LUOGHI Chiedo scusa per l’involontaria quasi-rima del titolo,
ma oggettivamente è quanto ho percepito dopo un frenetico full
immersion in media e bassa Valle teso ad evidenziare gli aspetti turistici
e agroalimentari che quest’area bresciana propone. Vi è qualcosa
che non”gira” perfettamente in entrambe i comparti. Per venire
subito al nocciolo, ciò che è palesemente carente è
l’imprenditorialità. Troppi politici di medio-piccolo cabotaggio
in passerella, troppo autoreferenzialismo, troppi bla bla senza costrutto
pregni di esortazioni “a fare”, di attestati che asseriscono
“la presa in esame” di progetti più o meno cervellotici,
di auspici della “mano pubblica”, e via salmodiando. Dal canto mio dirò ancora qualcosa su cibi e bevande.
Sgombriamo subito il campo da queste ultime: l’acqua è buona,
copiosa, pura, fresca e cristallina. Del vino locale, contrariamente ad
alcuni che ne tessono lodi, io sostengo che la vitivinicoltura di questa
Valle così come è strutturata attualmente è solo
espressione di un atto di coraggio e buona volontà. Perseverare
si può, fors’anche si deve, ma occorre confrontarsi con il
mercato, con i consumatori (non solo di queste parti), che l’aggressività
alcolica e la grossolanità di costrutto, profumi e nuances degli
attuali prodotti, non l’apprezzano. Giuseppe Cremonesi Un invito a parlare della Val Camonica… L'invito ad ASA è giunto dalla Associazione "el Teler", via S. Lorenzo, 7 - Berzo Demo che con il Comune di Berzo Demo ha proposto un percorso di iniziazione didattico alla stampa per una riscoperta della valle e delle sue potenzialità culturali, turistiche e gastronomiche. ASA, oltre a Riccardo Lagorio, è presente con Giuseppe Cremonesi e Enzo Lo Scalzo che fanno seguire impressioni e riflessioni delle esperienze personali maturate a conclusione del week end di informazione organizzato per una abbondante dozzina di giornalisti. L'agenzia di Lucia Masutti, Brescia In Food, Agenzia di consulenza&promozioni, territorio e cultura, via Piamarta 3, Gussago (Bs) tel. 0302522970 - 338.6847173 e Riccardo Lagorio hanno selezionato le tappe del percorso in valle con il supporto di operatori ed enti locali. Contemporaneamente in frazione Forno di Allione si svolgeva la manifestazione "la Valle e i suoi prodotti ai piè del Viviù", mostra mercato dei vini e dei cibi (artigianato, attrezzature agricole ed animali) realizzato in una 2a edizione in collaborazione con "el Teler". In chiusura, domenica 5 giugno, un Talk Show di contenuto antologico su iniziative e osservazioni del "new deal" gastronomico della valle, presentato e gestito da Lagorio, a cui ha partecipato la maggior parte dei protagonisti del territorio e della provincia. La rassegna fieristica ripropone i risultati ottenuti dalla
razza autoctona di capra BIONDA DELL'ADAMELLO nell’economia della
pastorizia e della produzione CASEARIA di montagna, tra cui si distingue
il FATULI', formaggio di lontana tradizione, da latte di bionda, unico
per sapore e profumo di affumicatura da bacche di GINEPRO. berna, carne di capra essicata;
