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FATTI E
PERSONE
Metà carburante, metà olio da frittura
Qantas cambia rotta sui carburanti e reinventa il pieno
L'Airbus A330 che la scorsa settimana
s'è levato in volo da Sydney alla volta di Adelaide, ha tracciato
una nuova rotta per la Qantas. Ovviamente, la tratta è rimasta
la stessa: 1.250 chilometri. Ma la novità è che, a far girare
i motori di un normale volo commerciale, c'era una miscela fifty-fifty
di carburante per jet e olio da frittura riciclato: una soluzione energetica
che la compagnia di bandiera australiana non considera sperimentale, ma
strutturale. «Dobbiamo prepararci a un futuro non più basato
sui combustibili tradizionali – ha sentenziato Alan Joyce, il Ceo
della compagnia di bandiera australiana – oppure, francamente, non
avremo un futuro».
In primis, c'è il prezzo del petrolio. «Il mercato ritiene
che il prezzo al barile sia destinato a restare sopra i 100 dollari nel
medio periodo», ha rimarcato il numero uno di Qantas durante una
conferenza stampa all'aeroporto di Sydney. Il carburante è la prima
voce di costo, per la compagnia che a febbraio ha annunciato l'esubero
di altri 500 dipendenti. Ma c'è anche il prezzo del carbonio. «Dal
prossimo luglio – spiega Joyce – Qantas sarà la prima
aviolinea al mondo a confrontarsi con passività ambientali in tre
giurisdizioni: il nostro senso di urgenza è più che giustificato».
Come tutte le compagnie del mondo, Qantas è chiamata a partecipare
alla Direttiva europea sulle emissioni dell'aviazione civile, scattata
lo scorso primo gennaio e finita sotto il fuoco di fila della diplomazia
internazionale, con in testa Stati Uniti, Cina, India e Russia. Ma certo
non l'Australia, dove il primo luglio entra in vigore la legge sulle emissioni-serra
fortissimamente voluta dalla premier Julia Gillard. In questo momento,
soltanto tre giurisdizioni al mondo hanno una normativa per il controllo
delle emissioni che derivano dai combustibili fossili: l'Unione Europea,
l'Australia e la Nuova Zelanda, che è l'altro mercato-chiave di
Qantas.
Il biocarburante che ha serenamente traghettato i passeggeri fino all'aeroporto
di Adelaide, è prodotto da una società olandese, la SkyNrg.
Secondo la Qantas, il carburante prodotto con olii vegetali usati dell'industria
alimentare ha un «carbon footprint» (ovvero la quantità
di CO2 che nasce dall'incontro fra un atomo di carbonio sprigionato dalla
combustione con due atomi d'ossigeno nell'aria) del 60% inferiore a quello
del jet fuel.
La direttiva richiede a tutte le compagnie che decollano o atterrano sul
suolo europeo di compensare parte delle loro emissioni comprando diritti
a emettere una tonnellata di CO2 sul mercato Ets. Australia e Nuova Zelanda
hanno adottato meccanismi diversi, ma con l'idea di replicare un sistema
di mercato simile a quello europeo. Un sistema che cerca – senza
il consenso planetario che in questo caso sarebbe necessario – di
mettere un prezzo alle emissioni di carbonio.
La Qantas dice di essere al lavoro, insieme ad altre aziende, per sviluppare
altri combustibili alternativi adatti all'aviazione, come alghe e rifiuti
alimentari. Nel frattempo, l'olio delle patatine vola già ad alta
quota. (Marco Magrini - www.ilsole24ore.com)
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