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ENTI E
MINISTERI
"Made in": etichetta obbligatoria per numerosi beni importati
I beni importati da fuori l'UE devono
sempre indicare chiaramente il paese d'origine per aiutare i consumatori
a compiere una scelta informata: il Parlamento europeo ha preso una posizione
netta, approvando a larga maggioranza (525 voti a favore, 49 contrari
e 44 astensioni) la risoluzione presentata dalla deputata italiana Cristiana
Muscardini, che prevede anche sanzioni in caso di violazione delle regole
e la possibilità di utilizzare l'inglese sulle etichette ovunque
nell'Unione. Ma il testo deve ora essere approvato dal Consiglio, dove
alcuni Stati membri, in particolare quelli dell'Europa settentrionale,
si oppongono all'idea di una legislazione europea sul "Made in".
Un sistema chiaro e comune a livello europeo sull'etichettatura del paese
d'origine per prodotti importati da paesi terzi, secondo i deputati, fornirà
ai cittadini dell'Unione maggiori informazioni e un maggiore controllo
sulle loro scelte, mettendoli al riparo dall'acquisto inconsapevole di
prodotti potenzialmente di dubbia qualità. Secondo la relatrice
Muscardini, la sua approvazione garantisce "ai cittadini europei
il diritto di conoscere la provenienza di ciò che acquistano".
Paesi concorrenti come India, Cina e Stati Uniti hanno già norme
di questo genere, e quindi la norma europea metterebbe i prodotti europei
sullo stesso piano degli altri.
Una disciplina europea del marchio di origine rafforzerebbe la competitività
delle aziende europee e di tutta l'economia europea, sostengono i deputati.
La mancanza di norme comunitarie, tranne per alcuni casi specifici nel
settore agricolo, e le differenze tra i sistemi in vigore negli Stati
membri dell'UE hanno fatto sì che, in alcuni settori, la maggior
parte dei prodotti importati da paesi terzi e distribuiti sul mercato
comunitario risultino non riportare alcuna informazione, o informazioni
ingannevoli, sul paese di origine.
Anche i termini sono importanti, quindi parole come "Fabbricato in",
insieme con l'indicazione del paese, potrebbero essere scritte, secondo
la proposta della Commissione europea, "in una qualsiasi delle lingue
ufficiali delle Comunità europee, in modo tale da risultare facilmente
comprensibile per i clienti finali". Per i deputati è importante
la possibilità di utilizzare la lingua inglese e quindi la dicitura
"Made in" con il paese d'origine anche in inglese.
Il paese d'origine deve essere impresso su beni destinati al consumatore
finale, tranne che nei casi in cui ciò sia tecnicamente impossibile
o danneggi il bene stesso. Per i prodotti impacchettati, l'etichetta dovrebbe
apparire sia sulla confezione sia sul prodotto. Il regolamento non coprirebbe
prodotti agricoli e ittici, ma comprenderebbe, fra altri, tessili, prodotti
farmaceutici, strumenti di lavoro, rubinetteria e mobili. La lista potrebbe
essere ampliata in futuro.
La proposta originaria della Commissione europea non prevedeva un regime
di sanzioni comuni, nel caso di violazione del regolamento. I deputati
chiedono invece l'introduzione di livelli sanzionatori minimi per assicurare
l'applicazione uniforme delle nuove disposizioni in tutti i Paesi dell'UE.
Matteo Fornara e Piera Iovino
Rappresentanza a Milano della Commissione Europea
tel. +39.02.467514229
matteo.fornara@ec.europa.eu
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