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FATTI E
PERSONE
Addio alle aromatiche, si torna all’orticoltura
Molte aziende decise a cambiare dopo il calo delle aromatiche. Albenga
le organizzazioni agricole: attenzione all’improvvisazione angelo
fresia
L’agricoltura ritorna al passato per salvarsi dalla crisi. I coltivatori
albenganesi stanno per concludere la peggiore stagione primaverile dell’ultimo
trentennio, con quasi il cinquanta per cento di vasi invenduti a causa
del maltempo e della recessione. Alcuni floricoltori ricorreranno a risparmi
personali per preparare la prossima annata e pagare i costi della primavera
catastrofica, la maggior parte diminuirà la produzione, qualcuno
pensa addirittura di chiudere. E nelle campagne c’è chi punterà
nuovamente sugli ortaggi. Pomodori, carciofi e insalata al posto di aromatiche,
margherite e piante ornamentali.
“Tanti agricoltori stanno pensando di riconvertire le loro
serre e i loro campi all’orticoltura, tornando alle coltivazioni
che nel dopoguerra fecero grande Albenga. La fortuna dell’imprenditoria
albenganese è stata proprio quella di sapersi adattare ai cambiamenti,
passando dagli ortaggi ai fiori e infine alle aromatiche. Ma i rischi
sono dietro l’angolo. Alcune conoscenze orticole potrebbero essersi
perse negli anni e ci sono grosse differenze di lavorazione. A Sanremo,
al centro di un fenomeno simile, alcuni imprenditori sono finiti nei guai
per avere usato con la verdura gli stessi fitofarmaci impiegati per i
fiori”, mette in guardia Michele Introna, direttore provinciale
di Confagricoltura.
“Coltivare pomodori non è come coltivare margherite,
ma gli agricoltori di Albenga hanno sempre dimostrato grandi capacità
di adattamento. Di certo un’annata negativa come questa non si vedeva
da tempo. L’unico disastro che può reggere il paragone con
quello attuale è la grandinata del 1980. Poi c’è stata
la tromba d’aria del 1994, anche se il quel caso era stata colpita
solo una striscia di territorio”, scuote la testa Massimo Rebella,
presidente di Confagricoltura, ricordando due disastri ambientali della
recente storia albenganese.
Il primo, la “notte più nera” dell’agricoltura
ingauna, si verificò il 22 settembre 1980, provocando danni per
55 miliardi di lire. Il secondo fu il tornado dell’8 settembre 1994,
che causò trenta feriti e perdite per trenta miliardi di lire a
oltre cento imprese. Il bilancio del 2013 deve ancora essere scritto,
ma le prime stime parlano di un fatturato complessivo in calo di almeno
trenta milioni di euro rispetto all’anno scorso. (Angelo Fresia
- www.lastampa.it)
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