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FATTI E
PERSONE
Istat: nel II trimestre i consumi alimentari
segnano -4,5% in quantità. Colpa del crollo dei redditi e del potere
d’acquisto delle famiglie
La Cia commenta i dati diffusi dall’Istat: riduzioni così
non si vedevano da più di dieci anni. La situazione è ormai
al limite, due famiglie su tre riescono ad arrivare a fine mese solo con
tagli radicali alla spesa, compresa quella per cibo e bevande.
I conti degli italiani segnano profondo rosso. Anche nel secondo trimestre
dell’anno il potere d’acquisto delle famiglie continua a diminuire,
toccando i minimi dal 2000, e nello stesso tempo crolla ai livelli del
1999 la propensione al risparmio. E’ la conseguenza di una crisi
che continua a mordere e che si abbatte come un macigno sui consumi, prima
di tutto quelli alimentari. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana
agricoltori, commentando il rapporto diffuso oggi dall’Istat.
Tra aprile e giugno, infatti, la voce “cibo e bevande” ha
registrato un calo drastico tendenziale del 4,5 per cento in quantità
e dell’1,1 per cento in valore. Questo vuol dire che la situazione
è giunta al limite -osserva la Cia-. Gli italiani sono sottoposti
al fuoco incrociato degli aumenti del carico fiscale e delle tariffe energetiche,
mentre cala il reddito disponibile. Una congiuntura che oggi due famiglie
su tre possono affrontare solo con tagli radicali alla spesa, compresa
quella per la tavola.
Ma anche chi non riduce di netto le quantità acquistate al supermercato,
mette comunque in atto comportamenti di spesa improntati al massimo risparmio
-ricorda la Cia-. Infatti il 53 per cento delle famiglie gira più
negozi alla ricerca di sconti, promozioni e offerte speciali; il 42 per
cento privilegia le grandi confezioni o formati convenienza; il 32 per
cento abbandona le grandi marche per prodotti più economici “senza
firma” e il 24 per cento ricomincia a fare cucina di recupero con
gli avanzi della cucina, per evitare del tutto gli sprechi. (www.cia.it)
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