|
LUOGHI,
FATTI E PERSONE
IL "MODELLO AGROALIMENTARE
PIEMONTE" SECONDO MINO TARICCO
La prima intervista esclusiva rilasciata dal neo Assessore Regionale
all' Agricoltura del Piemonte Mino Taricco con A.S.A. - Associazione Stampa
Agroalimentare.
Il Piemonte sta vivendo un momento particolare, la gente ha poca
fiducia, c’è poco ottimismo. Il mondo agroalimentare può
essere il volano per far ritornare il sorriso ai piemontesi?
Io penso che attualmente il Piemonte stia attraversando una fase delicata.
Tutta una serie di motori di sviluppo che avevano caratterizzato la nostra
regione stanno avendo, diciamolo pure, dei momenti di crisi non indifferente.
Una crisi che probabilmente sarà di crescita, di ristrutturazione,
ma che in questo momento segna pesantemente l’economia complessiva
del sistema. Quindi è evidente che di fronte ad un quadro di questo
genere, cioè un calo dei posti di lavoro, non si riescono ad assumere
grandi prospettive di ottimismo.
A tutto questo si aggiunge l’incertezza che aleggia nella società
riguardo alle scelte che hanno coinvolto la sanità, l’assistenza
e la previdenza. Dobbiamo rivedere scelte e metodologie che ci eravamo
dati.
Il Piemonte, come tutto il resto d’Italia, ha vissuto un momento
difficile, come testimonia la crisi del settore automobilistico torinese
e quello del settore tessile biellese. In tali condizioni si diffonde
un clima di grave incertezza, di crisi di prospettiva, anche perché
nelle aree particolarmente colpite la gente non riesce a capire quale
sia la direzione da prendere.
La stagione che ha vissuto il mondo agricolo è, nonostante tutti
i suoi problemi, caratterizzata da grossi elementi di controtendenza .
Io sono un agricoltore. Amo molto il mio lavoro di agricoltore, la campagna
per me è vita. La sento come ricchezza tangibile : non è
economia virtuale. Vedere la gemma che sboccia, il fiore, il frutto maturo
da cogliere, la potatura con cui vengono disegnate le forme della pianta
per l’ anno dopo, è un dato molto fisico, molto concreto.
In una società come la nostra, con molta virtualità, l’
agricoltura è in assoluto una delle dimensioni più concrete
e reali che esistano.
Penso che il recupero di tradizioni e cultura attraverso il cibo e il
recupero degli antichi mestieri a cui oggi stiamo assistendo, abbia molto
a che fare con questa vita che noi oggi viviamo come eterea e sfuggente.
Ho partecipato ad una fiera di un piccolo paesino di montagna sugli antichi
mestieri; il paesino contava circa 300 abitanti ma c’ erano migliaia
di persone.
C’è voglia di recuperare, di conoscere di nuovo, di andare
a scoprire nuovamente alcune cose che facevano parte del nostro bagaglio
di vita e che ora vanno perdendosi.
Penso che l’agricoltura sia un pezzo di mondo che possa dire e dare
qualcosa di diverso. Non voglio dire che l‘agricoltura sia un settore
che vada bene, senza problemi. L’agricoltura ha molti problemi.
Però sono fiducioso che potrà essere, in sinergia con altri
settori, un momento importante per lo sviluppo socio-economico del nostro
Piemonte.
Scommettiamo sul vino, sui prodotti caseari, sui
cereali o sulle carni?
Lei dice che è necessario fare squadra, ma sa perfettamente
che oggi questi quattro importanti comparti dell’agroalimentare
piemontese si stanno muovendo in maniera completamente indipendente e
distaccata l’uno dall’altro.
E’ vero che c’ è una necessità di maggior coordinamento
delle azioni anche nei settori più trainanti quali il vino .Bisogna
rivedere strategie sia commerciali sia nella modalità comunicativa
e promozionale.
Anche nel settore del caseario abbiamo delle splendide perle che sono
state lasciate all’organizzazione dei singoli. Abbiamo alcuni formaggi
che sono dei prodotti eccezionali, come il Raschera o la Robiola di Roccaverano,
ma che non sono stati oggetto di una strategia comunicativa complessiva.
L’Ente Pubblico deve utilizzare le capacità che ha, come
promotore e coordinatore di una strategia nuova, senza rubare spazio ai
soggetti che operano sul territorio.
Deve porsi a supporto. Deve essere motore e stimolo per questi soggetti,
creando quindi una partnership forte. Alcuni altri settori, poi, hanno
situazioni completamente diverse.
