FATTI E PERSONE

A gennaio l’Indice Fao dei prezzi alimentari torna a salire

I prezzi di tutte le derrate comprese nell'Indice dei prezzi alimentari della Fao hanno registrato un incremento, con gli oli che segnano l'aumento maggiore, seguiti a breve distanza da cereali, zucchero, prodotti latteo-caseari e dalla carne. Al nuovo livello di 214 punti, l'Indice si attesta tuttavia al 7 % in meno rispetto al gennaio dello scorso anno.
L'indice dei prezzi alimentari dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per la fame e l'agricoltura, Fao, tra dicembre e febbraio è salito quasi del due %, ovvero di quattro punti - il primo aumento dal luglio 2011.
I prezzi di tutte le derrate comprese nell'Indice hanno registrato un incremento, con gli oli che segnano l'aumento maggiore, seguiti a breve distanza da cereali, zucchero, prodotti latteo-caseari e dalla carne. Al nuovo livello di 214 punti, l'Indice si attesta tuttavia al 7 % in meno rispetto al gennaio dello scorso anno.
"Non c'è una sola spiegazione dietro questo rialzo - per ogni singolo gruppo hanno giocato fattori diversi", dice l'economista senior della Fao Abdolreza Abbassian. "Ma di certo l'incremento, nonostante la previsione di raccolti record, il miglioramento della situazione degli stock e dopo sei mesi di prezzi stabili o in discesa, evidenzia l'imprevedibilità che domina i mercati alimentari mondiali", ha aggiunto.
"Non mi sembra che i soliti sospetti - il valore del dollaro ed il prezzo del petrolio - siano stati rilevanti nel mese di gennaio, mentre uno dei motivi è il cattivo tempo che al momento colpisce importanti regioni produttive come il Sudamerica e l'Europa. Il clima ha avuto un ruolo e continua ad essere motivo di preoccupazione", ha concluso.
In gennaio l'Indice Fao dei prezzi cerealicoli ha registrato una media di 223 punti, un aumento del 2,3 % (5 punti) dal dicembre 2011. I prezzi internazionali di tutti i cereali principali, ad eccezione del riso, sono saliti con il mais che ha registrato gli aumenti maggiori - il 6 %. Anche i prezzi del grano sono aumentati, anche se in misura minore.
I prezzi hanno risentito dei timori che le cattive condizioni meteorologiche possano in molte regioni produttive pregiudicare i raccolti 2012 ed anche che possano calare le esportazioni dalla Comunità di Stati Indipendenti (Csi).
L'Indice Fao degli oli e dei grassi ha raggiunto a gennaio 234 punti, un aumento da dicembre 2011 del 3 % (6 punti). Fattori trainanti dell'aumento sono stati il consolidarsi della domanda di importazioni per l'olio di palma e per quello di soia, insieme ad un calo stagionale della produzione di olio di palma.
Secondo le ultime proiezioni della Fao la produzione cerealicola mondiale nel 2011 si prevede sarà più che sufficiente a coprire l'utilizzo previsto per il 2011/12 - si stima che la produzione raggiungerà i 2.327 milioni di tonnellate - 4,6 milioni di tonnellate in più rispetto alle ultime stime fatte in dicembre. Se questo dato sarà confermato si tratterebbe di un incremento del 3,6 % rispetto al 2010 e segnerebbe un nuovo record.
Le previsioni sull'utilizzo di cereali nel 2011/12 sono leggermente calate rispetto a dicembre, quasi 2.309 milioni di tonnellate. Ma ancora l'1,8 % in più rispetto al 2010/11. Questo porrebbe le scorte finali alla chiusura della stagione 2012 a 516 milioni di tonnellate, 5 milioni in più rispetto alle ultime previsioni Fao.
L'Indice Fao dei prezzi della carne ha registrato una media di 179 punti, mezzo punto percentuale sopra i valori di dicembre. I prezzi dei diversi tipi di carne hanno seguito andamenti vari, con la carne di maiale che è salita del 2,8 % sulle aspettative di forti importazioni dalla Cina e del pollame calato invece dell'un %.
L'Indice Fao dei prodotti latteo-caseari ha registrato una media di 207 punti, un rialzo del 2,5 % (5 punti) rispetto a dicembre.
L'Indice Fao dello zucchero ha raggiunto a gennaio 334 punti, un incremento da dicembre del 2,3 % (7,4 punti), ma tuttavia ancora 20 % (86 punti) in meno del gennaio dello scorso anno. L'aumento è stato in larga misura determinato da condizioni meteorologiche meno che favorevoli in Brasile, il maggiore produttore ed esportatore mondiale. (www.aiol.it)




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