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FATTI E
PERSONE
Ismea, clima mina fiducia delle aziende agricole
Pesa sui giudizi degli operatori
anche la tendenza al ribasso dei prezzi. Migliorano invece le attese sugli
sviluppi di medio termine.
Peggiora nel terzo trimestre 2014 il clima di fiducia delle aziende agricole
italiane, nonostante il miglioramento delle attese sugli sviluppi di medio
termine espresso dagli operatori. Secondo la consueta indagine condotta
da Ismea su un panel di 800 aziende agricole, l'indicatore sintetico che
misura il sentiment in campagna perde quasi tre punti su base trimestrale
e due sullo stesso trimestre del 2013, portandosi a -9,1 (il campo di
variazione è compreso tra -100 e +100).
Alla base della flessione, spiega l'Ismea, il peggioramento dei giudizi
sugli affari correnti, in un trimestre contrassegnato da un andamento
meteo che ha avuto impatti fortemente negativi su diverse coltivazioni,
a danno soprattutto di vigneti e oliveti.
Tra i fattori che hanno inciso negativamente sulla fiducia anche la riduzione
dei prezzi agricoli, scesi a un ritmo più sostenuto (-6,6%) rispetto
alla dinamica dei costi di produzione (-0,8%). Mostrano invece un miglioramento
i giudizi sugli sviluppi a 2-3 anni.
A livello settoriale si osserva un peggioramento del sentiment più
o meno diffuso, con le sole eccezioni degli allevamenti da latte, che
scontano un miglioramento dei giudizi sul futuro, e delle aziende olivicole,
che hanno invece beneficiato di una ripresa delle quotazioni all'origine.
Rispetto al valore medio dell'indice generale, il livello della fiducia,
nel terzo trimestre 2014, risulta più basso nel comparto dei seminativi
e in quello della zootecnia da carne; di converso è più
elevato, seppure negativo, nei settori del vino, del latte, della frutta
e dell'olio d'oliva.
Solo il 19,4% delle imprese interpellate da Ismea ha dichiarato, nel trimestre
in esame, problemi con ricadute sostanziali sulla gestione ordinaria dell'attività
aziendale. Quota che sale tra il 22% e il 25% nel caso delle aziende fruttifere
e vitivinicole, che hanno risentito maggiormente delle anomalie climatiche
e metereologiche della stagione estiva.
Quanto alle intenzioni di investimento su un periodo di dodici mesi, il
22% delle aziende ha risposto in senso affermativo, il 70% si è
espresso negativamente, mentre il restante 8% non ha fornito risposte.
La propensione a investire risulta più elevata nelle imprese condotte
da giovani under 40 e nei settori a più alto grado di internazionalizzazione,
in particolare vini, oli e zootecnia da latte. (www.ismea.it)
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