secondo il Vicepresidente
della Commissione europea Antonio Tajani, responsabile per le imprese
nell'esecutivo comunitario, l'approvazione finale della norma avverrà
in tempi brevi, quest'anno sicuramente. I singoli Paesi dell'UE avranno
poi due anni di tempo per recepire negli ordinamenti nazionali la nuova
norma europea.
Il negoziato di questa settimana ha fatto chiarezza su quattro punti.
Innanzitutto, il tetto dei 30 giorni per i pagamenti da parte della pubblica
amministrazione può essere esteso, in circostanze eccezionali,
fino a 60 giorni, ma in nessun caso oltre questo limite.
Il settore più esposto a ritardi è quello della sanità:
passare da oltre un anno a due mesi come massimo costituisce un passo
non indifferente. L'accordo sui 60 giorni per la sanità è
dovuto alla particolare natura degli ospedali pubblici, finanziati in
gran parte da rimborsi attraverso i sistemi di sicurezza sociale.
Terzo punto: l'interesse da pagare come compensazione per il ritardo.
La penale sarà dell'8% del totale della fattura. Il Parlamento
aveva chiesto il nove, i Governi nazionali il sette, il compromesso si
è trovato a metà strada. Le due istituzioni hanno inoltre
trovato un accordo sui 40 euro come quota fissa per compensare i costi
di recupero crediti, eliminando il sistema a diversi livelli di compensazione,
ritenuto troppo complicato.
Infine, i termini del periodo di verifica per accertarsi che i beni o
i servizi ricevuti corrispondano ai termini del contratto: anche questo
è fissato a 30 giorni, e può essere modificato di comune
accordo, ma senza gravami eccessivi sul creditore. Il voto finale del
Parlamento europeo sull'accordo appena raggiunto si terrà nella
sessione di ottobre a Strasburgo, e sul suo esito non ci sono più
dubbi.
Matteo Fornara
Rappresentanza a Milano della Commissione Europea
Matteo.Fornara@ec.europa.eu
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