LUOGHI

14 MAGGIO, FERRARA ABATE FETEL: METTERE A FRUTTO LA COMUNICAZIONE

Il triangolo che racchiude le province di Ferrara, Bologna e Modena rappresenta in assoluto, l’areale più vocato per la pericoltura.

In questo areale e nella vicina Romagna del resto, nella prima metà del secolo scorso, è nata la frutticoltura “industriale“ che ha così fortemente caratterizzato l’economia agricola del territorio e che, ancora oggi, rappresenta un vanto della produzione agroalimentare italiana.

Con qualche sconfinamento nelle province limitrofe di Ravenna, Reggio Emilia, Mantova e Rovigo, si producono qui le pere migliori che trovano condizioni ambientali eccezionalmente favorevoli ed imprenditori di grandissima capacità. A riprova di ciò, le pere dell’Emilia Romagna si fregiano del riconoscimento I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta) dell’Unione Europea che, attraverso rigidi disciplinari di produzione assicura al consumatore standard elevatissimi di qualità e di salubrità.

In questo contesto, a fronte di un ricchissimo panorama varietale, l’interesse dei produttori si concentra soltanto su poche cultivar, tanto che le principali cinque rappresentano la quasi totalità della produzione nazionale.

Fra queste, eccellente per qualità si è rivelata “l’Abate Fetel’’ che, individuata in Francia nell’800, oggi è coltivata pressoché esclusivamente in Italia, in particolare nell’area citata, fatte salve le esigue produzioni spagnole, cilene e argentine.

La pera Abate è una varietà dalle eccezionali caratteristiche estetiche e gustative. La sua forma, allungata e particolarissima, la rende perfettamente riconoscibile, dunque facile da ”comunicare”. Dal punto di vista economico poi, è quella che negli ultimi tempi ha ottenuto costantemente la migliore remunerazione, tanto da risultare la preferita dai frutticoltori. A conferma di ciò, i nuovi impianti di pere sono per almeno 2/3 riconducibili all’Abate Fetel.

Ma la remunerazione di un prodotto non è mai un fatto acquisito. Bisogna fare innanzitutto i conti con la concorrenza sempre più agguerrita che a livello internazionale viene esercitata da parte di Paesi produttori nell’ambito dei quali vigono regimi fiscali, previdenziali e di tutela del lavoro assai meno onerosi e persino normative fitosanitarie molto più permissive.

In secondo luogo, la rivoluzione che sta ormai irreversibilmente interessando il sistema distributivo e lo strapotere acquisito dalla Grande Distribuzione Organizzata, rendono difficile mantenere nel tempo le tradizionali quotazioni.

Che fare allora per preservare il valore e l’importanza di quella che è considerata la pera regina? In che modo evitare gli effetti della concorrenza e, auspicabilmente, allargare i consumi?

Per trovare risposte a questi interrogativi la CCIAA di Ferrara, in collaborazione con la Fondazione Carife e con Bayer Cropscience, entrambe a diverso titolo interessate a che un patrimonio davvero unico per l’economia locale abbia la giusta valorizzazione, ha organizzato il convegno del 14 maggio, nel corso del quale autorevoli relatori e testimonials hanno offerto il contributo della loro competenza per suggerire la ricetta, o meglio, le ricette, che potrebbero consentire alla “regina” di restare tale, dopo che una specifica ricerca compiuta da Trade Food Lab ha evidenziato una percezione del prodotto da parte del consumatore per certi versi sorprendente e, comunque, ben diversa dalle caratteristiche che – secondo gli operatori della filiera – la pera Abate realmente possiede.

Si tratta di opinioni per lo più influenzate da luoghi comuni e da qualche pregiudizio che però è bene considerare al momento di produrre uno sforzo comunicativo più che mai necessario.

Cosa comunicare e come? Questo il tema affrontato dagli esperti al microfono. Poi, il successo definitivo sarà frutto anche di un impegno organizzativo intenso, soprattutto sul versante commerciale, che consenta di superare le storiche divisioni fra gli operatori chiamati a definire politiche e strategie comuni.

Il ministro Paolo De Castro ha partecipato al convegno traendone le conclusioni dopo che Roberto Della Casa e Carlo Cannella, docenti rispettivamente presso l’università di Bologna e “La Sapienza” di Roma, hanno tracciato un profilo della pera Abate Fetel sotto gli aspetti economici, di mercato e nutrizionali. E dopo che i testimonials intervenuti in rappresentanza di importanti brand quali Melinda (Luca Granata), Radicchio di Treviso (Lucio Torresan), Consorzio Vitellone Bianco Appennino Centrale (Stefano Mengoli) e Consorzio Asti Spumante (Andrea Ghiglione) sollecitati dal prof. Daniele Tirelli, sociologo del consumo, docente dell’Università IULM di Milano che ha curato la ricerca presso i consumatori, hanno illustrato i loro esempi di successo.