FATTI E PERSONE

Enoteca regionale, tutti la vogliono ma spetterebbe a Barile

La recente istituzione dell’Enoteca regionale ha sollevato un costruttivo dibattito tra rappresentanti delle istituzioni ed imprenditori. In molti chiedono di allestire l’Enoteca regionale nell’area del Vulture. Scelta saggia, dato che le pendici dell’antico vulcano sono la patria dell’Aglianico - “il principe dei vini”, come in molti lo definiscono, “quel buon vino rosso” come lo definì Carlo I d’Angiò - che nel corso dei decenni ha fatto non solo conoscere sempre più e meglio l’area Nord della Basilicata, ma ha associato ed esportato in tutto il mondo anche l’immagine della nostra regione.
Negli ultimi giorni si è parlato dell’Abbazia di Monticchio come sede per l’allestimento dell’Enoteca. È un’idea interessante, ma forse l’incantevole badia che sovrasta i laghi rischia di ospitare troppe cose e rischierebbe di essere lontana dal legame tra vino, vigneti e vignaioli. Perché, allora, non caldeggiare la candidatura di Barile? Il borgo vulturino avrebbe tutte le carte in regola. Da sempre è considerato uno dei centri più rappresentativi per la produzione del pregiato Aglianico. Lo testimoniano gli innumerevoli vigneti, gli imprenditori e i tanti privati che ogni anno, dopo mesi di appassionato lavoro tra i filari, portano sulle tavole degli italiani e all’estero il primo Doc lucano. La tradizione vitivinicola di Barile affonda le radici – è proprio il caso di dirlo – a cinquecento anni fa ed è testimoniata dalle cantine scavate nel tufo, anch’esse divenute simbolo di una vocazione secolare. Negli anni scorsi il Comune di Barile si fece avanti per ospitare l’Enoteca regionale, individuando pure la probabile sede: il Palazzo Frusci, completamente ristrutturato, nel centralissimo Corso Vittorio Emanuele. Sarebbe opportuno rispolverare questa idea. Non bisogna, inoltre, dimenticare che “barilese Doc” fu Francesco Saverio Gioseffi (nacque nel 1848), considerato – purtroppo forse poco conosciuto – un imprenditore ante litteram, aperto alle primordiali regole del mercato e all’applicazione non invasiva della tecnica in agricoltura. Gioseffi alla fine dell’800 sostenne le produzioni di qualità (comprese quelle di olio) in tutta l’area del Vulture, rivolgendo lo sguardo anche ad Acerenza e Forenza, e fu il protagonista della riorganizzazione sociale ed economica delle campagne. Il suo appassionato lavoro gli permise prima di guidare Barile degnamente come sindaco (tra la fine dell’800 e l’inizio del’900) e in seguito gli valse la nomina di Cavaliere del lavoro (nel 1912).
Fa un po’ pena il silenzio assordante degli amministratori barilesi, che nella vicenda non hanno preso alcuna posizione sull’Enoteca regionale, chiamata ad essere un presidio stabile per la promozione dell’intera Basilicata, a promuovere ulteriormente un prodotto inimitabile e a ricordare l’amorevole laboriosità delle sue genti.

Gennaro Grimolizzi