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LUOGHI, FATTI E
PERSONE
A SAN ZENONE DEGLI EZZELINI (TV) CENE MEDIEVALI IN COSTUME
Chi percorre la statale che da Bassano porta a Montebelluna, non può
non rimanere affascinato da un antico borgo, carico di storia e di suggestioni:
San Zenone degli Ezzelini, le cui origini si identificano da un lato in
uno dei santi più amati del primo Cristianesimo (Zenone che, nato
in terra d'Africa, nel 380 fu nominato vescovo di Verona) e dall'altro
nella potente Signoria degli Ezzelini, fedeli alleati dell'imperatore
Federico II, che governarono la Marca Trevigiana fino al 1260 quando furono
annientati da una Lega formata da Veneziani, Padovani, Vicentini ed Estensi.
Le cronache dell'epoca raccontano con dovizia di particolari (alcuni raccappriccianti)
la fine degli Ezzelini: torturato il tiranno, Ezzelino III da Romano,
ed il suo cadavere esposto al pubblico dileggio, decapitati figli e fratelli,
arse vive la moglie e le figlie. Compiuto il massacro, il castello degli
Ezzelini fu raso al suolo: solo la torre fu risparmiata. Le vicende storiche
legate alla tragica fine degli Ezzelini, in particolare l'infelice sorte
toccata ad Alberico Da Romano, fratello del tiranno, hanno lasciato una
traccia che il tempo non è riuscito a cancellare, se ad ottocento
anni di distanza si continua a ricordarne le gesta, soprattutto quelle
cortesi. Presso Alberico, infatti, trovarono ospitalità intellettuali,
artisti e scienziati altrove perseguitati e qui rifugiati fin dalle lontane
terre di Francia.
Presso l'antica torre, unico simulacro rimasto dell'epoca ezzeliniana,
immerso in uno straordinario scenario bucolico, oggi sorge il Ristorante
«Alla Torre», una sorta di «buen retiro» per moderni
viandanti e buongustai. Qui, in passato, si riunivano accademici, studiosi
e storici del Medioevo per approfondire il mondo ezzeliniano ed in particolare
gli aspetti culturali legati alla gastronomia e alla storia dell'alimentazione.
Anche per questo Luigi Artuso, titolare della «Torre», sorretto
dall'entusiasmo della famiglia e di uno stuolo di amici (Otello Fabris
in primis, raffinato gastronomo nonché insigne studioso di storia
medievale), ha deciso di sottolineare la presenza ezzeliniana tra le mura
del suo famoso ristorante, modificando in maniera originale l'ambientazione
della sala principale. Ecco scomparire i prestigiosi quadri d'autore per
far posto a spade, alabarde, scudi con gli stemmi dei signori locali.
Le pareti, delicatamente decorate a quadrettoni alternati bianchi e rosa,
sono coperte da drappi di tele dal sapore antico, prodotte da arcaici
telai. Una nuova atmosfera, insomma, per un virtuale viaggio verso un
affascinante passato anche grazie ai piatti che Gino Artuso elabora in
cucina rivisitando le antiche memorie gastronomiche del Duecento veneto.
Ogni venerdì il Ristorante «Alla Torre» propone le
cene medievali in costume ideate con l'intento di ricreare le atmosfere
delle corti dell'epoca. Nella realizzazione dei menu, Otello Fabris ha
cercato di adeguare i vari piatti al gusto attuale. Ogni ricetta ha una
sua storia specifica da narrare a partire dalle «frittelle da imperatore
magnifici», dove per imperatore si deve intendere Federico II, suocero
di Ezzelino. Un posto di primo piano, nel menu, spetta pure al figlio
Manfredo con la «torta di Re Manfredo da fava fresca». Ai
tempi andati ci riportano altresì le «offelle di salvia indorate»
(foglioline di salvia fritte), i gamberi di fiume con la «bonerba»,
le «truttelle di Grigno in carpione», il «pan de noxe»
(pane alle noci), le fagianelle allo spiedo, i fagioli bolliti, la torta
saracina con le arance. Il tutto accompagnato dal Verdiso della Marca
Trevigiana, dal Groppello, dal Refosco e - dulcis in fundo - dalla Malvasia
passita dell'isola di Salina. Noblesse oblige.
GIUSEPPE CASAGRANDE
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