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FATTI E
PERSONE
In dieci anni recuperate oltre 2 milioni di porzioni di piatti pronti
Grazie al progetto Siticibo della Fondazione Banco Alimentare sono
state recuperate queste quantità di alimenti freschi e cucinati
dalle mense, dalla ristorazione, dal catering e dalla grande distribuzione
Oltre 2.600.000 porzioni di piatti pronti, quasi 800mila kg di pane e
quasi 900mila kg di frutta recuperati in 10 anni, quelli trascorsi da
quando è entrata in vigore la cosiddetta “Legge del Buon
Samaritano" che ha permesso la nascita del progetto Siticibo della
Fondazione Banco Alimentare grazie al quale sono state recuperate queste
quantità di alimenti freschi e cucinati dalle mense, dalla ristorazione,
dal catering e dalla grande distribuzione. E' stato grazie a questa norma
(Legge n 155, entrata in vigore il 16 luglio del 2003) che è stato
possibile avviare programmi di donazione e quindi di recupero degli alimenti
in eccedenza della gdo e nella ristorazione.
A questa legge è dedicato l'incontro di oggi a Roma, “Legge
del Buon Samaritano: non sprecare cibo è possibile. Dall’Italia
all’Europa”, organizzato in occasione della Giornata Mondiale
dell’Alimentazione. Una legge "semplice ma efficace",
secondo il presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus Andrea Giussani,
che all'Adnkronos spiega l'importanza della norma, soprattutto in un momento
in cui "in Italia il rischio povertà alimentare riguarda 4
milioni di persone e, allo stesso tempo, a fine anno cesserà il
Pead (il Programma di aiuti europei agli indigenti) che sosteneva con
aiuti alimentari le maggiori associazioni che si occupano di sostegno
e questo si tradurrà in una grande perdita di aiuti alimentari
a partire dall'anno prossimo".
Una buona notizia, però, c'è ed è che "ieri,
nella legge di stabilità, sono stati destinati 5 milioni di euro
per l'intervento sociale, sono pochi ma almeno sono il segno di un effettivo
interesse - aggiunge Giussani - e oggi il ministro De Girolamo è
intervenuta al nostro incontro affermando e sostenendo la propria attenzione
sul problema degli aiuti alimentari".
"Quello che vorremmo - aggiunge il presidente della Fondazione Banco
Alimentare - è che il governo e le amministrazioni riconoscano
il valore di chi opera nella carità in modo professionale, non
con finanziamenti a pioggia, ma con interventi normativi, con progetti
e con la partecipazione alla progettazione. Insomma, noi preferiamo ricevere
alimenti piuttosto che soldi". In questo senso, un'azione utile sarebbe
quella di prevedere vantaggi per chi dona, come ad esempio "defiscalizzazioni
che inducano a donare".
La "Legge del Buon Samaritano" è stata pensata per incoraggiare
le donazioni di cibo pronto e non consumato anche nell’ambito della
ristorazione collettiva che altrimenti verrebbe gettato, e per facilitare
l’attività delle organizzazioni che distribuiscono pasti
e generi alimentari, agli indigenti, in modo gratuito. La norma equipara
il “consumatore finale” alle Onlus che effettuano, a fini
di beneficenza, distribuzione gratuita ai bisognosi sollevandole da tutti
quegli adempimenti burocratici che, di fatto, complicano l’assistenza
agli indigenti.
In pratica, le Onlus che recuperano cibo, per esempio, dalla ristorazione
organizzata per consegnarlo alle persone indigenti non sono tenute all’osservanza
delle norme sulla sicurezza dei prodotti alimentari, perché considerate
consumatore finale.
Ciò non significa che, venendo semplificati gli obblighi normativi,
vengano meno le buone prassi osservate per il trattamento dei cibi cotti
e freschi. Anzi, l’individuazione e l’applicazione delle corrette
procedure per il recupero di alimenti riveste di responsabilità
ciascuno dei soggetti coinvolti, ma con una nuova e più alta veste
morale che deriva proprio dalla libera e spontanea adesione alla cultura
del dono e del recupero del cibo.
Una norma particolarmente importante se si osservano i dati dello spreco
alimentare in Italia. Nel solo comparto della ristorazione, fa sapere
la Fondazione Banco Alimentare, il fenomeno dell’eccedenza alimentare
'conta' 209,1 mila tonnellate l'anno di cui solo il 9,2% viene donato
ad enti caritativi, ciò vuol dire che 189.9 mila tonnellate l'anno
finiscono nella pattumiera.
Complessivamente nell’intera filiera si generano 6 milioni di tonnellate
l'anno di eccedenza per un valore economico di 13 miliardi di euro e di
queste 5,5 finiscono al macero (ricerca “Dar da mangiare agli affamati.
Le eccedenze alimentari come opportunità 2012). Vi è quindi
un enorme potenziale di eccedenza che ad oggi non viene donato a food
bank o Enti caritativi. (www.adnkronos.com)
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