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FATTI E
PERSONE
Ismea, scende fiducia presso industria alimentare
In peggioramento la fiducia degli operatori dell'industria alimentare
italiana nel quarto trimestre del 2011. L'indice, con un valore negativo
pari a -7,4 (il campo di variazione dell'indice è compreso tra
-100 e +100), perde dieci punti sul valore del trimestre precedente e
tredici punti rispetto al dato del quarto trimestre del 2010. Questo
il risultato che emerge dall'indagine congiunturale trimestrale condotta
da Ismea nel mese di dicembre presso il panel dell'industria alimentare.
La flessione degli ordini - determinata dalla contrazione delle commesse
nazionali e dell'area euro a fronte della buona tenuta di quelle esterne
sospinte dal cambio euro/dollaro favorevole alle nostre esportazioni -
e soprattutto il peggioramento delle attese di produzione sono i fattori
che hanno determinato tale cedimento della fiducia dell'industria alimentare
italiana in questo ultimo trimestre dell'anno. Sul fronte della produzione
industriale, i dati ufficiali evidenziano una flessione del settore manifatturiero
e del comparto alimentare: invero, nel trimestre ottobre-dicembre 2011
la produzione manifatturiera nazionale è risultata in calo congiunturale
di 1,7 punti percentuali sul livello medio produttivo del terzo trimestre
dell'anno e contestualmente quella del settore alimentare in calo di un
punto percentuale.
Nel dettaglio dei settori dell'alimentare, in base al valore assunto dall'indice
nel quarto trimestre dell'anno, il clima di fiducia ha registrato una
congiuntura favorevole (indice positivo e variazione congiunturale positiva)
solo presso l'industria del riso, di prima lavorazione delle carni rosse
e molitoria. Il trimestre, di fatto, a seguito dell'inasprimento dello
scenario economico nazionale e del peggioramento delle prospettive di
crescita, si è rivelato diffusamente difficile è ha determinato
una flessione della fiducia presso la stragrande maggioranza dei settori
alimentari osservati.
In ambito territoriale, le maggiori flessioni hanno interessato le regioni
del Nord, mentre il Centro del Paese ha registrato una tenuta migliore.
In riferimento all'intero anno, dai dati medi del 2011 si evince che l'anno
appena conclusosi non è stato appieno soddisfacente per l'industria
alimentare italiana: l'indice di clima, con un valore si positivo
ma prossimo allo zero (+0,2) registra un peggioramento di quasi cinque
punti rispetto al 2010. A livello settoriale solo le imprese del
riso, dei gelati, di prima lavorazione delle carni bianche e dell'olio
d'oliva hanno messo a segno un miglioramento della fiducia rispetto allo
scorso anno, in ragione del buon andamento degli ordini registrato nel
corso dei mesi centrali dell'anno. I settori del vino, della pasta
e degli elaborati a base di carne invece pur contraddistinguendosi per
un livello della fiducia mediamente più elevato, hanno riportato
una flessione rispetto al 2010. Lo scenario poi, in termini di fiducia,
si è rivelato particolarmente critico tra gli operatori del settore
dolciario e dei prodotti da forno. La diffusa perdita di fiducia riscontrata
nel corso del 2011 trova spiegazione nel difficile scenario economico
nazionale, nel quale accanto ai problemi di risanamento pubblico hanno
trovato ampio spazio le problematiche connesse al mercato del lavoro,
l'indebolimento della domanda nazionale e anche di quella estera soprattutto
dell'Area Euro. Anche i dati Istat relativi alla produzione confermano
per il 2011 una maggiore sofferenza del settore alimentare rispetto all'intero
manifatturiero considerato nel suo complesso (-1,1% la flessione su base
annua registrata dell'indice della produzione cumulata dell'industria
alimentare relativo al 2011 - calcolato a partire dai dati corretti per
gli effetti di calendario - a fronte del corrispondente +0,1% messo a
segno dal manifatturiero).
Infine, i dati rilevati nell'ambito dell'approfondimento trimestrale sull'andamento
della commercializzazione nel corso del 2011, hanno messo in evidenza
uno scenario complessivo sì positivo ma in peggioramento rispetto
al 2010, nell'ambito del quale per i settori export-oriented è
risultato maggiormente premiante il mercato estero dei Paesi terzi, sul
quale ha inciso positivamente l'andamento del cambio Euro/Dollaro che
si è rivelato vantaggioso per le esportazioni nazionali. (www.ismea.it)
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