Week end informativo per la stampa L'associazione "el Teler" ha scelto un percorso che si snodato dai sentieri dell'arte preistorica e cristiana, a villaggi ancora abitati pervasi da vitalità e atmosfera epocale alla ricerca dei sapori della montagna e dei suoi boschi nei dolci, in piatti e cucina locale, erbe, formaggi, salumi, confetture e vini. L'itinerario ha toccato Darfo Boario, Capo di Ponte, Cerveno, Ceto, Berzo Demo, Ponte di Legno, Vezza d'Oglio, Valsaviore, l'antico borgo di Pescarzo e sono state visitate fattorie casearie, cantine vitivinicole, allevamenti e attività di agriturismo la cui rappresentazione potrà essere completata dall'elenco della documentazione disponibile presso le locali unità di municipio, APT, enti e Pro-loco. Documentazione Vini e Cucina Bresciana - Anno 1 - n° 2 APT- Provincia di Brescia Pescare a Mosca in Alta Valcamonica Germano Bana è l'artefice delle iniziative, giornalista esperto di pesca ed acquacultura. Con l'iniziativa della creazione della rivista intende colmare il gap di circolazione della documentazione storica e di sviluppo del territorio, delle sue tradizioni e della sua evoluzione "per un tuffo nella ricerca e nella scoperta dei tanti e profumati vini delle nostre zone" e della "buona cucina del territorio" per il "gusto" della vita in amicizia. Un'idea destinata a un seguito si relaziona con la pesca e l'acquacultura: salmerino, trote fario… e pechè non gamberi di fiume? L'associazione EUFF dispone di un accogliente alloggiamento aperto a tutti, provvisto di servizio e di attrezzature di cucina indipendenti in camere e appartamenti in località Vezza d'Oglio, a ridosso del tratto riservato alla pesca "a mosca". 60 camere, sauna e piscina, servizi benessere, cucina tradizionale camuna e cucina internazionale, centro congressi, auditorium, salette convegni, sala stampa e sala regia con supporti multimediali, teleconferenze via satellite, piano bar e taverna discoteca. Agriturismo Il Castagnolo Semplice, imerso nel bosco di castagni, animali da cortile
e orto, produzione propria di prodotti tipici e membro fondatore del Consorszio
della Castagna di cui ospita la sede. Bed & Breakfast I Camuni Inserito nell'antico villaggio storico alle falde della Concarena, è attrezzato con ospitali camere e serviso di colazione ricco di sapori della paroduzione locale di confetture, dolci e pani. Prodotti tipici caprini - Produzione di Fatulì.
Allevamento di Bionda dell'Adamello e mucche (>150 capi).
Specializzato in liquori alle essenze di erbe, frutti e semi naturali. Genepy, ginepro, mirtillo, genziana, assenzio, eccetera. Confetture. Vendita anche al dettaglio.
Ristorante tipico del territorio con un sincero ancoraggio
alla tradizione dei prodotti locali e... una apertura alla cucina di mare…
che il territorio ha amato pur provenendo da lontano.
Ristorante elegante rivolto prevalentemente al turismo
a cui sa proporre anche specialità locali dalegnesi e di valle
presentate con creatività.
La trentennale presenza in alta valle, dove ho casa, mi ha consentito di approfondire nel tempo una discreta conoscenza del territorio, della sua conformazione naturale e delle epoche geologiche che lo hanno caratterizzato, della storia dei suoi abitanti, dello stato del suo isolamento atavico prima nel contesto della repubblica veneta poi in quello delle fasi successive fino ad oggi. L’editoria bresciana è ricca di pubblicazioni: a partire dall’avvento della stampa non mancano opere e documenti di interesse non solo locale, testimonianza importante del grado di evoluzione della repubblica veneta e dell’organizzazione dei suoi territori anche lontani.
