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QUALITA'
Federbio lancia la piattaforma anti-truffa contro i “furbetti del
bio”
Tracciare in tempo reale quali e quante
sono le superfici coltivate a biologico, le produzioni e i flussi commerciali
di materie prime bio per mangimi, cereali e granaglie. È l’obiettivo
della piattaforma informatica Integrity Platform presentata a Bologna
ad agricoltori, gruppi della grande distribuzione ed enti di certificazione
da Federbio, la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica.
Un progetto che dovrebbe, secondo i suoi promotori, mettere un freno ai
“furbetti del bio” e contenere le frodi alimentari.
L’ultima è di pochi giorni fa (la Guardia di Finanza di Pesaro
l'ha scoperta l’11 aprile, nello stesso giorno del lancio di Integrity
Platform): ha portato a un maxisequestro in diverse regioni d'Italia di
prodotti alimentari ucraini e indiani contraffatti o contaminati con pesticidi
falsamente certificati come biologici e all'iscrizione nel registro degli
indagati di 23 persone. Federbio punta quindi a garantire più sicurezza
per i consumatori ma anche per i produttori e commercianti onesti, ai
quali, più di ogni altro, truffe e raggiri minano la reputazione.
La piattaforma, pronta dal prossimo luglio e operativa on line da settembre,
si basa sul modello messo a punto dall’austriaca Intact, usato da
tempo da produttori e rivenditori di prodotti biologici che commerciano
nel paese d’oltralpe. Ilsistemain pratica registra, seguendo fatture
e documenti di trasporto degli operatori italiani, i movimenti della filiera
biologica dal campo allo scaffale del supermercato, evidenziandone eventuali
incongruità. Il dato primario su cui si basa è la superficie
agricola biologica certificata coltivata in Italia e nei Paesi di importazione.
Da essa è possibile infatti stimare a quanto ammontano i volumi
di prodotto, “scovando” rese produttive e transazioni sospette.
Come? Incrociando i dati inseriti da tutti gli attori coinvolti: da un
lato agricoltori, trasformatori e operatori commerciali, dall’altro
gli stessi enti di certificazione. Ai primi viene chiesto di inserire
i dati riportati nei documenti fiscali di acquisto e vendita nel portale
internet di Federbio Integrity Platform oppure attraverso i server gestionali
aziendali, ai secondi di inserire nella piattaforma i dati di documenti
giustificativi, di certificati di conformità di operatori biologici,
e dei programmi annuali di produzione. In caso di difformità tra
i dati, la piattaforma lancerà degli “allerta” agli
operatori e ai certificatori. Ai primi l’impegno di non acquistare
merce e materie da aziende “segnalate” dal sistema, ai secondi
l’avvio degli accertamenti del caso, coinvolgendo se necessario
anche le forze dell’ordine.
E' prevista anche un'iniziativa ricolta ai consumatori: da maggio sui
siti di Accredia e Federbio, grazie alla collaborazione tra queste due
realtà, sarà visibile Data Bio, il data base dei documenti
di certificazione di tutti gli operatori biologici italiani certificati
dagli organismi di certificazione accreditati dalla stessa Accredia.
La forza (e l’ambizione) del progetto sta nel mettere in rete tutti
i soggetti che compongono la filiera, e in questo senso dal seminario
di presentazione dei giorni scorsi sono arrivati segnali importanti, anche
perché, come ha sottolineato il presidente di Federbio Paolo Carnemolla,
per gli addetti ai lavori la piattaforma che obbliga a comportamenti virtuosi
ha di per sé una valenza commerciale e d’immagine non da
poco. “Al seminario c’erano una quarantina di imprese impegnate
nella grande distribuzione e nella distribuzione specializzata, come Coop
Italia, Galbusera, Alce Nero, che rappresentano l’intera filiera
e che hanno alle spalle molte altre aziende minori di produttori. Con
due di esse, EcorNaturaSì e Coop, abbiamo già siglato accordi,
mentre con altre due, Esselunga e Conad, siamo in trattative. Una risposta
che per noi è assolutamente positiva”.
Per le aziende e gli enti certificatori che aderiscono dovrebbero esserci
vantaggi anche in termini di costi, visto che la piattaforma ottimizza
i software di gestione attualmente usati dagli organismi di certificazione
associati. Per il primo anno di adeguamento del portale, si va da 1.500
euro per gli operatori commerciali e 2.000 euro per gli enti certificatori,
che dal secondo anno si ridurranno rispettivamente a 1.000 euro e 500
euro con quote variabili in funzione delle quantità commercializzate
(previsti 0,16 euro a tonnellata a carico dell’acquirente per ogni
singola transazione), mentre nessuna quota è prevista per le aziende
agricole che vendono quanto prodotto nei loro campi.
Sul fronte sicurezza il sistema, oltre a monitorare in tempo reale i flussi
commerciali, garantisce la non manipolazione dei dati, forniti da tutti
i soggetti della filiera e non esclusivamente da una singola azienda,
e permette agli enti di certificazione di seguire transazioni e scambi
di merce anche dopo numerosissimi passaggi in Italia e all’estero.
Un meccanismo che Federbio ha definito a “semafori” e che,
per usare il famigerato termine tributario non particolarmente amato dagli
imprenditori, indicherà se le compravendite sono “congrue”
rispetto alla produttività potenziale dell’azienda agricola
oppure sfora le rese o le giacenze risultanti da transazioni già
effettuate. “La piattaforma monitora tutto ciò che fanno
le aziende italiane che usano il marchio del biologico, anche ciò
che acquistano all’estero, e questo dovrebbe ridurre il rischio
di frodi, come quella recentissima con acquisti irregolari da Moldavia
e Ucraina”, precisa Carnemolla. (Alessandra Sgarbossa - www.lastampa.it)
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