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FATTI E
PERSONE
L’Istat: frena l’inflazione a gennaio. Rallenta anche il carrello
della spesa
Le vendite al dettaglio segnano i dati più bassi dal
1995
Frena l’inflazione, la crescita dei
prezzi su base mensile è ai minimi dall’inizio del 2011 e
le vendite al dettaglio segnano i dati più bassi dal 1995. Il quadro
delineato dall’Istat sulla situazione italiana non è certo
dei più felici: a gennaio 2013 il tasso d’inflazione annuo
ha registrato un nuovo stop, il quarto consecutivo, fermandosi al 2,2%
dal 2,3% di dicembre e scendendo così al livello più basso
da gennaio 2011. L’incremento su base annua è del 2,2%, rispetto
al 2,3% di dicembre 2012. Secondo le stime provvisorie dell’Istat
il nuovo rallentamento si spiega con l’ulteriore frenata della crescita
su base annua dei prezzi dei beni energetici (+5,4%, dal 9,3% di dicembre),
mentre un ulteriore effetto al rialzo è dovuto all’aumento
dei prezzi degli alimentari non lavorati, in particolare i vegetali freschi
(+9,2% su base mensile, +13,1% su base annua).
Il carrello della spesa è più caro: i prodotti acquistati
con maggiore frequenza dai consumatori sono in aumento dello 0,4% su base
mensile e del 2,7% su basse annua, con un rallentamento rispetto a un
incremento del 3,1% del mese precedente. Quanto all’indice armonizzato
per i prezzi al consumo nei paesi dell’Unione europea (Ipca), a
gennaio diminuisce su base mensile del 2% e aumenta su base annua del
2,4%. La flessione congiunturale è in larga parte dovuta ai saldi
stagionali dell’abbigliamento e calzature. Reggio Calabria (+3,7%),
Genova (+2,9%), Potenza e Ancona (per entrambe +2,6%) sono le città
dove i prezzi registrano gli aumenti più elevati rispetto a gennaio
2012, mentre i tassi d’inflazione più contenuti riguardano
Aosta (+1,5%), Palermo (+1,6%), L’Aquila e Napoli (per entrambe
+1,7%).
Guardando ai singoli prodotti, l’Istat evidenzia il rincaro del
3,2% su base annua dei prezzi dei pedaggi e parchimetri. Crescono su base
mensile del 3,1% i prezzi delle spese bancarie e finanziarie (+4,9% rispetto
a gennaio dello scorso anno) su cui incide l’aumento dell’imposta
di bollo sulle comunicazioni periodiche dei prodotti finanziari.
Crollo per le vendite al dettaglio, che nel 2012 sono scese del 2,2% rispetto
al 2011, il peggior dato degli ultimi 18 anni. Confesercenti ha commentato
i dati definendoli «disastrosi, anche perché portano con
sé migliaia di chiusure d’imprese. Soprattutto il calo dell’alimentare
è un segnale allarmante d’impoverimento delle famiglie, causato
dall’aumento della pressione fiscale e della disoccupazione. Neppure
l’effetto Natale è riuscito a fermare questa deriva pericolosissima
per le sorti dell’economia». E conclude: «Nel 2012 nel
solo commercio al dettaglio hanno chiuso più di 64 mila imprese,
con un saldo negativo del settore che supera le 20mila unità».
Non ci sono buone notizie neppure nel settore energetico. I prezzi raccomandati
dei carburanti restano stabili, ma sul territorio continuano a salire
in conseguenza degli aumenti decisi nei giorni scorsi. Ecco allora che
le «punte» sul servito della «verde» possono arrivare,
in più di un impianto del centro Italia, anche fino a 1,941 euro
al litro. Più caro anche il diesel che tocca 1,814 euro al litro,
mentre il Gpl flette a 0,879.
(Nadia Ferrigo - www.lastampa.it)
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