Sul discorso dei cereali dobbiamo avviare una riflessione profonda nel
senso che dobbiamo discutere sugli assetti organizzativi di base, sull’innovazione
dei processi di trasformazione. Se vorremmo giocare la partita sul futuro
dei cereali destinati all’alimentazione umana, dovremmo trovare
il modo per arrivare ad unire al prodotto alcuni servizi che oggi sono
strategici nella catena alimentare. Oggi le persone comprano la pasta
di una marca piuttosto che di un’altra, non per una questione di
qualità ma anche perché è venduta con dei servizi
inglobati che la rendono più fruibile di altre.
Sicuramente non sarà la Regione a dire cosa bisogna fare, ma la
Regione dovrà mettersi in condizione di sostenere ed aiutare chi
la strada dell’innovazione la vuole imboccare. Lo stesso discorso
vale per gli altri prodotti.
Le Enoteche Regionali saranno il braccio operativo
della promozione del vino? L’Assessore ha altre cose in mente?
Partendo dal discorso delle Enoteche Regionali, ritengo, per quello che
ho avuto la possibilità di conoscere, che siano uno strumento splendido.
Hanno interpretato in modo egregio la promozione del territorio attraverso
i prodotti e la promozione del territorio stesso in una situazione nella
quale molti altri, invece, facevano solo tanto fumo. Le Enoteche regionali
hanno invece veramente svolto un lavoro concreto di rappresentanza del
territorio.
Sulla questione invece dell’ Enoteca del Piemonte , io sono convinto
che ciò che è accaduto al suo interno, al di là degli
aspetti che verificherà la Magistratura, ci sia sostanzialmente
stata una carenza di progetto.
A mio giudizio era necessario decidere se l’ enoteca del Piemonte
era uno strumento per vendere il prodotto oppure doveva essere uno strumento
di coordinamento e di supporto alle attività che istituzionalmente
svolgono le Enoteche regionali.
l’ Enoteca del Piemonte deve essere una struttura agile, con una
sede poco più che “virtuale”, deve avere uno staff
di persone valide sotto il profilo organizzativo con esperti che diventavano
lo strumento attraverso il quale l’insieme delle Enoteche va a partecipare
o concorrere a momenti di comunicazione all’esterno.
Sono mancate probabilmente delle scelte.
Direi che tra tante complessità quella più grossa è
che ci troviamo di fronte ad un problema dove non mancano soltanto risorse,
ma manca la strategia.
L’ Assessore cosa vuole fare?
L’Assessore in questo momento è in attesa perché secondo
me c’è da fare un serio ragionamento tra i tanti strumenti
che già ci sono e che stanno già operano e capire quale
tipo di riassetto organizzativo è necessario darsi.
Noi abbiamo alcuni strumenti che possono essere efficacissimi in questo
senso.
Lo strumento dell’Enoteca del Piemonte secondo me è uno strumento
che deve esserci in quanto modalità di intervento. Quale poi debba
essere la modalità organizzativa sarà oggetto di scelte
che dovremo fare al più presto.
Vedo con interesse il lavoro svolto dall’ Istituto Marketing Agroalimentare.
Anche qui c’ è da ragionare seriamente su cosa dovrà
fare l’ Istituto Marketing Agroalimentare.
Anche nell’ Istituto Marketing Agroalimentare
allora serve un progetto.
L’Istituto Marketing Agroalimentare alcune cose pregevoli le ha
già fatte.
Anche se il problema sta a monte : capire dove vogliamo andare e cosa
vogliamo fare noi . Questo è un problema di indirizzo politico
e non un problema dell’ Istituto Marketing Agroalimentare che deve
essere uno strumento.
Come abbiamo convenuto negli incontri con le organizzazioni professionali
e con gli Assessori delle Province piemontesi, noi dovremmo usare i mesi
che da adesso ci porteranno in autunno per mettere a fuoco i problemi
che abbiamo sul tappeto e capire quali sono i nodi da sciogliere, per
poi arrivare alla seconda metà di ottobre ad una conferenza regionale
sull’Agricoltura, qualunque sia il nome che avrà.
Quella sarà veramente l’occasione per mettere a fuoco l’orizzonte
strategico dell’agricoltura di questa regione. In quella sede dovremo
definire le decisioni strategiche per i prossimi tre o quattro anni per
fare scelte che dovranno mettere l’ agricoltura in condizione di
essere organizzata e capace di reggere le sfide che la attendono .
Allora, Assessore, crede di farcela a far rifiorire
questo Piemonte agricolo ?
Nella mia esperienza c’ è un impegno nella cooperazione,
che viene definita da tutti i manuali come uno strumento anticiclico,
che vuol dire che dà il meglio di sé quando le cose sono
difficili. Ho la sensazione che la maggioranza degli uomini sappia dare
il meglio di se quando le situazioni sono complesse e la sfida è
alta.
di Roberto Rabachino
Coordinatore Nazionale del Territorio A.S.A
- Torna all'Indice
di fatti, luoghi e persone
- Torna all'Indice delle Rubriche
|
|
|