D’altro canto la valle ha rappresentato uno dei canali di comunicazione nord-sud tra i più importanti della penisola su cui potevano convergere ad imbuto le comunicazioni lungo i passi del Bernina e dello Stelvio a loro volta collegati ai passi alpini più a nord, di rinomata frequentazione ancora oggi. E' una storia complessa e legata a un filo conduttore necessaria per una comprensione meno superficiale dello stato di isolamento che nonostante il contributo del turismo permane. Stimolato dall’esperienza diretta in pubertà, poichè il fratello di mia nonna, Giacomo Brdr, aveva scelto - dopo la prima guerra mondiale - di sfidare il futuro della sua famiglia insediandosi a Breno dove continuò con sua moglie e una delle sue figlie l’insegnamento, all’inizio dell’ultima guerra venni ospitato per quasi un mese in valle. Ormai quattro generazioni sono presenti e integrate in una valle che è diventata la patria definitiva dei cugini dopo che l'Istria è passata con la seconda guerra mondiale ad altro isolamento dalla sua tradizionale vocazione di crogiolo di caratteri veneziani, slavi e centroeuropei. Con zii e cugini quindi avevo trascorso alcuni mesi durante il 1941, in convalescenza a Breno e successivamente a Iseo. Ne ricordo la semplicità contadina e agricola, ma anche l’operosità delle fabbriche di acciaio, tondino e per le donne di filatura, di una popolazione abituata al duro confronto con il territorio e con l'ambiente rigido. Solo in bassa valle il clima è parzialmente mitigato dalla massa lacustre del Sebino. L’isolamento era stato rotto da un collegamento - per quei tempi valido - ferroviario da Rovato a Edolo. Le corriere proseguivano verso il Tonale e la Val di Sole. Il passo di Gavia era allo stesso stato di transitabilità d’oggi, nonostante che nel ‘600 fosse uno dei transiti di commercio che portavano alla antica dogana di Ponte di Legno... Ebbene, nel 2005, è ancora lo stesso: la linea ferroviaria
ha un solo binario. I passaggi a livello incustoditi sono ancora dominanti.
I morti tra le sbarre non cessano di meravigliare: è l'indice più
evidente di un isolamento politico e sociale. Le corriere per la Regione veneto... cambiano conduttore e vettore al Tonale! Isolamento: dai locali alle massime autorità politiche del paese questa insidia non è stata affrontata con determinazione. Era una condizione a cui la popolazione camuna rispondeva con semplicità emigrando prevalentemente verso la pianura padana: Brescia, ma anche Cremona, Mantova e parzialmente Bergamo, da cui rientrava facilmente al territorio di nicchia originale. D'altro canto si trattata di poche decine di migliaia di persone, e anche oggi il loro peso politico… è un'appendice poco rilevante ad altre spinte... di interesse politico. La mia presenza al week end per la stampa valle, partendo da Galleno di Corteno Golgi, inizia dal primo stop in centro valle, a ridosso di Cimbergo e Paspardo. Ho avuto modo nel passato anche recente di descrivere eventi d’attrazione sia gastronomica che culturale in pubblicazioni locali e quelle nazionali, soprattutto in lavori pubblicati dalla Accademia Italiana della Cucina e recentemente nei file di Agorà e di ASA. La storia gastronomica della Valle. anche in questi anni
di battage e di divulgazione di massa, solo recentemente trova sfogo per
un’eco di fievole intensità: l'unico volumetto della mia
collezione è del 1977: Giacomo Ducoli, Ricette e Salumi Brenesi,
con premessa di Ermete Giorgi. C'è molto da fare: i protagonisti non possiamo essere noi, ma loro stessi, i Camuni. Lo meritano. Noi possiamo aiutarli e stimolarli a prendere coscienza e a farsi strada come comunità tipicamente autoctona, come nicchia ricca di valori tradizionali di vita ancorati a radici arcaiche di cristianità che resta ancora uno dei punti di soccorso e di ausilio anche per i problemi quotidiani. Possiamo aiutarli a crescere nel rispetto della loro identità e a comunicare, tra loro e con l’esterno. Potranno dare individualmente, come hanno fatto nel passato, tanto al resto del mondo: personaggi come il professore Camillo Golgi, primo Nobel in ambito scientifico italiano, e S.E. Lorenzo Bianchi, primo vescovo bianco di Hong Kong, sono personaggi assurti all’elogio mondiale solo pochi decenni fa. Altri potranno seguire.
Un aperitivo da ricordare per la voglia di restare nella tranquillità del castagneto. Dentro imperavano gli sponsor di prodotti tipici: insaccati come slinzega, ricotte eccellenti e formaggi vaccini e di capra di varia stagionatura erano tuttavia dominati da lumache scappate: avvolte in sapida pancetta e portate a cottura allo spiedo si associavano al marzemino giovane camuno e camuffavano una salatura piuttosto pronunciata con l'intensità del sapore del salume. La morbissima consistenza della chiocciola ne faceva il boccone preferito: la presenza de pulmino consentiva anche l'abuso del fresco IGP locale. Gerlone il castagnolo Biscotti di farina di castagne verso il termine portavano a compimento l'introduzione calorica. Lambrù Rosso I.G.T. affinato 15 mesi in acciaio
da Marzemino, Merlot e Barbera. Una produzione di circa 10.000 bottiglie
all'anno da vigneti ad elevato pendio. Anche Merlot camuno I.G.T. e Barbera
da tavola.
