LUOGHI, FATTI E PERSONE


IL MUSEO DEL PROSCIUTTO A LANGHIRANO

Sarà "vivo", parlante, proprio come la grande tradizione, per non dire il
mito, da cui prende le mosse. Il Museo del Prosciutto di Parma arriva come
seconda tappa del progetto denominato "Musei del Cibo", un doveroso omaggio
della Provincia di Parma alle eccellenze di questo fortunatissimo lembo di
pianura padana: Parmigiano-Reggiano, Prosciutto, Pomodoro (la maiuscola è d'obbligo). Nascerà a Langhirano (PR), a pochi km dalle "culle" di altre bontà legate al
prezioso suino, ad esempio Felino (salame) e Zibello (culatello). Tappa
obbligata sulla Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma.
Del prosciutto di Parma non si parla né si mormora. Lo si gusta. Poi, una
volta che le papille hanno tradotto per i nostri neuroni le ineffabili emozioni della stupenda fettina, e prima che l'incanto si dissolva, una visita al Museo di Sua Delizia completerà il bagaglio culturale di cui dobbiamo diventare portatori sani.
Non si può onorare il Re, se non si conoscono la storia e le mirabili imprese della regale dinastia.
La location, l'ex Foro boario di Langhirano è del 1928. "Uno spazio di più
di 300 metri quadrati, diviso in sezioni, sul modello del Museo del
Parmigiano-Reggiano di Soragna - racconta il professor Mario Zannoni,
curatore dei primi due Musei del progetto - nelle quali avranno degno
rilievo le origini, l'avventura umana, l'evoluzione tecnica e di costume, l'
aneddotica e le curiosità, le applicazioni astronomiche che dall"invenzione"
del prosciutto dolce di Parma arrivano fino all'attuale produzione. Nella
certezza che questo Museo riuscirà a narrare, dai suoi spazi espositivi, una
delle storie più belle mai scritte dall'uomo. Una storia infinita".
Seguendo una metodologia che si allontana dall'esposizione museale in senso
stretto e si avvicina alla didattica "on the field", una sezione sul
territorio, sviluppatosi intorno alla fiorente produzione agroalimentare, ci
introdurrà nel periodo rurale "arcaico", l'inizio della memoria storica. Le
razze suine, in un'altra sezione, non saranno più cose da addetti ai lavori
o da giornalismo televisivo specializzato. Ne potremo parlare senza
scivolare su tragici strafalcioni. Una terza sezione sarà dedicata al sale.
Perché? Perché la salatura è un po' la chiave di volta dell'intero travaglio
da cui nascerà Sua Delizia. "Capire come va scelto e in che modo il sale
agisce è di vitale importanza per comprendere quel mistero apparente che è
la preservazione della carne dai normali processi degenerativi", dice ancora
Zannoni. Immancabile la sezione sulla norcineria tradizionale, vale a dire
sull'arte della macellazione del "gozen", che un tempo assumeva i connotati
di un rito corale (veniva trattato e chiamato come uno di famiglia, il
maiale, con rispetto, poiché con le sue carni garantiva la sopravvivenza
della famiglia contadina). Il filo logico si dipana lungo la sezione
dedicata ai salumi di Parma (e d'altri luoghi) per approdare a quella della
gastronomia che fa capo al prosciutto, o se si preferisce, al mito padano.
Segue la sezione delle attrezzature per la trasformazione, materiale un po'
più moderno che segna l'inizio dell'automatizzazione, l'arrivo delle
macchine (anche se il loro ruolo non intacca la manualità delle fasi
cruciali di lavorazione). Per arrivare all'edilizia specifica: in altri
termini il salumificio con i suoi piccoli segreti strutturali, l"ateneo"
dove Sua Delizia consegue, con il massimo dei voti, l'agognata laurea. La
visita terminerà con le informazioni sul territorio e sull'agroalimentare
parmigiano d'oggi.
"L'intento è quello di offrire un cammino agevole ai visitatori che, salvati
dal rischio dei luoghi comuni, potranno godere di una full immersion nella
"vera" filiera alimentare suina": conclude Zannoni.
I Musei del Cibo arrivano al momento giusto, come sottolinea Albino Ivardi
Ganapini, assessore provinciale all'Agricoltura, Alimentazione e Attività
produttive, nonché padre spirituale e promotore del triplice progetto
connesso con le Strade dei Vini e dei Sapori, col Distretto Agroalimentare e
con la Scuola di Cucina: "Adesso che Parma, la capitale riconosciuta della
Food Valley padana, ha finalmente ottenuto l'Authority alimentare, non
dedicare a tre dei suoi grandi miti altrettanti siti della memoria e del
cuore, sarebbe stato come negare gli Uffici a Firenze o i Musei Capitolini a
Roma".
Gli fa eco Caterina Siliprandi, assessore provinciale al Turismo e Cultura.
"Dei Musei del Cibo, il primo, quello dedicato al Parmigiano-Reggiano è già
una cult-location. Insieme agli altri due costituirà un potente magnete
culturale. Una sorta di data bank del lavoro e dell'ingegno umano e, in
particolare, parmigiano. Dal momento che il turismo moderno si lascia sempre
più attrarre dal patrimonio culturale del nostro paese, non è difficile
prevedere un futuro di successi per i Musei del Cibo di Parma".
Per informazioni: Parma Turismi 0521.228152.
Sito web: www.museidelcibo.it

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