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LUOGHI
CAMPANIA FELIX, PIENA DI SORPRESE ANCHE OGGI
Press tour enogastronomico nelle province
Caserta, Benevento e Avellino, 5-7 settembre 2008
Un cospicuo gruppo di giornalisti, comunicatori
e tour operator, una ventina in tutto, ha seguito l’iniziativa proposta
da Tour Gourmet srl di Sandro Chiriotti, sviluppata su mandato di ATI
Aladino viaggi, per conto di Regione Campania ed EPT di Avellino, Benevento
e Caserta. Tre giorni ricchi di luoghi incantevoli, di realtà produttive
interessanti, di degustazioni d’ogni tipo. La reggia di Caserta,
con le sue migliaia di stanze, merita sempre una visita, specie ora che
molte parti sono state restaurate e ripristinate all’antico splendore.
E così pure il parco, anzi, i parchi. Si, i Borboni non lesinavano
quando si trattava di costruire giardini di varia ispirazione –
italiana, inglese, eccetera – dedicati alla regina, alle famiglie
dei nobili in visita-soggiorno per il periodo estivo, alle partite di
caccia del re. L’estensione è vastissima, e l’ingresso
è gratuito per i residenti, di entità modesta per i turisti.
E’ difficile immaginare che in passato questo territorio, ora assai
arido e brullo, fosse coperto da fitti boschi di querce e altri alberi
ad alto fusto. Durante gli spostamenti verso le province di Benevento
e di Avellino in effetti si possono ammirare grandi estensioni di boschi,
dal verde intenso anche nella calura estiva, perché l’acqua
abbonda nella zona. C’è da sperare che gli incendi boschivi
che si notavano a distanze regolari e molto ravvicinate lascino in vita
la maggior parte del patrimonio verde rimasto.
San Leucio: tessitura sete
Il turista può scoprire tantissimi gioielli d’arte e di architettura,
in numerosi siti campani. Uno di questi è Sant’Agata de’
Goti, antica cittadina che si affaccia su una terrazza tufacea a precipizio
sul fiume, ricca di opere d’arte, di ristoranti e botteghe che ricordano
altri tempi, e di cantine scavate nel tufo. Imperdibile Capua, un anfiteatro
secondo solo al Colosseo, 170 metri per 140. E’ particolarmente
suggestivo camminare nei vastissimi piani sotterranei, molto articolati
e con qualche resto delle antiche decorazioni; e qui più che in
superficie che ci si rende conto della sua grandiosità architettonica.
Il turista che preferisce lasciare a casa l’auto e farsi portare
può affidarsi al “trenino dell’arte” che nel
beneventano fa tappa alla chiesa di Santa Sofia, al museo del Sannio,
alla Rocca dei Rettori, al Teatro Romano, a Ponte Leproso, all’Arco
di Traiano e alla Chiesa di Sant’Ilario. C’è spazio
notevole anche per il turismo religioso; il luogo di nascita di San Pio
è tra le mete più frequentate.
Salumi di bufalo
Un punto forte della Campania è il turismo enogastronomico. Le
specialità sono davvero tantissime, e quasi tutte ancora vicine
alle tradizioni più autentiche. Mentre l’incremento annuo
medio nazionale nel settore enogastronomico si attesta intorno all’8%,
in Campania si arriva a punte del 30 %. La regione vanta 8 percorsi del
gusto, di cui 2 dedicati al vino. L’elenco dei prodotti di eccellenza
è lungo. La più nota è forse la mozzarella di bufala
campana DOP; comunque non sono certo da meno la ricotta di bufala e la
scamorza, per non parlare di squisiti salumi realizzati con la carne di
bufalo, come la “bresaola”, il prosciutto, vari tipi di salami.
La carne di bufala pare particolarmente indicata per diete a basso contenuto
di colesterolo. Però tra le carni campane pregiate ci sono anche
il vitellone bianco dell’Appennino centrale (DOP), il capicollo,
la salsiccia e soppressata del Sannio e il prosciutto di Pietraroja. Del
resto il maiale nero ha qui le sue origini anche se è in Spagna
che è stato valorizzato maggiormente con la Patanegra.
Parco della Reggia di Caserta
Troviamo numerosi
formaggi le cui origini risalgono all’epoca romana, come per esempio
il conciato romano a base di caglio di capretto e con un’elaborata
tecnica di affinamento; il carmasciano, lavorato da pascoli siti a mille
metri di altezza, il caso peruto, il famoso pecorino Laticauda (le pecore
hanno una caratteristica coda larga, dalla quale si ottiene una carne
squisita). Diversi i tipi di oli tipici campani, tra cui quello caiazzana,
con un proprio patrimonio genetico differenziato dalle altre specie.
La Campania è decisamente “terra di grandi vini”. Tre
i DOCG: Taurasi, Greco di Tufo e Fiano di Avellino. I DOC sono Taburno,
Asprino di Aversa, Campi Flegrei, Capri, Castel San Lorenzo, Cilento,
Costa d’Amalfi, Falerno del Massio, Galluccio, Guadiolo, Irpinia,
Ischia, Penisola Sorrentina, Sannio, Sant’Agata dei Goti, Solopaca,
Vesuvio Lacryma Christi. E’ il territorio forte, in parte con terra
vulcanica, e un clima con buona variazione di temperatura ad imprimere
le proprie caratteristiche a vini unici, inimitabili.
