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FATTI
E PERSONE
Istat: disoccupazione giovanile al 38,4%, inflazione ai minimi
(1,2%)
Come di consueto, l’ultimo
giorno del mese arrivano i dati dell’Istat su disoccupazione e inflazione
(stime preliminari). La prima continua a crescere, la seconda cala ai
minimi storici. Secondo le stime preliminari, ad aprile 2013 l’indice
dei prezzi al consumo aumenta dello 0,1% su marzo e si attesta sull’1,2%
su base annuale (a marzo era all’1,6%) con il carrello della spesa
all’1,5% contro il 2% di marzo. La disoccupazione giovanile è
arrivata al 38,4%.
Il calo dell’inflazione è dovuto principalmente alla frenata
dei prezzi dei beni energetici (-2% rispetto a marzo e -0,9% rispetto
ad aprile 2012). I prezzi del carrello sella spesa diminuiscono dello
0,1% rispetto a marzo e crescono dell’1,5% su base annua (a marzo
crescevano del 2%). Gli unici prezzi che salgono sono quelli dei servizi
relativi alle comunicazioni (+2,3%) e dei servizi ricreativi, culturali
e per la cura della persona (+0,9%), questi ultimi dovuti per lo più
a fattori di natura stagionale. L’inflazione acquisita per il 2013
è pari all’1,0%.
La disoccupazione giovanile, invece, non smette di crescere: a marzo tra
i giovani tra i 15 e i 24 anni l’incidenza dei disoccupati sul totale
di quelli occupati o in cerca, è pari al 38,4%, in aumento di 0,6
punti percentuali rispetto al mese precedente e di 3,2 punti nel confronto
annuale.
In totale i giovani disoccupati sono 635 mila e rappresentano il 10,5%
della popolazione in questa fascia d’età. Gli inattivi tra
i 15 e i 64 anni sono aumentati dello 0,5% rispetto al mese precedente
(+69 mila unità). Il tasso di inattività si attesta al 36,3%,
in aumento dello 0,2% in termini congiunturali e in calo di 0,2 punti
su base annua.
A marzo il tasso di disoccupazione è rimasto fermo all’11,5%,
stesso dato di febbraio ma in aumento di 1,1 punti percentuali rispetto
allo stesso mese del 2012. Rispetto a febbraio il numero di disoccupati,
pari a 2 milioni 950 mila, è diminuito dello 0,5% (-14 mila). Su
base annua la disoccupazione cresce dell’11,2% (+297 mila).
A marzo gli occupati sono stati 22 milioni 674 mila, in diminuzione dello
0,2% rispetto a febbraio (-51 mila) ma si tratta di un calo che riguarda
la sola componente femminile. Su base annua l’occupazione diminuisce
dell’1,1% (-248 mila). Il tasso di occupazione, pari al 56,3%, diminuisce
di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale e di 0,6 punti rispetto
a marzo 2012.
Secondo Federconsumatori i dati sulla disoccupazione riaccendono i riflettori
su uno dei problemi più gravi del nostro Paese: la vera e propria
emergenza lavoro che costringe le famiglie a fare i conti con una continua
ed inarrestabile caduta del proprio potere di acquisto. L’Osservatorio
Nazionale Federconsumatori ha calcolato che, nel solo biennio 2011-2012,
la perdita del potere di acquisto delle famiglie è stata pari al
-6,7%. E’ indispensabile che il nuovo Governo dia la massima priorità
al tema del lavoro, avviando da subito misure di rilancio occupazionale,
specialmente a favore dei giovani, quali la ripresa degli investimenti
per lo sviluppo e la ricerca, nonché l’allentamento dei patti
di stabilità con gli enti locali, per dare possibilità di
intervento soprattutto con pratiche di manutenzione, sicurezza ed edilizia.
Il Codacons sottolinea, invece, come il calo dell’inflazione sia
dovuto sostanzialmente al crollo dei consumi: un crollo senza precedenti
che tocca persino beni di prima necessità come gli alimentari,
ed è, quindi, paradossalmente, il segno di una crisi profonda.
“E’ fondamentale che il Governo Letta mantenga la promessa
fatta al Parlamento di congelare sia l’aumento dell’Iva che
l’Imu sulla prima casa. L’aumento dell’Iva, infatti,
avrebbe fatto rialzare la testa all’inflazione, con un incremento
dei prezzi dello 0,6%. Per una famiglia di 3 persone con una casa in proprietà
non avere Imu ed aumento Iva significa, per il 2013, evitare una stangata
da 329 euro”.
Certo queste misure non possono certo bastare per far recuperare alle
famiglie quell’erosione del potere d’acquisto avvenuta nel
corso di 11 anni, dal 2002 ad oggi, per quanto siano un primo passo importante.
Non bastano neanche per recuperare quanto una famiglia di 3 persone perde
ora, in termini di aumento del costo della vita, per via dell’inflazione
pari all’1,2%, che, nonostante sia ai minimi dal febbraio 2010,
equivale pur sempre ad una stangata da 419 euro su base annua, superiori,
quindi, ai 329 euro risparmiati con Iva ed Imu. Per questo il Codacons
chiede al Governo Letta di bloccare, almeno fino al 2015, tutte
le tariffe e gli aumenti previsti, non solo Iva, quindi, ma anche Tares,
acqua, trasporto pubblico locale, pedaggi autostradali. (www.helpconsumatori.it)
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