LUOGHI C’è una “o” di
differenza e dalla musica si passa al vino, ma il passaggio è agevole,
perché anche il vino è musica, per il palato. L’enciclopedia
di Wikipedia è chiara: “I Negramaro sono un gruppo rock
italiano che trae il nome dal Negroamaro, un vitigno della terra d'origine
della band, il Salento. Se stai cercando l'omonimo vitigno, vedi Negroamaro”.
A noi interessa il Negroamaro con la “o” nel mezzo, questo
vitigno vigoroso, dalla produzione costante e abbondante, adattabile con
facilità ai climi caldi e a diversi tipi di terreno, con preferenza
per quelli calcareo-argillosi, come quelli del Salento, appunto. La provincia
di Lecce è un vero mosaico di denominazioni d'origine controllata:
il Negroamaro, vitigno straordinario, è alla base di quasi tutti
i rossi e i rosati di quest'area (da qui provengono i migliori rosati
d'Italia: in nessun'altra regione vitivinicola questa tipologia ha un
ruolo così determinante e riveste tanta importanza, sia economica
che d'immagine). Usato sfuso sino a 30 anni fa solo per tagliare vini
meno possenti, oggi il Negroamaro del Salento entra nella composizione
di una cinquantina di vini Doc pugliesi (più frequentemente unito
a Malvasia Nera, Sangiovese, Montepulciano, anche Cabernet Sauvignon e
Merlot) ma sempre più spesso viene imbottigliato in purezza. Il
che è una sfida per gli enologi. Gli esperimenti condotti dal Cnr
in alcune aziende per la selezione di lieviti autoctoni di Negroamaro
lasciano ben sperare per il futuro: dalla cura delle vigne si è
passati a studiare meglio come si può intervenire in cantina, con
lieviti appropriati e temperature controllate.
Sempre a proposito di ceramica, non dimenticate
a Lecce di visitare la bottega “L’Ocra” (www.locra.it)
nello storico Palazzo Guarini, dove Lucia Mancini Guarini crea e decora
con stile ed eleganza manufatti utili per l’illuminazione, la casa,
i giardini. Nel giardino del palazzo, dove soggiornò anche Gioacchino
Murat, è possibile visitare un ipogeo messapico del terzo secolo
prima di Cristo. Il cognome Guarini ci porta a scrivere della nota azienda
agricola duca Carlo Guarini (www.ducacarloguarini.it)
che ha sede a Scorrano, 30 chilometri da Lecce. Un’azienda antichissima:
la storia dice che Ruggero Guarini arrivò in Puglia con Roberto
il Guiscardo, secolo undicesimo. Insignita di molti feudi nel passato,
conserva ancora oggi masserie e tenute per circa 700 ettari, coltivati
a vigneto, oliveto e seminativo. La Tenuta Piutri, tra Brindisi e Lecce
nel comune di Torchiarolo, allinea 70 ettari di vigneti, per lo più
autoctoni: Negroamaro, Primitivo, Malvasia nera. I ceppi affondano le
radici fra monete e resti di giare romane, a testimonianza dei lontani
tempi in cui Virgilio da queste coste ammirava le montagne dell’Epiro,
l’attuale Albania. All’inizio degli anni ’90, quando
pochissimi conoscevano l’esistenza di uve Negroamaro e Primitivo
e i Salentini quasi si vergognavano a esporre il nome del loro vitigno
autoctono, i Guarini sfornarono le prime bottiglie in purezza, scrivendo
sull’etichetta il nome del vitigno (oggi il “Piutri”
è Negroamaro al 100/100). Da allora molto è stato fatto
per affermare vini intimamente salentini, puntando su Igt Salento e sui
nomi dei vitigni autoctoni. La cantina dell’Azienda Agraria Duca
Carlo Guarini è in un palazzo antico di fine Settecento, dove però
tutte le fasi della produzione sono all’insegna dell’innovazione
con le migliori attrezzature per la vinificazione e il controllo della
temperatura. Una barricaia è ricavata in un ipogeo scavato nella
pietra, nel 1500 usato come frantoio.
Sempre a Leverano (“città
d’Europa che guarda al Mediterraneo”, sostiene il sindaco
Cosimo Durante) ecco il colosso della viticoltura pugliese: la Cantina
sociale cooperativa annovera ben 1.250 soci per complessivi 1.300 ettari
vitati. «Fondata nel 1959 – ricorda il presidente Antonio
Tumolo – siamo passati da 44 a 1.250 soci, con circa 2 milioni di
bottiglie prodotte ogni anno, molte delle quali vanno all’estero.
Crediamo molto nei vitigni locali e vinifichiamo in purezza sia il Primitivo
che il Negroamaro». (www.cantinavecchiatorre.it).
La vitalità di Leverano è testimoniato anche dalla attività
della locale Banca di credito cooperativo e del mercato dei fiori, dove
110 floricoltori della zona sono riuniti in cooperativa, guidata da Rocco
Leone (assflorleveranesi@libero.it).
Ma torniamo a Lecce, la città italiana capitale del barocco, dove decine di chiese (se ne contano oltre 40) e palazzi raccontano la ricchezza di un periodo storico che ha caratterizzato questa città – definita anche la “Firenze del Sud” – per circa 150 anni nei secoli XVII e XVIII. Bighellonate senza timore nelle vie centrali ed osservate come schiere di intagliatori, usando la duttile pietra locale, hanno elevato monumenti di grande splendore. Vale per tutti la Basilica di Santa Croce, ma non dimenticate la chiesa di Santa Chiara e il Duomo. Un modo intelligente per ristrutturare e valorizzare gli antichi palazzi nobiliari è stato quello di ricavarvi eleganti e suggestivi bed and breakfast, come ad esempio quelli di Palazzo Personè (www.palazzopersone.com) con ingresso proprio sulla piazza della chiesa di Santa Croce, Suite 68 (www.kalekora.it), Arco Vecchio (www.arcovecchio.com), tutti nel centro storico. Si riposa sotto volte antiche, con la sensazione che il tempo possa essersi fermato qualche secolo fa. Roberto Vitali
|