La parte forse più sorprendente della produzione agroalimentare
sono però le verdure: i funghi, le melanzane, i peperoni come quelli
di Montesarchio, la cipolla di Bonea, il carciofo di Pietrelcina, le castagne
di Montella (DOP), la nocciola Mortarella e tonda di Giffoni (IGP), il
tartufo nero di Bagnoli, e le cicerchie, più “modeste”
ma alla base di piatti eccezionali.
Nel settore ortofrutticolo la mela annurca (IGP): piccola, soda, profumatissima
e asprigna, da gustare cruda o in varie specialità tra cui la purea
che tanto bene si accompagna a formaggi e carni. Molto ampia la floricoltura
nonché la coltivazione di tabacco.
Un altro settore economico importante è costituito da dolci e liquori;
il liquore Strega al Nocillo, il torrone di Benevento e i torroncini di
San Marco dei Cavoti sono alcuni esempi, seguiti dalle pastiere di riso
di Morcone, “la pizza chiena”di Campolattaro, il tortano di
Amorosi. Il pane di Montecalvo è realizzato con uso esclusivo di
lievito madre. Questa tradizione è comunque viva in moltissime
comunità, e il pane fatto con lievito madre si gusta spesso, negli
agriturismi e nei piccoli borghi, con un profumo e un sapore incomparabili.
Rimarranno impressi nella memoria del turista gli antipasti di verdure,
la pasta fresca condita in modo magistrale, le pizze rustiche e (quando
ci si arriva; ci dicono che “voi del nord mangiate poco”),
i secondi di carne. Nell’insieme, si darà forse la preferenza
ai locali tipici e tradizionali dove ancora si coltiva una cucina vicina
alle origini. I ristoranti alla moda con elaborazioni culinarie e voli
pindalici non sempre sono all’altezza delle aspettative.
Bufale
Però anche
qui ci sono le lodevolissime eccezioni. La cultura e la tradizione del
territorio spesso sono sentiti e promossi soprattutto dalle iniziative
private, come per esempio dal Ristorante Le Colonne a Caserta, dove, oltre
a spiegarci componenti e origine dei piatti persino con apparecchi audio
personali, ci hanno deliziati con la recitazione di una attrice che presentava
la mozzarella di bufala, le sue origini e le sue ragioni d’essere.
E in omaggio ai presenti, due libri e un dvd, sempre a supporto del territorio
(oltre che del ristorante stesso). Anche in quasi tutti gli altri ristoranti
abbiamo avuto ampie spiegazioni sulle materie prime e sulle tecniche di
preparazione, un aspetto che ci ha fatto apprezzare ancora di più
l’ottima cucina campana.
Notevole l’iniziativa “settembrealborgo” (www.settembrealborgo2008.org),
che in Caserta viene celebrata da 38 anni ed è stata ripresa ormai
da diverse città e cittadine campane. In realtà gli eventi
iniziano già in luglio e si susseguono a ritmo serrato, anche con
più di uno spettacolo al giorno/alla sera. Un palcoscenico particolarmente
affascinante quello allestito nel cortile del castello medievale della
Caserta antica, un borgo molto ben conservato appollaiato in cima ad una
montagna (Caserta significa case irte, cioè ripide). Circondati
dalle mura del castello e con a fianco la torre medioevale più
alta che sia rimasta in piedi, e che ospita un garbato museo di costumi
di dame e cavalieri – insomma un’atmosfera festosa e accogliente,
favorita ulteriormente dal fatto che nelle vicinanze si trovano dei ristoranti
con giardino e ottima cucina, come per esempio “Gli Scacchi”.
Di eventi poi ve ne sono molti altri, durante l’anno, come per esempio
il mitreo film festival in dicembre a Santa Maria Capua Vetere. Memorabile
anche la visita a S.Leucio, dove ancora oggi sopravvive la tessitura di
pregiate sete e broccati, che ebbe inizio sotto Ferdinando IV nel 1789
con un impianto sociale e leggi di una tale modernità da servire
da esempio per molto tempo anche in altri stati. Vale la pena visitare
il borgo e il museo ben allestito.
Quali consigli dare al turista giustamente curioso di conoscere i tesori
della Campania, che sono davvero tanti e molto pregevoli? Prima di tutto
di organizzare, per quanto possibile, il viaggio affidandosi ad agenzie
di provata esperienza anche in una zona per alcuni versi “difficile”,
almeno fuori dai grandi percorsi turistici. Calcolare ampi margini di
tempo in più, rispetto al previsto e armarsi di tanta pazienza,
anche quando uno sciopero non autorizzato blocca l’uscita dall’aeroporto
e le “forze dell’ordine” non prendono iniziative in
attesa di ordini (che non arrivano); oppure quando in un albergo di 300
camere e al momento con un massimo del 10% occupato, le due addette alla
reception con 4 terminali si ostinano ad attivarne uno solo, anche di
fronte ad un folto gruppo di persone in arrivo; oppure quando un assessore
non prende minimamente atto di una opportuna segnalazione; o quando in
un museo si è pregati di attendere la presentazione del video,
che invece non parte; o ancora quando si perdono spettacoli, appuntamenti
e persino aerei perché il tempo è stato programmato con
eccessivo ottimismo. La Campania e la sua popolazione sono comunque da
amare, e da riscoprire, pezzo per pezzo.
Gudrun Dalla Via
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