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FATTI E
PERSONE
L’uomo che sta preparando la nuova arca
Quasi come un novello Noè, Gunther Reifer sta preparando un
modello di sviluppo che permetterà agli economisti, ai governi
e soprattutto ai popoli di uscire dalla tragica crisi che sta attanagliando
il mondo.
Il
Dott. Gunther Reifer è un bell’uomo giovane e bruno, che
sembrerebbe più di razza mediterranea, se non fosse per quel suo
accento, così marcatamente tedesco, che ne rivela subito l’origine.
Infatti Gunther è nato in Alto Adige, ha conseguito il master in
Austria con una specializzazione in marketing e gestione aziendale. Ha
anche lavorato per un anno come docente all’Università, ma
lui voleva sperimentare di persona le tante teorie imparate all’Università,
e quindi ha lascito a latere questo suo impegno, pur rimanendo
docente universitario part-time, e si è dedicato anima e corpo
a vivere sul campo le sfide economiche che si stavano presentando.
All’inizio della carriera, entra in un’Agenzia come consulente
marketing di uno dei più grandi sistemi imprenditoriali e ne capisce
i sottili sistemi di gestione.
L’illuminazione sulla “via di Damasco” avviene durante
un suo viaggio in Asia , deve si rende conto di persona delle inumane
condizioni di lavoro a cui vengono sottoposti gli operai in quelle terre
e decide che questo orrore deve cambiare.
La crisi di coscienza lo porta a dare le dimissioni dal suo prestigioso
posto di lavoro come direttore commerciale di una grande multinazionale
e comincia a capire che il mondo, se continua su questa strada sbagliata,
è destinato alla catastrofe.
L’uomo chiave di questo cambiamento è il farmacologo e imprenditore
sociale egiziano Dr. Ibrahim Abouleish, che Gunther incontra proprio durante
il picco della sua crisi esistenziale. Qualcuno direbbe: non a caso…
Con lui concepisce la visione di un mondo diverso, fondato su un sistema
economico non più imperniato sullo sfruttamento delle risorse,
ma sulla sostenibilità e il rispetto delle persone e del pianeta.
In Egitto il Dott. Abouleish fonda il SEKEM che è un sistema organizzativo
e culturale di rottura con i vecchi parametri e di costruzione di una
nuova economia e un nuovo modo di fare politica.
Altrettanto si propone di fare Gunther in Europa, fondando a Bressanone.,
insieme con Evelyn Oberleiter, l’istituto Terra Institute.
Anche se posto proprio agli estremi confini dell’Italia, è
un fiore all’occhiello della nostra martoriata patria.
Pochi italiani ancora conoscono l’enorme lavoro svolto da questi
pionieri per “guarire “ i sistemi sbagliati di gestione delle
risorse messi in atto da alcuni decenni di scellerate politiche nazionali
e internazionali.
Ho incontrato personalmente Gunther qualche settimana fa a Bressanone
, in occasione dell’annuale Convegno Internazionale THINK MORE ABOUT,
organizzato da Terra Insitute e altri importanti partners. Il suggestivo
titolo del Convegno, che ha visto più di 400 partecipanti e 200
seminari, era “L’arte della Libertà”. Sul palco
nomi internazionali famosissimi tra cui: Helena Norberg-Hodge, Niko Paech,
Maurizio Pallante e tanti altri.
Pochi giorni dopo riesco a farmi rilasciare una intervista proprio da
Gunther.
Come prima domanda gli chiedo: Come
scegli i progetti da portare avanti?
G: Noi vagliamo tutte le idee che ci vengono proposte e supportiamo i
progetti che cambiano la prospettiva. Soprattutto lavoriamo con gli imprenditori
che devono essere non più la causa del problema ma la sua soluzione.
Loro in primis devono capire che produrre prodotti buoni per tutti è
più vantaggioso che produrre prodotti solo per una piccola elite.
I prodotti non devono essere sprecati ma riciclati. Nulla deve essere
buttato via! Usiamo il metodo delle tre P: People-Planet- Prosperity.
Se un progetto non risponde alle tre P, non passa.
Altra domanda: Esistono posti nel pianeta
in cui queste regole sono realtà?