Lumache extra al naturale di Roncadizza Lumaghera di Davide
Bonfanti, località Roncadizza - fraz. Pellalepre. T & F 0364
532695 e 339 3755725 Il pranzo a mezzogiorno... , anzi alle tre, durerà a lungo: a tavola qua e là berna di carne pecora e di capra,
violino di Bionda e di agnello, slinzega, ricotta di Bionda e di pecora
e altro… Rane fritte dorate… croccanti, piccole, forse nostrane… I vini: Màino Cultivar delle Volte bianco 2003, Màino Cultivar delle Volte riserva 2003. Da citare anche i pani: giallo con farina e zucca, pane alle noci, pane misto di campagna e di segale.
L'accumulo di ritardi conseguito fino dal mattino ci porta a cenare di fatto oltre alle 22: lo chef e gestore del San Marco ci tiene allegri durante l’attesa con l'enunciazione delle sequenza di assaggi… concordata con la nostra guida che con tenacia era alla ricerca di un mosaico gustoso che mettesse in evidenza le sfumature della tavolozza gastronomica della valle. Il maestro di cucina Marco Bezzi nasce a Edolo, si forma nelle cucine dell'Edelweiss di Corteno Golgi e matura in 13 anni di attività a Ponte di Legno, in birreria con cucina poi diventata il San Marco, apprezzato ritrovo e ristorante di Ponte di Legno. Ha tanto spirito e amore per il cibo da invogliare a continuare l’accumulo di piacere e di calorie della giornata. Sul luogo è personaggio, in ballottaggio di simpatia con Giusy nella vicina Pezzo, dove la cucina dalegnese di riferimento fa immagine più radicata. Come amore per il buono Marco Bezzi non è da meno, e lo ha dimostrato esaudendo l'incalzante domanda di Lagorio a selezionare una serie rappresentativa della sua capacità, anche fuori dalla lista giornaliera: Carne salada di cavallo al vapore con fagioli e cipollotti, eccellente tradizione condivisa con la confinante regione delle Alpi Giudicarie della carne salada bovina: Madonna di Campiglio rappresenta un piatto di riferimento di quel territorio. Ponte ha pensato al cavallo bresciano. Gnocc de la cua, gnocchi caratteristici di Pezzo e Ponte con spinaci selvatici (paruchei)… che concorrono con quelli di farina di grano saraceno di Valtellina e in parte con i capunet della Valposchiavo, impastati con paruch o farinei o semplicemente con spinaci (in denominazione botanica Chenopodium bonus-henricus) e conditi con lardo. Risotto El Teler con Fatulì: ottima esecuzione di
riso a risotto, mantecatura finale con Fatulì che ha riportato
alla luce quei risotti al fumo che avevano iniziato ad invadere Milano
a metà degli anni ‘80 per …sfumare… successivamente.
In genere erano ottenuti da salmone affumicato o altre preparazioni al
fumo. Il Fatulì di questi anni mi dà la sensazione di essere
soggetto ad una affumicatura troppo imperiosa e contagiosa. Cuz, non di pecora ma di agnello, di procedura cortenese, accompagnato da ottimo capretto al forno, croccante e gustoso, di buonissima carne… Patate al forno altrettanto ben curate e di buona compagnia con entrambe le carni. Cucchiaiate di polenta… a volontà! Si chiude con zabaione camuno che riveste una fetta di Spongada e si fanno quattro passi sui ponti di legno, a visitare Ponte di notte, immersi nello scroscìo delle cascatelle di Oglio e Ogliolo, passando attraverso la quiete del paese a mezzanotte… Riposo e buon augurio per il giorno successivo.
