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FATTI E
PERSONE
Dal talmùd alla tavola i cibi kasher
sempre più presenti nei carrelli della spesa del mondo.
50 persone su 100 scelgono i cibi prodotti secondo le regole
ebraiche perché più sicuri, di qualità e “allergie-free”.
Parola dello studio di Ortodox Union
Dal Talmùd alla tavola, i cibi Kasher
sono sempre più presenti nei carrelli della spesa del mondo. 50
acquirenti su 100 scelgono il cibo prodotto secondo le regole della tradizione
ebraica perché è più sicuro e di qualità migliore
e poi è “allergie-free”. Parola dello studio di Ortodox
Union, l’organizzazione che si occupa della certificazione e di
mantenere alto lo standard del cibo Kasher, presentato in occasione dell’incontro
tra cucina ebraica e cucina romana, promosso da Azienda Romana Mercati
e Camera di Commercio di Roma, di scena ieri a Roma, nel Centro Servizi
per i Prodotti tipici e Tradizionali.
Così il mercato Kasher si dimostra in controtendenza in questi
tempi di crisi e cresce, tanto che non sono solo i consumatori di religione
ebraica a comprarli, infatti su 100, 8 sono ebrei, 15 musulmani, 10 vegetariani,
17 consumatori con allergie a lattosio-glutine, mentre sono ben 50 coloro
che lo ritengono più sicuro e di qualità migliore. Questi
i dati presentati dal presidente dell’Associazione Benè Berith,
Sandro Di Castro, che sottolineato i molteplici obiettivi dell’iniziativa,
“dal ricordare che la comunità ebraica è presente
a Roma dal 139 a.C., all’evidenziare che la maggioranza degli avventori
nei 7-8 ristoranti kasher al Ghetto di Roma sono turisti, non ebrei, è
forte quindi l’appeal per i visitatori della Capitale. Ci sono inoltre
tanti prodotti “naturalmente kasher” negli scaffali dei supermercati,
come l’olio d’oliva extravergine, i sott’olio, o le
insalate pronte, se prive di aceto. Globalmente - ha detto Di Castro -
il mercato Kasher vale 361 miliardi di euro. E sono 200 le aziende italiane
del settore agroalimentare che vendono negli Usa per 246 milioni di euro.
Soprattutto con la crisi in corso, le aziende devono non perdere il grande
business che è l’export Kasher negli Stati Uniti”.
(www.winenews.it)
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