LUOGHI, FATTI E PERSONE

BANCARELLA MON AMOUR

L'ambulantato è notoriamente una delle forme commerciali più antiche. Oggi si potrebbe chiamare outlet a cielo aperto. Sino ad una quarantina d'anni addietro anche dalle nostre parti era pressoché l'unico punto di vendita dove nei piccoli centri era possibile rifornirsi di merci varie. In particolare, beni di prima necessità perlopiù alimentari o prodotti per l'igiene personale e per la casa. Nel tessile poi, camioncini e bancarelle fungevano da vetrina per capi di biancheria e vestiti "all'ultima moda" reperibili altrimenti solo nei grandi centri. Mercati itineranti presenti a sagre e fiere ma, con lo sviluppo edilizio, sempre più numerosi anche nei rioni cittadini. Tale forma commerciale rispondeva alle esigenze del tempo poiché supportava o integrava gli acquisti nei negozi tradizionali.
Punti di vendita che sia per l'avvento di super e ipermarket, sia per il caro-affitti, sia per l'impossibilità d'essere competitivi rispetto alla vastità dell'offerta merceologica e dei prezzi di questi nuovi attori della distribuzione, hanno dovuto abbassare le saracinesche.
A resistere all' aggressivo assalto della moderna distribuzione organizzata sono rimasti appunto i mercatini, le bancarelle, gli ambulanti. Ed hanno un successo enorme. Qualora non bastasse osservare il quotidiano che mostra la corposa affluenza tra i banchi a cielo aperto, ecco i dati ufficiali della maggiore associazione dell'ambulantato italiano, ossia la Federazione Italiana Venditori su Aree pubbliche (Fiva) e dell'Unioncamere, dati che spiegano che l'aumento delle vendite negli ultimi mesi è di oltre il 20%, che la crescita degli ambulanti negli ultimi tre anni è stata di 20.000 unità raggiungendo quota 170.000 licenze. Per tacere dei molti, moltissimi abusivi, extracomunitari e non, che portano questo universo a numeri ben superiori. Tuttavia, il dato più eloquente è che 22 milioni di italiani comprano da un ambulante almeno una volta il mese.
Il boom delle bancarelle è da imputare soltanto al caro-vita che attraversa un po' tutti gli strati sociali? Certamente questo è un elemento importante; tuttavia, come spiega Gianpaolo Fabris, professore di sociologia dei consumi, occorre incrociare diversi fattori. "L'impoverimento percepito causato dall'inflazione da euro - commenta Fabris - viene visto nell'immaginario da orde di casalinghe "cacciatrici" di lattuga, carote e zucchine a poco prezzo. Che in realtà spuntano davvero dagli ambulanti i quali propongono generalmente ortofrutta di buona se non ottima qualità>. Per inciso, le 4.300 tonnellate circa di frutta fresca e le 5.000 tonnellate di verdura fresca acquistate annualmente dalle famiglie italiane (fonte osservatorio Macfrut) sono per il 40% vendute appunto dalle bancarelle.
Ma, non di sole massaie è composto l'universo degli acquirenti dell'ambulantato, i mercatini sono sempre più trasversali e interclassisti. Li frequentano i colletti bianchi, le maestranze e gli artigiani per difendere i rispettivi tenori di vita, le nuove famiglie di extra comunitari, le signore benestanti che vogliono fare un affare coniugando il concetto di "non spendere poco, ma spendere bene". Ma il profondo segreto del loro boom, magari non esplicizzato verbalmente ma reale nei comportamenti, è dovuto in gran parte al bisogno di relazioni sociali. Il negoziante col quale fare quattro chiacchiere e magari mercanteggiare un po' sta sparendo del tutto, al supermercato non è possibile per via dei ritmi dettati dal sistema; per appagare il desiderio di aggregazione resta il centro commerciale, ma l'afflato è un po' più formale e non appaga del tutto la voglia non solo di comperare ma di sentirsi appartenente a un microcosmo.
Quindi, evviva il mercatino. Ma cosa si trova sulle bancarelle?
Parafrasando un noto slogan: di tutto e di più. Dell'ortofrutta si è detto, poi alimentari vari (compresi piatti pronti cucinati al momento: polli,conigli e stinchi allo spiedo, merluzzo e totani fritti, patatine, melanzane, ecc) poi, una grande offerta di ittici, quindi dolciumi, abbigliamento, scarpe, tessuti e persino pellicce, articoli per l'igiene personale e per la casa, cosmetici, minuteria metallica, accessori vari anche per l'auto e la moto, e via proponendo. Circa il beverage e attualmente defilato. Intanto però sono cominciati ad apparire furgoni-bar efficienti che servono caffè, te, cappuccini, soft drink, acque minerali, succhi, piccoli snack, ecc. Di vino, per ora, salvo che nelle sagre paesane dove produttori locali provvedono ad offrire generosi assaggi vendendo in pari tempo pratiche confezioni da 3, 6 e 12 bottiglie, neanche l'ombra. Tuttavia, considerata la liberazione delle licenze, qualora venisse superato il problema logistico (le casse sono pesanti e non maneggevoli come i cluster) non è detto che ciò non avvenga. Specie se si considera che gli ambulanti, seguendo le strategie della grande distribuzione, stanno mettendo a regime lo stesso sistema di approvvigionamento con qualche considerevole costo in meno che in parte viene trasferito al consumatore..

Giuseppe Cremonesi



- Torna all'Indice di fatti, luoghi e persone


- Torna all'Indice delle Rubriche