Le nostre guide hanno stimolato direzione del Mirella a una imbandigione di festa per la colazione del mattino: salumi, formaggi, burro in pani che si incontrano troppo raramente, latticini per accompagnare cereali, pani e brioche con profumo di forno, marmellate e confetture di buon artigianato… Ho fatto delle foto: potrei descrivere meglio riguardandole. Almeno una vale la pena. E' un invito ai buoni propositi per la giornata, all'ottimismo. E' di buon auspicio. La nostra rieducazione riprende verso un nuovo centro appena costituito a Vezza d'Oglio: pesca sportiva, pesa alla mosca. Conntinua il buon auspicio. Ci ripromettiamo alla prossima occasione una zuppetta di écrevisses a fare compagnia ai salmerini… con le pure acque che sgorgano dall'Adamello e dall'Aviolo. Breakfast camuno a Pescarzo… La gentile conduttrice della struttura ospitale Bed &
breakfast signora Angeli con i suoi figli ha preparato una collazione
di gustosità solo locali per un breakfast…o meglio un brunch:
dal cesto di frutta e ciliegie ancora sui rametti d'origine, a buona coppa
di collo suino bene aromatizzata, dai biscottini di farina di castagne
a cialde ripiene di confetture, da vasi di marmellata di pesche e prugne
a formagelle di Bruna e di Bionda. La Bruna Alpina è la mucca,
la Bionda la… capra… Viuzza di Pescarzo Infine spongada e una eccellente crostata, anch'essa ingiallita dalle uova arancione dell'antica Pescarzo. La spongata camuna è soffice, uova, zucchero, lievito e farina, non ha nulla a che vedere con le spongate medioevali del centro Italia, ricche di energia da miele e frutta secca... Il giallo-arancione dovrebbe essere eletto a colore naturale
e caratterizzare le insegne delle vie… adornate di pannocchie di
quell’intenso colore.
6 Giugno 2005. Scritto a Galleno di Corteno Golgi.
Cucina delle valli Fu passo di pellegrini, soldati, turisti: oggi il territorio dà accoglienza da Aprica a Edolo a un turismo amante di paesaggi alpini veri e di natura fusa a tradizioni gastronomiche locali. Chi proviene da sud, dai territori della bassa valle e dal bergamasco, ritrova radici simili: verdure selvatiche, sedano dei campi, erba di stregone (dragoncello), casulotto (formaggette), basciamella, (besciamella), funghi frari (porcini) e cucina alla bornìs o bernìs, “cenere che conserva ancora il calore o che ha ancora un po’ di fuoco”. Ma anche cucina di carni alla piota. Alcune case patrizie della valle hanno imparato le cotture “alla Giannina” di moda nell’Ottocento per caprioli e cervi; salmì per lepri di montagna, arrosti di “fagiano alla moderna” e spiedi di cosce di montone (gighò alla francese, in bergamasco), trasformato in bistecche trasversali da cucinare alla piòta nelle feste popolari cortenesi. Funghi in conserva, cipollette e zucchine si allineano sulle mensole di casa. Un tempo si conservavano anche insalate miste in salamoia per un bisogno quotidiano di vitamine durante l’inverno, da consumare con salame, formaggio e polenta in occasione di merende al caldo della stùa o in baita. Tanta polenta, ma anche erbe e radici. Per la delizia dei palati dei turisti più coraggiosi ci sono occasioni di ricerca di un’alimentazione da frugifero, “mangiatore di frutta”, di bacche, di virgulti, di radici. Radici di Genziana, Cynara, (cardi di montagna, in germoglio), Chicorium (cicorie buone e toniche); spàres (germogli di asparagi selvatici, Rumex (rabarbaro), Carlina acaulis, fiori come i bucaneve, le primule; ciuffetti di Taraxacum, denti di leone... Funghi. E’ un mondo di gnomi e di fate, da giardino del Paradiso... proprio da “sortilegio”. Un mondo che richiama episodi biblici e gusti naturali e curiosi di erbe e frutti chiamati con nomi poco diffusi: redit (radicchio), schlizega (schiopettini) e latughe (lattughe di roccia) per le insalatine di campo; timo serpilo (timo), menta e carè (cumino dei prati) per le erbe aromatiche per fare grappa e