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FATTI E
PERSONE
Il ministro delle Politiche agricole, alimentari e
forestali Nunzia De Girolamo invita a sfruttare al meglio EXPO2015.
“Le risaie sono esempi evidenti
di come la produzione agricola possa coniugarsi con la tutela dell'ambiente
e della biodiversità”.
Rivendica gli obiettivi raggiunti sul fronte
europeo per l'agricoltura italiana, riconosce la funzione sociale ma anche
il prezioso valore ecologico e naturalistico delle risaie e invita a sfruttare
al meglio un'occasione come l'Expo 2015, in programma a Milano, per promuovere
oltre i confini nazionali un prodotto di eccellenza come il riso, uno
dei più significativi simboli del Made in Italy agroalimentare.
Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De
Girolamo si presenta al nostro giornale con i risultati già ottenuti
sui tavoli di Bruxelles e con le idee piuttosto chiare sui prossimi passi
da compiere per valorizzare al meglio il settore risicolo.
Quali sono i risultati che ritiene più
significativi in merito al negoziato per la riforma della Politica agricola
comune per la nostra agricoltura e in particolare per il settore risicolo?
L'ltalia è riuscita a ottenere dei risultati importanti per la
nuova Pac, soprattutto se pensiamo alla proposta iniziale presentata dalla
Commissione europea. Tra gli elementi principali, oltre al miglioramento
della convergenza interna, sono da sottolineare le misure per il ricambio
generazionale. come la maggiorazione del 25% degli aiuti per le imprese
condotte da giovani, che abbiamo reso obbligatoria. Gli Stati membri possono,
infarti, decidere di assegnare agli agricoltori under 40, per i primi
5 anni d'insediamento, aiuti supplementari che sono pari, in genere, al
25% del valore della media individuale dei titoli o della media nazionale
dei pagamenti diretti nell'ambito dello sviluppo rurale sono state previste
agevolazioni per le start up. Sul fronte OCM, poi, siamo riusciti a tutelare
il settore del vino, con un sistema di autorizzazioni che sarà
in vigore fino al 2030, cosi come abbiamo fatto ammettere a intervento
il frumento duro. Per quanto riguarda nello specifico il settore del riso,
invece, è stato fatto un importante passo in avanti con l'esclusione,
ottenuta anche per le coltivazioni arboree, dagli obblighi previsti dal
greening. Per il settore è stata una buona notizia, viste le problematiche
che avrebbe comportato questa misura. Con la nuova Pac l'Italia ha a disposizione
52 miliardi di euro per 7 anni e dobbiamo fare in modo che queste risorse
siano utilizzate al meglio per tutto il sistema agroalimentare del Paese.
Si tratta di un'occasione fondamentale per il comparto e, quindi, non
possiamo permetterci di commettere 911 stessi errori fatti in passato.
Ci vuole il contributo di tutti: è necessario che ci sia un vero
gioco di squadra, con l'aiuto delle organizzazioni di categoria, delle
Regioni e anche del Parlamento, perché a vincere deve essere l'Italia
e non una parte o un settore. Non possiamo più pensare nell'ottica
del proprio orticello. La posta in gioco è troppo alta e dobbiamo
dare delle risposte concrete ai nostri agricoltori. Ecco perché
ho deciso di convocare al Ministero un tavolo con le Regioni per confrontarci
sulla nuova Pac».
La coltivazione del riso non è
uguale a quella degli altri prodotti agricoli. Quale valenza le si può
ancora riconoscere?
La coltivazione del riso in Italia ha un ruolo importantissimo. Non solo
dal punto di vista economico, ma anche da quello storico e culturale.
Questa coltivazione ha svolto, e continua a farlo ancora oggi, una funzione
sociale molto forte nei territori dove viene praticata. Le risaie, inoltre,
hanno un preziosissimo valore ecologico e naturalistico: grazie al sapienze
lavoro dei contadini. sono degli esempi evidenti di come la produzione
agricola possa coniugarsi perfettamente con la tutela dell'ambiente e
della biodiversità. Ma oltre a dobbiamo ricordare che per la produzione
di riso il nostro Paese detiene il primato in Europa. Questo vale sia
a livello quantitativo che qualitative e il riso italiano è a tutti
gli effetti un prodotto di eccellenza, uno da simboli del Made in Italy
agroalimentare e dobbiamo fare in modo che l'Expo 2015 sia una grande
occasione anche per questo prodotto e per la sua promozione oltre i confini
nazionali.
Uno dei temi più dibattuti,
soprattutto a Bruxelles, sono stati gli aiuti accoppiati: che margini
ci sono ancora per i risicoltori?
L'accordo chiuso a giugno scorso ha consentito, grazie anche all'importante
lavoro della delegazione italiana, di aumentare il plafond da destinare
alle misure accoppiate al 15%, compreso un 2% da destinare a colture proteiche.
Questa è un'importante possibilità che deve essere sfruttata
con la massima attenzione per contemperare le esigenze di mantenimento
di colture strategiche per i territori rurali sotto il profilo socioeconomico
ma anche ambientale, con la necessità di rilancio e di miglioramento
della competitività da settori interessati.
Quali sono gli ambiti del Programma
di sviluppo rurale che potrebbero essere di aiuto per il settore risicolo?
Abbiamo diverse possibilità di intervento, a partire dalle misure
agro-climatico-ambientali, continuando con i finanziamenti per gli investimenti,
gli aiuti per la formazione e la consulenza. Ci sono inoltre delle nuove
misure mirate a promuovere il trasferimento dei risultati della ricerca
agli agricoltori e a incentivare l'innovazione in agricoltura, che potranno
essere un'importante leva per migliorare la competitività del settore
agricolo.
Abbiamo assistito alla riduzione delle
superfici dedicate al riso, a causa in particolare del calo dei prezzi
e del disaccoppiamento totale degli aiuti. Che messaggio si sente di dare
ai risicoltori?
Se ricordo come siamo partiti e cioè con un impianto che la Commissione
aveva predisposto per un appiattimento del valore dei titoli a livello
nazionale o regionale, è evidente che quello che esce dall'accordo
di giugno è un risultato importantissimo. Mi riferisco al fatto
che, attraverso il meccanismo della convergenza interna, è stata
ottenuta la possibilità di salvaguardare, con perdite contenute,
sia il valore dei titoli che la differenziazione dei titoli stessi, notando
in tal modo un appiattimento che avrebbe generato sottrazioni significative,
in primo luogo per i risicoltori. Sono convinta che questo meccanismo,
insieme all'esclusione del riso dalle pratiche del greening e l'eventuale
possibilità di utilizzare aiuti accoppiati, possa contribuire a
mantenere e a rilanciare la risicoltura.
Cosa ne pensa di un possibile accordo
tra tutte le regioni per definire le linee guida per i prossimi PSR riferiti
al settore risicolo?
Consentirebbe non solo di avere un'omogeneità nell'applicazione
delle diverse misure, ma anche di condividere esperienze e massimizzare
i risultati positivi conseguiti da ciascuna Regione evitando differenziazioni
non giustificate da ragioni agronomico-ambientali. Come Ministero siamo
al fianco delle Regioni e, con un lavoro di squadra, sono certa che otterremo
ottimi risultati.
(Giuseppe Pozzi – Il risicoltore
9/2013 - www.enterisi.it)
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