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LUOGHI, FATTI E PERSONE
LA PITINA DELL'OSTERIA
AI CACCIATORI A CAVASSO
Nel Pordenonese, ai piedi delle Dolomiti friulane, c'è un
paesino di poche anime - Cavasso - che è diventato famoso tra i
buongustai per aver riscoperto una specialità gastronomica d'altri
tempi che sembrava destinata all'estinzione: la "pitina", una
polpetta di carne aromatizzata e affumicata che ricorda la "mortandela"
della Val di Non. Originariamente la "pitina" (che Slow Food
ha deciso di inserire tra i prodotti tipici del BelPaese da salvare sulla
mitica Arca del Gusto) era confezionata con carni di camoscio e capriolo
macinate, aromatizzate con aglio, finocchietto selvatico, bacche di ginepro
e conciate nel vino rosso. Una volta formate, le polpette (dieci centimetri
di diametro) venivano spolverate con farina di polenta e poste sotto la
cappa del focolare per alcuni giorni. Dopo l'affumicatura, potevano così
essere conservate anche per dei mesi.
Oggi la "pitina", oltre che con carni di selvaggina, viene preparata,
sempre con lo stesso procedimento (uno dei maestri è il macellaio
Filippo Bier) anche con carni di montone, capra, suino e - novità
assoluta - oca. Quest'ultima versione è diventata la specialità
principe della Trattoria "Ai Cacciatori" di Cavasso. Angelina
e Daniele Corte (lei ai fornelli, lui in sala) servono la "pitin'oca"
scottata sulla piastra con l'aggiunta di alcune gocce di aceto oppure
in brodo di polenta o, ancora, scaldata nel burro, tagliata a fettine
e adagiata su un letto di polenta di grano saraceno e frico. Una ghiottoneria.
Ma "Danél" (così è soprannominato il patron
dell'antica trattoria) è conosciuto dai buongustai anche per altre
specialità: per la polenta con il formaggio "pincion",
ad esempio, per il "pòc cun les frices" (radicchio con
i cicccioli), per i tortellacci con i porcini. Ed ancora: per i "blecs"
di grano saraceno (un particolare tipo di pasta fatta in casa) conditi
con il ragu' d'agnello, per l'orzotto con la salsiccia e il Montasio,
per la zuppa di cipolle, per il cinghiale in salmì, per la sella
di cervo con i mirtilli, per le beccacce con le pere, per le lumache con
il sedano. Il venerdì, poi, da "Danél" non mancano
mai il baccalà, le seppie in umido, la polenta con le "schie",
mentre la domenica viene santificata con il rito pagano del bollito misto.
Una tentazione anche i dolci casarecci di Angelina (crostate alla frutta,
torta alle noci o alle mandorle, panna cotta). Per i vini, infine, lasciatevi
consigliare da "Danél" che possiede una delle cantine
più rifornite del Friuli. Ottimo il rapporto qualità-prezzo.
Giuseppe Casagrande
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