tortel; farinei , pa’ del cucû (acetosella) e erba di San Giovanni per fare frittate; zaresgiöl (uva di monte), ribes, mirtilli e varietà’ di fragole per addolcire la bocca con rinfrescanti frutti e succhi agrodolci selvatici... Un altro modo per gustarle? Farne minestre, dopo la merenda, come nelle valli bergamasche, in quelle alpine venete e nel Friuli, della Valtellina e del Piemonte: minestre di montagna, adatte per una alimentazione sana e gustosa. Per finire con una fetta calda di polenta alla piota... E finalmente il “cuz’..... La pecora - raccontano i ragazzi della scuola elementare
di Galleno ai tempi del mio arrivo in paese - è un animale che
non presenta difficoltà per il suo allevamento ed è molto
diffusa in montagna. Le famiglie numerose d’un tempo macellavano
più capi insieme e cucinavano la carne, tagliata a pezzetti in
un grande paiolo. La carne cotta lungamente e con pazienza a fuoco lento
veniva disposta per la conservazione in recipienti di terracotta, salata
e conservata nelle cantine. Questa conservazione permetteva una alimentazione
ricca in proteine animali anche nei periodi di fuga nelle buche (giotte
naturali nella roccia). A casa serviva per fare minestra e per colazione
da portarsi in cantiere, al lavoro. Oggi la tradizione del “cuz” camuno ci appare strettamente incrociata con quella della “pecora a cotturo” di antica tradizione di transumanza (per i Camuni müda). Ne incontrai la descrizione nel primo quaderno dell’Accademia Italiana della Cucina dedicato agli atti del convegno “L’importanza dell’allevamento della pecora attraverso i secoli e la civiltà dei tratturi”, Manfredonia (10 marzo 1990). L’Accademia è alla ricerca di antiche tradizioni da riproporre alla considerazione dell’età post nucleare. E’ mio desiderio convincere gli operatori locali (pubblici e privati) a una gara conviviale tra Nord e Sud, tra Corteno e Potenza. Ciascuna con le sue pecore, con i suoi paioli, con la sua tradizione. O prima o dopo mi riuscirà di convincere i sindaci o chi per loro a diffondere la conoscenza del “cuz” e del “cotturo” al resto del mondo con un’eco più favorevole alla biblica carne di pecora! La ricetta del cuz... In valle ognuno ha i suoi piccoli segreti, sul grasso,
sugli odori. Per una gustosa tenerezza rinnovo il richiamo alla bontà
della carne: vanno scelte le pecore che preferiva Abele da offrire alla
glorificazione del Signore. Pecore che abbiano pascolato serenamente erbe
e radici buone, pecore "opime". In Accademia ho coordinato l’edizione
dei ricettari della Regione Lombardia che hanno chiuso la collana di ricette
raccolte in tutte le regioni italiane. A fine 2001 la trentina di volumetti
in formato tascabile hanno dato luogo a una prima edizione dei Ricettario
della cucina regionale italiana, dal Touring Club Italiano, oggi alla
seconda edizione in un bellissimo volume che ha incontrato successo e
consenso di lettori. La ricetta ricavata da una ricerca anche bibliografica
è inclusa fin dalla prima edizione e completa l’inserimento
che il Comune di Corteno Golgi ha richiesto alla regione Lombardia del
“cuz” come prodotto alimentare conservabile, pubblicata nel
Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, 5° supplemento straordinario
al n. 16 del 21 aprile 2000, proprio con il numero 16 della categoria
Carne e derivati. Al prodotto alimentare è concesso il riconoscimento
previsto dal DM 350/98 di rispondenza ai criteri di “tradizionalità”
per metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate
e praticate secondo regole tradizionali... diciamo, per semplificare,
da secoli! La valle sta rivedendo la propria capacita di proposta
a tavola in quanto la sua ricchezza di prodotti genuini rappresenta un
patrimonio da gestire con attenzione e cura. Quello del “cuz”
consente una sfida “biblica” a qualsiasi stracotto di pecora...
Enzo Lo Scalzo
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