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FATTI E
PERSONE
La ristorazione italiana ha perso un autentico pilastro
E' morto a Bergamo Vittorio Cerea. I buongustai di mezza Europa
andranno ancora a pranzare o a cenare “Da Vittorio” anche
se non più in città Bassa ma alla Cantalupa nel verde di
Brusaporto. Oh si ci andranno tutti ancora compresi quei bergamaschi che
nel ’96 stupirono non poco scoprire che in città si mangiava
nientemeno che il pesce come… neppure al mare.
La storia di questo ristoratore che lascia la moglie Bruna (detta sottovoce
la “generalessa”) e i suoi cinque figli Francesco, Enrico,
Roberto, Barbara e Rossella è uno dei rari esempi di un vero self
made men che non intende la sua opera una missione ma semplicemente lavoro,
ancora lavoro, sempre lavoro e dedizione, unito a lungimiranza e ad un
pizzico d’audacia crescendo in pari tempo una famiglia tenendola
unita.
Nato nel 1936, Vittorio Cerea aveva iniziato da giovanissimo come garzone
di macelleria; dopo soltanto un paio di anni ha avuto il primo contatto
con il mondo della ristorazione come praticante al ristorante Nazionale
considerato negli anni Sessanta il migliore di Bergamo. Giusto il tempo
di imparare qualcosa e a dodici anni era già stagista (anche se
allora il termine non era proprio questo) in vari alberghi in Italia e
in Svizzera. A soli 15 anni aveva abbandonato il lavoro da dipendente
per aprire il bar caffetteria l'Orobica. In seguito rilevò la licenza
del ristorante Roma e nell'aprile del ‘66 inaugurò il “suo”
vero ristorante Da Vittorio. Da allora è stato tutto un crescendo
anche grazie alla collaborazione fattiva prima della moglie ed in seguito
dei figli che fece innamorare del suo lavoro e che con malcelato finto
disappunto confidava agli amici più intimi che l’avevano
superato in maestria. Però la critica già nel '70 gli decretò
la prima stella Michelin. "È stata la più grande soddisfazione
della mia vita professionale - ebbe a dire - insieme alla stima che mi
ha sempre dimostrato Luigi Veronelli". Nel '96, arrivò la
seconda stella ed una miriade di altri riconoscimenti arrivati da ogni
parte del mondo.
Ricordandolo chi scrive e tutti i componenti dell’ASA porgono vive
condoglianze ai suoi famigliari. (g.c.)
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