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FATTI E
PERSONE
Crisi: vita “low-cost” anche a tavola. Si taglia su ristoranti
e pasticcerie, resiste solo il rito del caffè al bar
La Cia commenta il ‘Rapporto Italia’ dell’Eurispes
diffuso ieri: fotografata ancora una volta la situazione di sofferenza
delle famiglie, soffocate dall’aumento delle tasse e dal calo del
potere d’acquisto. Sempre più italiani optano per discount
e prodotti alimentari di qualità inferiore, pur di risparmiare.
La vita degli italiani al tempo della crisi è assolutamente “low-cost”.
Come fotografa ieri anche l’Eurispes, con il crollo del potere d’acquisto
e l’aumento degli oneri fiscali, le famiglie sono costrette a tagliare
tutte le spese: non solo regali, viaggi, tempo libero, ma anche pasti
fuori casa. E infatti nell’ultimo anno si sono ridotte drasticamente
uscite a cena e dolci della domenica, con un calo nei ristoranti (-5 per
cento) e nelle pasticcerie (-11 per cento). Resiste solamente il caffè
al bar, un rito economico a cui non sa rinunciare un italiano su tre.
Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
Con quasi un miliardo e mezzo di consumazioni nell’ultimo anno,
infatti, la pausa caffè di prima mattina o post pranzo coinvolge
circa 20 milioni di italiani -ricorda la Cia- complice anche l’andamento
dei prezzi al bar, che è rimasto stabile e ben al di sotto del
tasso d’inflazione generale.
Purtroppo, però, la situazione di sofferenza delle famiglie coinvolge
anche la tavola casalinga: per affrontare le spese obbligate come carburanti,
utenze, mutui o affitti -osserva la Cia- nell’ultimo anno più
del 50 per cento delle famiglie è stata obbligata a ridurre di
netto la spesa alimentare. Oggi 7,4 milioni di famiglie dichiarano di
optare per prodotti di qualità inferiore, mentre 6,5 milioni ormai
si rivolgono quasi esclusivamente ai discount per gli acquisti settimanali
per la dispensa.
E infatti, guardando all’andamento degli esercizi commerciali nel
2012, si nota come nel periodo compreso tra gennaio e novembre sono soltanto
i discount a crescere dell’1,6 per cento annuo -conclude la Cia-
mentre i supermercati “resistono” con un +0,4 per cento e
le piccole botteghe di quartiere precipitano giù al -2,6 per cento.
(www.cia.it)
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