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FATTI E
PERSONE
Il destino comune di Italia e Francia
Anche oltralpe il presente ed il futuro del vino sono legati
al calo dei consumi interni, ad una vendemmia mai così scarsa da
decenni, e alle performance positive sui mercati esteri, Usa e Cina su
tutti
Il dualismo tra Italia e Francia si rinnova
nel vigneto anno dopo anno, tra l’infinita lotta a chi produce più
vino, a chi ha i migliori territori e a chi riceve più riconoscimenti.
Eppure, la Francia del vino sta vivendo le stesse dinamiche del Belpaese:
calo inarrestabile dei consumi interni, una delle vendemmie, la 2012,
più scarse della storia, ed una crescita delle vendite legata sempre
di più alle esportazioni.
Per avere un’idea di ciò che è stato il 2012 del vino
d’Oltralpe, guardando i dati del magazine specializzato “Vitisphere.com”,
è bene cominciare dalla fine, da una vendemmia che, dopo il solito
balletto di cifre, darà 40,7 milioni di ettolitri di vino, il 12%
in meno della media dei 5 anni precedenti. Un tracollo che colpisce soprattutto
i vini sfusi (-22,1%), i vini e denominazione d’origine (-13%) e
gli Igp (-12%) e, a livello di terroir, non risparmia nessuno: la Champagne
paga più di tutti, con una diminuzione del 37% sul 2011, mentre
la Valle della Loira perde il 28%, e Borgogna e Beaujolais il 26%. Ma,
proprio come in Italia, se la produzione paga lo scotto di un’estate
poco generosa, i dati dell’export dipingono un quadro molto più
rasserenante: nei primi 8 mesi del 2012, infatti, le esportazioni dei
vini francesi hanno ripreso a volare, facendo segnare, sulla media dei
5 anni precedenti, un +8% nei volumi ed un +24% in valore, pari a 9,47
milioni di ettolitri e 4,81 miliardi di euro, sugli stessi livelli, da
record, del 2001 e del 2003. A “tirare la volata”, soprattutto
i vini a denominazione d’origine (+8% in volume e +19% in valore),
mentre lo Champagne, pur crescendo in valore (+6%), arretra nelle quantità
(-2%) e, se il mercato europeo sembra ormai saturo, è nei Paesi
extra Ue che i vini d’Oltralpe fanno segnare i progressi migliori,
specie in termini quantitativi: +20% negli Usa, +30% in Cina, Giappone
e nella vicina Svizzera. La tendenza che, invece, desta maggiore preoccupazione,
è quella che vede in calo il numero dei consumatori interni: nel
2012, la percentuale di famiglie che acquistano abitualmente vino è
sceso all’86,4%, in calo sui 5 anni precedenti, ma con un risvolto
positivo, perché la spesa media per singolo acquisto è in
crescita, così come il numero di bottiglie comprate. (www.winenews.it)
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