G: Sekam è un modello. Anche in Alto Adige ci sono delle cellule
virtuose che stanno applicando i nostri metodi. Sono già in rete
tra loro.
Terza domanda: Mi spieghi la questione
della “Decrescita felice”?
G: La parola “decrescita”, alla persona comune può
apparire come qualcosa di negativo, contrario alla parola “crescita”,
ma non è così. In Inglese “ Degrow” indica già
una economia del Bene Comune e sempre più persone vengono informate
su come fare. In Italia gli studi del settore sono ancora troppo accademici,
legati più alla matematica e alle leggi piuttosto che alla pratica.
Bisogna partire dall’ Università dove si formano i giovani.
Noi abbiamo già dei metodi consolidati per trasformare le aziende.
Quarta domanda: Il problema diventa
quindi culturale?
G: Sì. Quando andiamo in Germania o in altri paesi europei e parliamo
di queste tematiche rivoluzionarie, le persone fanno molte domande e spesso
ci criticano, ma poi, alla fine, spesso provano a cambiare. In Italia,
invece, riceviamo sempre molti applausi, ma poi… nessuno fa niente.
Io li chiamo gli “Yes…but” cioè persone che apparentemente
dicono di sì, ma che in realtà rimangono granitiche nelle
loro posizioni. La cultura in Italia è cambiata in senso negativo.
Quinta domanda: Ci vorrebbe una regia
che coordini le varie posizioni?
G: Sì. È quello che facciamo come Terra Insitute. Ora siamo
in 20 collaboratori, ma presto faremo una assemblea perché altre
sette persone ci hanno chiesto di entrare. IN Italia è difficile
trovare supporto, ma noi contiamo di essere presenti all’Expò
di Milano del 2015 con l’evidenza di progetti concreti che hanno
cambiato le sorti di aziende già segnate, trasformandole in imprese
di successo. L’evidenza dei fatti è la miglior garanzia.
L’anno prossimo il nostro Convegno sarà probabilmente sul
tema della “Misurazione della Felicità”. Orami tutti
si rendono conto che i parametri derivati dal PIL non sono coerenti e
danno falsi risultati. Infatti anche una epidemia può alzare il
PIL. Assurdo!
In val Venosta, denominata ora “ Valle del Bene Comune” stiamo
facendo un esperimento di bilancio in 4 comuni usando una moneta interna,
diversa dalla moneta nazionale. Abbiamo avuto risultati davvero interessanti.
Sesta domanda: Come vede un economista
come lei, la moneta unica, cioè l’Euro?
G: All’euro mancano le basi culturali per progredire. Se l’unione
è solo monetaria o solo economica è destinata a vita breve.
L’euro deve cambiare altrimenti morirà. Il sistema europeo
deve essere reso più omogeneo: L’IVA cambia di nazione in
nazione così i meccanismi di tassazione e l’ammontare dei
salari. Troppe differenze sostanziali mettono in crisi le varie democrazie.
Finora 147 mega aziende e sistemi bancari enormi gestiscono tutta la ricchezza
del pianeta e fanno politica al posto dei governi. Mi sembra che siamo
ancora ai tempi in cui la Chiesa parlava latino proprio per NON FARSI
CAPIRE. Secondo me si vuole che la gente non capisca.
Ultima domanda: E i giovani in tutto
questo?
G: Noi ci occupiamo di giovani sia nelle scuole che più avanti,
quando diventano imprenditori. Vogliamo dimostrare che un’ azienda
virtuosa guadagna uguale, se non di più, di una azienda corrotta
e ancorata ai vecchi metodi di sfruttamento.
Bisogna cambiare impostazione mentale e sapere agire di conseguenza. Pur
facendo soldi.
Mi allontano da lui di pochi passi e lo
guardo bene. E’ vero, in carne ed ossa, non è un extraterrestre.
E sono in carne ed ossa le centinaia e centinaia di persone che affollano
la sala Congressi a Bressanone.
Riguardo ancora Gunther. e capisco che è semplicemente un uomo
che sta davvero risolvendo i problemi più drammatici e scottanti
del nostro mondo.
Beh, vi assicuro che dopo averlo conosciuto e avergli parlato, mi sento
molto meglio. E voi?
Mirella Santamato
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