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FATTI E
PERSONE
Venti anni portati bene: Le città del vino
Un grande compleanno festeggiato a dovere, con numerose manifestazioni
in tutta Italia. Una di queste si è svolta il 21 febbraio a Rho,
per la presentazione di un rapporto realizzato in partnership con il CENSIS.
I dati emersi sono interessanti e incoraggianti.
Con il 6 % dei comuni italiani già entrati a far parte delle "Città
del Vino", 2,5 miliardi di Euro di fatturato, 4 milioni di enoturisti
nel 2006 c'è da chiedersi se vi sono ancora spazi per la crescita.
Il presidente dell'associazione, Valentino Valentini, non ha dubbi: probabilmente
si può arrivare a quintuplicare queste cifre.
Le risorse però per ora sono scarse, e le iniziative sono quasi
totalmente autofinanziate. Per esempio, è di appena 5 mila €
la disponibilità mensile per la gestione di una Strada del Vino.
In 3 anni, però, hanno quasi raddoppiato visitatori. Tra i canali
di finanziamento pubblici le risorse di bilancio dei Comuni al 61%.
In termini di flussi, prescindendo dalla qualità e selettività
delle iniziative, il numero medio di visitatori delle Strade del Vino
tende a raddoppiare: erano 11.800 nel 2004, sono 20.200 nel 2006. Limitatamente
alle oltre 100 Strade del Vino esistenti in Italia (molte però
ancora sulla carta) sono oltre 2 milioni le persone coinvolte nelle attività
o nei luoghi di questi itinerari, presenti da nord a sud. E mentre il
passaparola si riconferma come il principale canale di scelta delle destinazioni,
anche Internet diventa uno strumento sempre più determinante per
il “fai da te” del viaggio enogastronomico. I dati emergono
dal V rapporto Città del Vino/Censis sull’enoturismo in Italia,
seconda parte, presentato il 21 febbraio a Rho (Milano), alla vigilia
della Bit, la Borsa internazionale del turismo. L’indagine è
stata curata dal Censis servizi tra la seconda metà di giugno e
la prima metà di luglio 2006 attraverso 320 schede di rilevazione
inviate a Comuni, Strade del Vino, aziende, cantine, agiturismi, ristoranti,
consorzi e associazioni di categoria.
Il rapporto completo è sul sito www.cittadelvino.it
Il V. Rapporto in sintesi
Ben 9 Strade su 10 hanno un sito Internet, 7 su 10 un codice di qualità,
7 su 10 fanno la formazione del personale, 6 su 10 organizzano tour, ben
8 su 10 segnalano i ristoranti del territorio, ma appena 1 Strada del
Vino ogni 10 pratica politiche di sconto e convenzione per i turisti.
Tra i punti di forza dell’offerta troviamo al primo posto la qualità
del paesaggio, seguita dalla qualità dei prodotti alimentari, dei
vini e della ristorazione tipica. Sicuramente da migliorare la qualità
dell’accoglienza in cantina e la diffusione dei punti di degustazione.
Da una parte prosegue l’onda lunga della deriva “modaiola”
iniziata da circa 20 anni, fa notare il V rapporto, dall’altra cominciano
a manifestarsi anche sintomi di rallentamento, se non di stanchezza. I
volumi dei turisti nazionali e stranieri che si muovono per destinazioni
enogastronomiche continuano a crescere, ma a ritmi meno sostenuti del
previsto; i “fatturati” generati da questi turisti sembrano
almeno stazionari, sia al livello di indotto che per acquisti diretti
in cantina.
Un quadro complessivamente dinamico ma sempre più articolato, con
alcuni esempi virtuosi di fuga in avanti ma anche sintomi di delusione
e precoce maturità.
“Un organismo giovane, con gli squilibri tipici di una crescita
tumultuosa ma anche con un enorme potenziale di sviluppo ancora da esprimere”.
Questo l’identikit del turismo enogastronomico italiano, secondo
Fabio Taiti, presidente di Censis Servizi e curatore del Rapporto. ”Il
panorama dell’offerta presenta almeno quattro tipi di faglie divaricanti
– sottolinea Taiti -. Tra vini di tendenza e di identità,
tra gastronomie della banalizzazione e dello sbigottimento, tra territori
sovraffollati e rarefatti, tra dominanze e marginalità delle relative
economie. Ne emerge un quadro ancora simile a un puzzle scomposto, che
trova però crescenti sintonie con la nuova domanda di turismi e
leisure, sempre più articolata tra tribalismi delle minoranze evolute
e politeismi delle maggioranze neo-consumiste. Dopo il relativo stallo
degli ultimi anni – conclude Taiti - si prospetta dunque per il
turismo del vino italiano uno scenario di nuovo dinamismo e grande sviluppo,
tra selezione delle destinazioni elitarie e decollo dei nuovi territori”.
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